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  • Lunedì 2 novembre 2020

Occhio alla Pennsylvania

È lo stato più discusso a poche ore dalle elezioni americane: un'eventuale vittoria di Trump dovrebbe passare quasi per forza da lì

(Drew Angerer/Getty Images)
(Drew Angerer/Getty Images)

A poche ore dal giorno delle elezioni presidenziali statunitensi, sempre più indizi e pareri autorevoli segnalano che lo stato della Pennsylvania potrebbe finire per essere quello decisivo per la vittoria. La Pennsylvania sembra cruciale per il presidente uscente Donald Trump, che senza i 20 grandi elettori dello stato avrebbe ben poche possibilità di essere eletto, per come stanno attualmente i sondaggi. E di conseguenza sarebbe importante anche per lo sfidante Democratico Joe Biden, considerato oggi il favorito, che al contrario ha diverse strade per arrivare alla presidenza anche senza la Pennsylvania, ma che vincendo lì avrebbe più di un piede nella Casa Bianca.

Tutti i sondaggi danno Biden in vantaggio di diversi punti in Pennsylvania: ma in molte rilevazioni una vittoria di Trump sarebbe comunque entro il margine di errore, e il distacco è più ridotto che in altri stati importanti ancora in bilico ma in cui Biden è più sicuro di vincere, come il Michigan e il Wisconsin. A partire da metà ottobre, poi, lo scarto tra i due candidati nelle medie dei sondaggi si è progressivamente ridotto, e le ultimissime rilevazioni confermano questa tendenza. Negli ultimi giorni, membri dello staff sia di Trump sia di Biden si sono affrettati a dichiarare che per il proprio candidato la Pennsylvania non è un “must win state”, uno stato da vincere per forza per diventare presidenti. Ma «se Trump farà una rimonta il 3 novembre, passerà probabilmente per la Pennsylvania» ha riassunto Politico.

La Pennsylvania è uno stato di quasi 13 milioni di abitanti, che confina con posti storicamente Democratici come lo stato di New York e il New Jersey, con altri tradizionalmente in bilico come l’Ohio, e altri che da vent’anni sono saldamente Repubblicani, come il West Virginia. Comprende due agglomerati urbani molto grandi – Philadelphia e Pittsburgh – che sono separati da un’estesa zona rurale. Ha una popolazione nera vicina all’11 per cento (un po’ meno della media nazionale), mentre gli ispanici sono poco meno dell’8 per cento.

È uno stato in cui dal 1992 a oggi ha vinto soltanto una volta un candidato presidente Repubblicano: Donald Trump nel 2016, che superò di pochissimo Hillary Clinton, meno di 45mila voti in più, pari allo 0,7 per cento del totale. Insieme al Michigan e al Wisconsin, fu uno degli stati della cosiddetta “Rust Belt”, l’area a forte vocazione industriale intorno ai grandi laghi del Nord, che nel 2016 passarono dai Democratici ai Repubblicani contro le previsioni dei sondaggi dando i voti decisivi a Trump. Oggi il vantaggio nei sondaggi di Biden è più solido di quello che aveva allora Clinton, e i sondaggi peraltro sono stati migliorati per correggere proprio gli errori del 2016.

Con i suoi 20 grandi elettori in palio, la Pennsylvania è uno stato fondamentale per il raggiungimento dei 270 seggi del collegio elettorale che portano alla presidenza. E tra gli stati in cui Trump è non troppo indietro a Biden nei sondaggi, è il più importante insieme alla Florida, che di grandi elettori ne assegna 29 e in cui il distacco è ancora più basso. La campagna elettorale di Trump si è concentrata tantissimo sulla Florida, uno stato in cui per molti motivi ha buone possibilità di vincere nonostante il lieve svantaggio. Il discorso sulla Pennsylvania è diverso: Trump in Florida deve certamente vincere perché, se ha perso lì, sarà andato probabilmente male un po’ ovunque. Ma deve vincere in Pennsylvania perché non gli basta vincere dove ha buone possibilità: deve ribaltare i pronostici.

Il modello predittivo del sito FieThirtyEight applicato alla Pennsylvania dice che Biden ha l’86% di possibilità di vincere. (FiveThirtyEight)

I segnali che uno scenario simile sia possibile sono diversi. I sondaggi infatti dicono che Biden è preferito dalla maggioranza assoluta degli elettori, ma la percentuale scende di diversi punti quando la domanda è un po’ diversa, e cioè se l’intervistato abbia un’opinione positiva sul suo conto. Questo scarto, ha spiegato il New York Times, potrebbe essere preoccupante per Biden perché riflette una dinamica già vista nel 2016: Trump era molto sgradito a una grossa percentuale di elettori, ma Clinton non piaceva comunque alla maggioranza degli elettori.

Un altro segnale che ha preoccupato un po’ i Democratici è che in Pennsylvania c’è stata una partecipazione al voto per posta significativamente inferiore rispetto agli altri stati della Rust Belt. Ma ci sono anche segnali opposti: a Philadelphia oltre il 90 per cento degli aventi diritto si è registrata per votare, il dato più alto degli ultimi 35 anni: un’alta affluenza, e specialmente in un’area urbana, favorirebbe molto probabilmente Biden.

In Pennsylvania, comunque, c’è una importante percentuale di voti che sono ancora lì e che i candidati hanno cercato di conquistarsi concentrando gli ultimi giorni delle proprie campagne elettorali in Pennsylvania. Trump ha insistito molto sulla questione del fracking, la tecnica di estrazione di gas naturale che prevede la frantumazione idraulica delle rocce, e che da tempo i movimenti ambientalisti chiedono di fermare per le sue conseguenze sul pianeta. In Pennsylvania il fracking è un’industria importante, che dà lavoro a un numero di persone compreso tra le 20 e le 50mila, a seconda delle stime (Trump dice che sono quasi un milione, mentendo).

La strategia di Trump è stata cercare di convincere gli elettori della Pennsylvania sostenendo che Biden voglia vietare il fracking, anche se non è così: la proposta di Biden è vietare i nuovi permessi sui terreni federali, che non sono quelli su cui si basa l’industria in Pennsylvania. Non sembra che l’operazione di Trump sul fracking stia funzionando molto, nonostante i suoi tentativi di aumentare l’affluenza nel Sud Ovest del paese, dove si concentra l’industria. Per questo si sta concentrando anche sul Nord Est, dove c’è una popolazione molto bianca e della classe media, che era già stata determinante nel 2016.

Da parte loro, secondo Politico, i Democratici sono convinti che andranno meglio di Clinton nel Nord Ovest, la zona della città di Scranton, che è quella in cui nacque e crebbe Biden, la cui storia politica è però molto più legata al Delaware, dove iniziò a lavorare e di cui fu senatore dal 1973 al 2009. I Democratici sperano poi che Biden, che ha avuto il quartier generale della propria campagna elettorale a Philadelphia fino a prima della pandemia da coronavirus, possa avere molto più successo di Clinton nei voti delle zone più periferiche della città.

Un comizio di Donald Trump a Butler, Pennsylvania, il 31 ottobre. (AP Photo/Keith Srakocic)

Negli ultimi giorni si sono accumulati anche alcuni segnali più aneddotici, legati per esempio alla grande partecipazione ad alcuni eventi elettorali di Trump e alla presenza di nutriti gruppi di elettori Repubblicani molto motivati nelle zone rurali. Alcuni attivisti afroamericani hanno poi detto a Politico di non percepire un grande entusiasmo per Biden nella comunità nera.

Un’ultima incognita sulla Pennsylvania è che è uno stato in cui, molto probabilmente, il risultato arriverà in ritardo. I voti per posta, che dovrebbero arrivare a circa la metà del totale, cominceranno a essere scrutinati soltanto la mattina delle elezioni. In certi distretti ci vorranno giorni, e di certo (o meglio di promesso) c’è solo che la stragrande maggioranza dei voti sarà contata entro venerdì.

A meno di una vittoria molto netta di Biden – che comunque è possibile – il vincitore in Pennsylvania potrebbe essere annunciato con giorni di ritardo. Le modalità di scrutinio – con la precedenza ai voti espressi fisicamente ai seggi – dovrebbero probabilmente sovrastimare inizialmente il risultato di Trump: per questo c’è anche chi è preoccupato che, se la Pennsylvania dovesse essere determinante e se il vantaggio di Trump dovesse assottigliarsi con il procedere dello scrutinio, il presidente uscente potrebbe contestare il risultato e la legittimità del voto per posta, e in particolare dei voti inviati nel giorno delle elezioni e arrivati entro venerdì, che per legge sono comunque validi.