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  • Domenica 4 ottobre 2020

Kim Jong-un vuole convincerci di essere diventato buono

Ha chiesto scusa per alcuni errori e ha smesso di farsi rappresentare come una semidivinità infallibile: cosa c'è dietro?

Kim Jong-un visita un villaggio colpito da un'inondazione per sorvegliare la ricostruzione, in una foto distribuita dai media di stato nordcoreani (Korea News Service via AP)
Kim Jong-un visita un villaggio colpito da un'inondazione per sorvegliare la ricostruzione, in una foto distribuita dai media di stato nordcoreani (Korea News Service via AP)

Negli ultimi tempi il dittatore nordcoreano Kim Jong-un ha cambiato il suo stile di propaganda. Se suo padre Kim Jong-il e suo nonno Kim Il-sung, il fondatore della dinastia, si facevano rappresentare come semidivinità infallibili e capaci perfino di compiere miracoli, Kim Jong-un si sta mostrando più umano e accessibile. In alcuni casi ha perfino ammesso di aver compiuto degli errori e ha chiesto scusa: è il primo leader nordcoreano a farlo.

Come ha scritto Andrew Jeong sul Wall Street Journal, ci sono molti eventi anche recenti che mostrano il cambiamento di stile. La scorsa settimana, quando i soldati nordcoreani hanno ucciso un funzionario del Dipartimento della pesca sudcoreano che aveva sconfinato per errore, Kim Jong-un ha chiesto pubblicamente scusa per l’accaduto e ha inviato una lettera al presidente sudcoreano Moon Jae-in dicendosi dispiaciuto, senza che fossero state fatte pressioni e soltanto un giorno dopo la richiesta di spiegazioni da parte della Corea del Sud.

Ad agosto, Kim Jong-un ha visitato il villaggio di Kangbuk-ri, che era stato colpito da un’inondazione, per ispezionare i lavori di ricostruzione, e già questa è una novità: suo padre, Kim Jong-il, non aveva mai visitato nessun luogo dove ci fossero stati disastri naturali, almeno a giudicare dai resoconti ufficiali. Durante la visita, inoltre, Kim ha ammesso che il suo piano di crescita economica era stato rallentato da «lacune e problemi» inattesi, e ha promesso un nuovo piano quinquennale per l’inizio dell’anno prossimo: anche questa ammissione è una novità.

Secondo i media ufficiali nordcoreani, Kim ha anche chiesto ai funzionari dello stato di smetterla di «mitizzare» la sua famiglia, perché in questo modo si rischia di «nascondere la verità».

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Fin da quando Kim Il-sung ottenne il potere in Corea del Nord nel 1948, la famiglia Kim è sempre stata oggetto di un culto della personalità sperticato. Di lui la propaganda di stato diceva che durante la Seconda guerra mondiale, nel corso dei combattimenti con i giapponesi, fosse in grado di trasformare le pigne degli alberi in proiettili e granate. Il regime scelse inoltre il monte più alto del paese, il monte Paektu, come luogo ancestrale della dinastia. La propaganda ufficiale sostiene che Kim Jong-il sia nato sul monte, in una notte in cui le stelle brillanti riempivano il cielo. La Corea del Nord sostiene che ci siano 216 gradini che portano alla vetta del monte, e Kim Jong-il è nato il 16 febbraio, il secondo mese e il sedicesimo giorno dell’anno.

Nel corso dei decenni, la propaganda ha presentato la dinastia Kim come infallibile: «Siccome erano dèi, era impossibile che commettessero errori», ha detto Koh Yu-hwan, analista del think tank sudcoreano Korea Institute for National Unification, al Wall Street Journal. Inizialmente anche Kim Jong-un si era adeguato alla vecchia propaganda. Ancora l’anno scorso i media di stato lo avevano fotografato mentre cavalcava un cavallo bianco sul monte Paektu.

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È molto difficile interpretare questo cambiamento di stile di Kim Jong-un. La politica nordcoreana è famosa per essere molto chiusa e le informazioni che arrivano al mondo sono scarse e quasi sempre manipolate dalla propaganda. È già successo più volte che Kim Jong-un non si mostrasse per qualche tempo in pubblico e fosse dato per morto, per poi riapparire poco dopo. Sono anche frequenti le speculazioni sull’ascesa o la caduta di figure importanti del regime o di famigliari, come per esempio la sorella minore del dittatore, Kim Yo-jong: negli scorsi anni era diventata una figura di grande rilievo, aveva rappresentato la Corea del Nord in grandi eventi internazionali come le Olimpiadi invernali del 2018 e gli analisti la davano come sicura erede di Kim Jong-un. Poi Kim Yo-jong lo scorso luglio è sparita dalle menzioni dei media di stato, e gli stessi analisti hanno cominciato a speculare che fosse caduta in disgrazia: è riapparsa nelle citazioni dei media venerdì, dopo un’assenza durata qualche mese.

Tenendo presenti queste difficoltà, il Wall Street Journal ha scritto che il nuovo stile più umile di Kim Jong-un non dev’essere interpretato come un segnale di debolezza ma piuttosto come la prova del fatto che Kim si sente di agire da una posizione di forza. Bisogna anche ricordare che è piuttosto comune nella strategia propagandistica e diplomatica nordcoreana alternare momenti di apertura e pacificazione a momenti di chiusura e violenza.

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A confermare l’ipotesi che Kim Jong-un si senta forte, giovedì il Washington Post ha pubblicato un lungo articolo in cui racconta che la Corea del Nord negli ultimi anni ha rafforzato molto il suo arsenale nucleare, approfittando della distrazione degli Stati Uniti. Nell’articolo si legge che Kim ha continuato ad ammansire il presidente americano Donald Trump con comunicazioni private molto elogiative (in una il dittatore scrive che il prossimo incontro con Trump «ricorderà la scena di un film fantasy»), ma che nel frattempo sta accumulando risorse per costruire 15 nuove bombe, e che ha protetto le sue basi missilistiche trasferendone le parti più importanti in un «labirinto» di tunnel scavati sotto terra.

Kim Jong-un non nasconde che il programma nucleare prosegue, e anzi: nei discorsi pubblici destinati al popolo nordcoreano cita spesso la forza del suo arsenale. Ma da qualche tempo la Corea del Nord ha smesso di fare test missilistici, che prima erano annunciati con grande risalto ed erano visti dagli Stati Uniti come una provocazione e una minaccia. Jeffrey Lewis, studioso del Center for ­Nonproliferation Studies di Monterey, in California, ha detto al Washington Post: «La Corea del Nord non ha smesso di costruire armi nucleari o di sviluppare sistemi missilistici; ha semplicemente smesso di mostrarli. Ha smesso di fare le cose che generavano una copertura mediatica negativa per Trump».