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  • Mercoledì 4 novembre 2020

Chi era l’attentatore di Vienna

Si chiamava Kujtim Fejzulai, aveva 20 anni e doppia nazionalità, austriaca e macedone: era già stato in prigione per terrorismo

(AP Photo/Matthias Schrader)
(AP Photo/Matthias Schrader)

L’uomo che lunedì sera ha ucciso quattro persone a Vienna, sparando in diversi punti del centro città prima di essere a sua volta ucciso dalla polizia, si chiamava Kujtim Fejzulai, aveva 20 anni ed era simpatizzante dello Stato Islamico (o ISIS). Fejzulai aveva doppia nazionalità, austriaca e macedone, ed era già stato arrestato per terrorismo. Nonostante i precedenti, però, negli ultimi due anni Fejzulai era riuscito ad andare in Slovacchia per recuperare munizioni per il suo fucile d’assalto e a pianificare l’attentato di lunedì, così esteso che inizialmente la polizia aveva pensato che fosse compiuto da più attentatori.

Fejzulai era nato nella città austriaca di Mödling da una famiglia di etnia albanese della Macedonia del Nord. Aveva giocato a calcio a livelli competitivi fino a 16 anni, poi si era radicalizzato frequentando una moschea di Vienna, ha detto un funzionario di sicurezza al Wall Street Journal. La moschea è stata perquisita martedì dalla polizia, poco dopo è stata chiusa.

Dalle notizie diffuse finora, si sa che Fejzulai era stato condannato a 22 mesi di carcere nell’aprile 2019, quando aveva 18 anni. Era stato fermato in Turchia mentre cercava di raggiungere la Siria per unirsi all’ISIS, ed era stato rimandato a Vienna. Era stato rilasciato a dicembre dell’anno successivo, dopo avere trascorso un solo anno in prigione. Nikolas Rast, suo ex avvocato, ha detto al New York Times che la liberazione anticipata era stata giustificata dalla buona condotta. Fejzulai, ha aggiunto Rast, sembrava mostrare rimorso per quanto aveva fatto, e non c’era alcun segnale che altri membri della sua famiglia appoggiassero le sue idee estremiste: era stata sua madre a chiamare le autorità per avvisarle che il figlio era sparito, nell’aprile 2019. «Allora non avevo l’impressione che fosse pericoloso», ha detto Rast.

Dopo essere uscito di prigione, Fejzulai era stato sottoposto a un “programma di deradicalizzazione”, per facilitare il suo reinserimento nella società. Nell’ambito del programma, le autorità avevano messo a disposizione di Fejzulai un appartamento a Vienna.

Le prove trovate dalla polizia dopo l’attentato, ha detto il ministro dell’Interno austriaco, Karl Nehammer, sembrano mostrare come Fejzulai svolgesse di fatto una specie di “doppia vita”: da una parte presentandosi pubblicamente come ben integrato nella società, dall’altra alimentando in privato le sue idee radicali. Tra la scarcerazione e l’attentato, Fejzulai era andato fino in Slovacchia: cercava munizioni per un AK-47, un fucile d’assalto, ma non era riuscito a comprarle perché non aveva il porto d’armi. Fejzulai aveva pubblicato anche un video di sé sui social media che lo mostrava con un machete, una pistola e un fucile, mentre esprimeva la sua chiara simpatia per l’ISIS.

Fejzulai sembra avere compiuto l’attentato da solo, ma la polizia sta cercando eventuali complici e martedì ha arrestato almeno 14 persone accusate di essere in qualche modo collegate a lui. Altre due persone sono state arrestate in Svizzera, ma per il momento non sono stati diffusi dettagli al riguardo.