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  • Domenica 28 giugno 2020

Il poliziotto nordcoreano buono e il poliziotto nordcoreano cattivo

Il dittatore Kim Jong-un e la sorella Kim Yo-jong stanno interpretando ciascuno un ruolo preciso, che confonde gli avversari ma che non è nuovo nella storia del paese

Kim Jong-un e Kim Yo-jong a Panmunjom nell'aprile 2018 (Korea Summit Press Pool/Getty Images)
Kim Jong-un e Kim Yo-jong a Panmunjom nell'aprile 2018 (Korea Summit Press Pool/Getty Images)

Nelle ultime settimane i rapporti tra Corea del Nord e Corea del Sud sono stati estremamente altalenanti, a causa di cambi improvvisi di atteggiamenti e umori da parte del regime nordcoreano.

Solo una settimana fa Kim Yo-jong, potente sorella del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, aveva minacciato di far saltare un accordo firmato con la Corea del Sud per ridurre la tensione al confine e aveva definito il presidente sudcoreano «disgustoso» e «pazzo»; il regime aveva inoltre fatto esplodere l’ufficio di collegamento inter-coreano nella città di Kaesong, che serviva a favorire gli incontri faccia a faccia tra i rappresentanti dei due paesi. Poi però Kim Jong-un aveva ridotto improvvisamente la tensione, sospendendo il piano di impiegare più soldati e di riprendere le esercitazioni militari al confine, e smantellando gli altoparlanti installati alla frontiera per diffondere la propaganda nordcoreana al Sud.

Non è la prima volta che la Corea del Nord si muove in maniera così imprevedibile e altalenante in politica estera, ha spiegato il giornalista del New York Times Choe Sang-Hun: per decenni i leader nordcoreani si sono comportati in maniera simile, da una parte alzando la tensione con gli avversari, dall’altra proponendo colloqui e momenti di distensione. Oggi, ha detto Lee Byong-chul, esperto di Corea del Nord all’Istituto per gli studi dell’estremo oriente dell’Università di Kyungnam, sono «il fratello e la sorella a interpretare i ruoli di poliziotto buono e poliziotto cattivo», cioè Kim Jong-un e Kim Yo-jong.

Kim Yo-jong durante l’incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un ad Hanoi, l’1 marzo 2019 (Manan VATSYAYANA / AFP)

La storia nordcoreana è ricca di momenti simili. Alla fine degli anni Quaranta, Kim Il-sung, primo leader della Corea del Nord e nonno di Kim Jong-un, propose una riconciliazione con il governo sudcoreano mentre preparava l’invasione contro il Sud, che diede poi inizio alla guerra in Corea combattuta tra il 1950 e il 1953. Circa quarant’anni dopo Kim Jong-il, suo figlio e successore, discusse la possibilità di co-ospitare le Olimpiadi estive con la Corea del Sud mentre alcuni agenti segreti nordcoreani progettavano di far esplodere un volo della Korean Air Boeing. L’attentato poi ci fu: il volo precipitò vicino al Myanmar uccidendo tutte e 115 le persone a bordo.

In molti casi è proprio il regime nordcoreano a gestire l’aumento e la riduzione della tensione, mostrandosi intenzionato a fare iniziare una guerra un attimo prima di fare un passo indietro, scusandosi o mostrando la propria buona volontà per migliorare i rapporti.

Nel 2015, per esempio, due soldati sudcoreani furono feriti dall’esplosione di mine antiuomo al confine tra i due paesi. La Corea del Sud accusò il Nord, e come ritorsione riprese i messaggi di propaganda con gli altoparlanti installati al confine, trasmettendo ininterrottamente musica k-pop e invettive contro Kim. I nordcoreani spararono agli altoparlanti e il Sud rispose con l’artiglieria. La tensione crebbe e fu aumentato il livello di allarme in entrambi i paesi, fino a che, improvvisamente, il Nord propose di riprendere il dialogo ed espresse il suo dispiacere per i due soldati sudcoreani feriti.

Militari sudcoreani smantellano gli altoparlanti al confine con la Corea del Nord, l’1 maggio 2018 (REUTERS/Kim Hong-Ji/Pool)

Il problema, ha scritto Choe sul New York Times, è che in molti casi le iniziative adottate dalla Corea del Nord per ridurre la tensione sono state così radicali e intense che hanno indotto gli avversari a credere che il cambio di atteggiamento fosse genuino e duraturo. È successo che Corea del Sud e Stati Uniti credessero alla volontà della Corea del Nord di abbandonare il suo programma nucleare, cioè il motivo principale per cui il paese è sottoposto a dure sanzioni da parte dell’ONU, e che poi tutti i negoziati saltassero improvvisamente. Una cosa simile è accaduta nel febbraio 2019, quando l’attesissimo incontro in Vietnam tra Kim Jong-un e Donald Trump si è concluso in maniera brusca senza alcun tipo di accordo.

Nelle ultime settimane ad alzare la tensione, minacciando e insultando gli avversari, e in particolare il presidente sudcoreano Moon Jae-in, è stata soprattutto Kim Yo-jong, potente e influente sorella di Kim Jong-un. Il dittatore, invece, ha mantenuto un ruolo più defilato, garantendosi la possibilità di agire con maggiore flessibilità ed eventualmente proporre una qualche forma di riconciliazione, cosa che poi è avvenuta negli ultimi due giorni.

– Leggi anche: Perché tutti guardano Kim Yo-jong

Anche questa volta, ha scritto Cho, sembra che la strategia del Nord stia funzionando: dopo le ultime aperture di Kim, il Sud ha rapidamente vietato il lancio di nuovi volantini di propaganda oltre il confine e diversi politici liberali hanno chiesto al presidente sudcoreano Moon di convincere gli Stati Uniti a permettere una maggiore cooperazione economica tra le due Coree e l’invio di aiuti umanitari verso il Nord.