Cosa vuole fare il governo sul coronavirus

Sta per arrivare un nuovo decreto della presidenza del Consiglio con possibili nuove limitazioni: vediamo di cosa si parla

Giuseppe Conte, Bruxelles, Belgio, 1 ottobre 2020 (EPA/FRANCISCO SECO / POOL)
Giuseppe Conte, Bruxelles, Belgio, 1 ottobre 2020 (EPA/FRANCISCO SECO / POOL)

Da inizio luglio, in Italia, cresce in modo costante il numero dei casi di contagio da coronavirus. Tra stasera e domani il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe firmare un decreto (DPCM) con le nuove limitazioni per contrastare la diffusione del virus, che dovrebbero riguardare l’utilizzo obbligatorio delle mascherine all’aperto e il rispetto delle regole su distanziamento e assembramenti. Limitazioni simili sono già state approvate in modo autonomo, nelle ultime settimane, da alcune regioni.

L’andamento
Da inizio luglio, in Italia, è in aumento costante il numero dei casi di contagio da coronavirus, crescita che è comunque rimasta finora più contenuta rispetto ad altri grandi paesi europei, come Francia, Spagna e Regno Unito. Anche i decessi di persone che avevano contratto il coronavirus hanno continuato a crescere e sono ormai stabilmente tre volte superiori a quelli registrati ad agosto, quando si erano raggiunti i numeri minimi dall’inizio della pandemia.

Oggi la percentuale dei casi positivi ogni 100 tamponi fatti – dato che dà un’idea su quanto estese siano le operazioni di test e quanto sia sotto controllo la reale dimensione del contagio sul territorio – è poco al di sopra del 2 per cento: nelle fasi più acute dell’epidemia in cui non si riuscivano a testare nemmeno tutti i sintomatici e il contagio in certe aree era molto esteso, si era superato il 25 per cento. L’attuale valore è rassicurante, anche se è stabilmente in crescita e soprattutto non è omogeneo in tutta Italia. Ci sono regioni, come la Campania, dove la percentuale di casi positivi su 100 tamponi fatti arriva infatti a essere doppia.

Lunedì in Italia sono stati registrati 2.257 nuovi casi di contagio da coronavirus e 16 decessi. Le persone attualmente ricoverate sono 3.810 (220 in più rispetto al giorno prima), di cui 323 nei reparti di terapia intensiva. Sono stati inoltre analizzati 60.241 tamponi – molti meno rispetto agli ultimi giorni – e testate 36.551 persone: è risultato positivo un tampone ogni 27.

La regione che sta registrando l’andamento più preoccupante è senz’altro la Campania. Seguono Lombardia, Lazio, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Sicilia e Liguria.

Il nuovo DPCM
Tra stasera e domani il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe firmare il decreto (DPCM) con le nuove limitazioni per contrastare la diffusione del coronavirus, il cui contenuto è stato anticipato in parte oggi alle Camere dal ministro della Salute Roberto Speranza. Nel suo discorso Speranza ha detto che «l’Italia sta meglio in questo momento», rispetto a molti altri paesi europei, e che insieme alla Germania è il paese che sta reggendo meglio la seconda ondata, specificando però che «non dobbiamo farci nessuna illusione» che la pandemia sia finita. Speranza ha detto che il governo dovrebbe inserire nel DPCM l’estensione dell’obbligo delle mascherine anche all’aperto, e che disporrà la proroga dello stato di emergenza fino a 31 gennaio 2021.

– Leggi anche: Perché in Italia finora è andata meglio?

Lo stato di emergenza dà un grosso potere al governo, e il modo in cui viene sfruttato è da tempo oggetto di discussione e critica; dall’altra parte, permette di agire con grande tempestività, adattandosi all’evolversi dell’epidemia come avvenuto nei mesi di marzo, aprile e maggio, e come potrebbe accadere ora. L’obbligo dell’uso delle mascherine all’aperto su tutto il territorio finora era tornato in vigore solo in alcune regioni.

In base a quello che scrivono i giornali nel DPCM potrebbero essere introdotti i tamponi obbligatori per chi arriva in Italia oltre che da Malta, Croazia, Spagna, Grecia, anche da Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio e forse dalla Francia. Repubblica scrive che il governo chiederà poi alle regioni di rispettare le decisioni prese a livello nazionale e comunque, in caso, di intervenire solo in senso restrittivo. Il Corriere parla anche dell’introduzione di multe per chi non rispetterà le decisioni.

Il presidente del Consiglio, contrariamente a quanto circolato nelle ore precedenti, ha negato di voler introdurre la chiusura anticipata di locali e ristoranti e in televisione, ieri, ha detto di non vedere «all’orizzonte un nuovo lockdown».

Repubblica cita infine il piano redatto dal comitato tecnico-scientifico (CTS) della Protezione Civile che sarà presentato alle Regioni per affrontare l’evoluzione della pandemia. Il piano prevede quattro ipotesi basate su altrettanti livelli di rischio: basso, medio, alto da meno di 3 settimane e alto più di 3 settimane. Il primo scenario si ha quando c’è una bassa circolazione e un Rt, cioè un indice di trasmissione nazionale calcolato sui casi sintomatici, costantemente sotto all’1. In questa situazione, di fatto quella attuale, si procede con il tracciamento dei casi e con le precauzioni di protezione standard.

Al secondo scenario si passa se la circolazione del virus aumenta, ma se il sistema sanitario è comunque in grado di gestire la situazione: le regioni potranno prendere misure per quanto riguarda le scuole o la creazione di zone rosse. Il terzo scenario c’è quando l’Rt sale, quando i casi aumentano e ci sono dei rischi di sostenibilità da parte del sistema sanitario: in questo caso potrebbero essere decise anche chiusure di attività come discoteche, bar e palestre. Il quarto scenario, infine, scatta quando l’Rt resta stabilmente sopra all’1,5 per almeno tre settimane e quando c’è una «criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo». In questo caso si dovranno creare delle zone rosse più estese, chiudere scuole e università.

Le regioni, per ora
Ieri, il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha firmato un’ordinanza valida fino al 20 ottobre con restrizioni sugli orari di apertura dei locali pubblici per cercare di contenere la diffusione del coronavirus. Bar, gelaterie e pasticcerie dovranno chiudere alle 23 dalla domenica al giovedì e a mezzanotte venerdì e sabato, mentre i ristoranti e attività considerate «similari» (come pub e vinerie) saranno obbligati a limitare l’ultimo ingresso dei clienti alle 23 per tutta la settimana. Le consegne a domicilio saranno invece consentite senza limiti di orario.

L’ordinanza inoltre conferma fino al 20 ottobre l’obbligo della mascherina anche all’aperto e indipendentemente dalla distanza interpersonale, tranne nei casi previsti da specifici protocolli di settore come per le attività di ristorazione, bar e sport all’aperto. La Campania, negli ultimi giorni, è risultata la regione italiana con il maggior numero di contagi giornalieri.

Nelle ultime settimane, l’uso obbligatorio della mascherina all’aperto era stato deciso anche in Basilicata, Calabria, Sicilia, Lazio. Il 23 settembre, invece, il presidente della Liguria Giovanni Toti, d’accordo con il sindaco di Genova Marco Bucci, aveva firmato un’ordinanza che rendeva obbligatorio da subito indossare la mascherina nel centro storico e nel porto antico della città.