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  • Lunedì 5 ottobre 2020

Non si sa come stia Donald Trump

Ieri si è fatto vedere fuori dall'ospedale in cui è ricoverato, e la Casa Bianca dice che presto potrebbe essere dimesso: ma nessuno si fida granché

(AP Photo/Anthony Peltier)
(AP Photo/Anthony Peltier)

Ieri, domenica 4 ottobre, il presidente statunitense Donald Trump ha diffuso un breve video su Twitter ed è uscito brevemente dall’ospedale militare in cui è ricoverato da venerdì dopo avere sviluppato sintomi della COVID-19, la malattia provocata dal coronavirus. Nel video e nelle foto della sua uscita Trump sembra in buone condizioni, e il suo medico e i suoi collaboratori più stretti insistono sul fatto che stia migliorando e che potrebbe essere dimesso nelle prossime ore. Diversi altri medici ed analisti però dubitano del quadro descritto dalla Casa Bianca, che negli ultimi due giorni ha spesso fornito informazioni false e contraddittorie sulle reali condizioni di Trump.

Trump ha postato il video domenica pomeriggio, spiegando di sentirsi meglio e di avere imparato molto sul coronavirus durante gli ultimi giorni. Poco più tardi ha salutato i suoi sostenitori che da alcuni giorni si trovano fuori dall’ospedale militare in cui è ricoverato, il Walter Reed di Bethesda, in Maryland, uscendo con un’automobile presidenziale e salutando dal finestrino. «Ma la cosiddetta visita a sorpresa di Trump, pensata per le telecamere e per sollevare il morale dei suoi sostenitori, potrebbe avere mascherato le sue reali condizioni», scrive il New York Times.

Come emerso nel corso del weekend, infatti, le condizioni di Trump sono state molto più serie di quanto la Casa Bianca aveva lasciato intendere.

Tra venerdì e sabato la Casa Bianca si era limitata a dare ai giornali pochissime informazioni sui sintomi sviluppati dal presidente prima del ricovero, specificando che Trump era stato portato al Walter Reed solamente in via precauzionale dato che i suoi sintomi erano «leggeri». La confusione è aumentata sabato, con la conferenza stampa tenuta da diversi medici fuori dall’ospedale militare Walter Reed, dove è ricoverato Trump. I medici hanno descritto una situazione positiva e poco preoccupante, sostenendo che Trump stesse bene e fosse senza febbre da 24 ore, ma rifiutandosi di rispondere a diverse domande dei giornalisti: per esempio se a Trump fosse mai stato somministrato ossigeno supplementare.

Nelle ore successive si è scoperto che Trump era stato ricoverato in seguito a un allarmante problema di ossigenazione del sangue avvenuto venerdì mattina – che aveva reso necessaria la somministrazione di ossigeno supplementare – e che sta ricevendo cure che suggeriscono uno stadio piuttosto avanzato della malattia: «Trump è stato curato con una serie di medicinali e trattamenti sperimentali che includono lo steroide desametasone, l’antivirale Remdesivir e un cocktail di anticorpi che non è stato ancora approvato per questo utilizzo dall’agenzia federale per il controllo sui medicinali», scrive il Washington Post. Il desametasone, in particolare, è un trattamento che di solito viene riservato ai pazienti che sviluppano forme gravi di COVID-19.

Poche ore fa Sean Conley, il medico personale di Trump, ha ammesso di avere diffuso informazioni parziali sulle condizioni di Trump nei suoi primi bollettini: «stavo cercando di riflettere il clima ottimista che si era sviluppato intorno al presidente e al suo staff», ha detto ai giornalisti. «È una pratica comune nella medicina, cercare di sollevare l’umore della persona sottoposta a una cura», ha aggiunto la responsabile alla Comunicazione della Casa Bianca, Alyssa Farah, confermando i sospetti dei giornalisti sul fatto che le conferenze stampa tenute da Conley fossero osservate da Trump e dal suo staff (tanto che sabato pomeriggio un quadro più realistico della situazione è stato fornito off the record, informalmente, dal capo di gabinetto di Trump).

I giornali americani riferiscono che in questi giorni Trump si stia annoiando molto, che stia guardando ancora più talk show politici del solito – anche in condizioni normali li guarda per diverse ore al giorno – e che sia molto frustrato per la copertura della sua malattia. «Trump non era l’unico ad essere arrabbiato durante il weekend: lo sono state anche molte persone che lavorano per lui alla Casa Bianca, deluse dalle poche informazioni che hanno ricevuto sulla sicurezza del loro posto di lavoro», scrive il New York Times.

La positività della collaboratrice di Trump Hope Hicks – una delle prime individuate alla Casa Bianca – è stata tenuta nascosta praticamente a tutti, e nemmeno nei giorni successivi la Casa Bianca ha imposto particolari precauzioni al suo staff, tanto che sono risultati positivi molti fra i collaboratori più stretti di Trump. Al momento sembra che siano attivi particolari sforzi di contact tracing, per evitare una ulteriore diffusione del contagio. «Credo che abbiano l’obbligo morale di capire come il virus sia stato introdotto nel loro ambiente», ha detto a CBS News l’ex capo dell’agenzia federale per il controllo dei medicinali nominato da Trump, Scott Gottlieb: «non mi pare che stiano facendo granché».

Non è chiaro cosa potrebbe succedere nelle prossime ore. Il Washington Post ha parlato con diversi medici secondo cui dimettere Trump a breve sarebbe molto rischioso: sia perché potrebbe infettare decine di altre persone – a meno di grosse sorprese, probabilmente è ancora positivo – sia perché è ancora possibile che nei prossimi 7-10 giorni sviluppi degli effetti collaterali: soprattutto all’iniezione di anticorpi, un trattamento sperimentale le cui conseguenze sull’organismo non sono ancora note con esattezza.

Nel frattempo, nelle prime ore di lunedì, Trump ha passato il tempo twittando decine di tweet molto brevi, tutti in maiuscolo.