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  • Mercoledì 16 settembre 2020

Le indagini intorno alla Lega

Sono stati arrestati tre commercialisti vicini alla Lega, che secondo i magistrati sarebbero stati in grado di raggiungere «i piani altissimi della politica»

L’ingresso del capannone di Cormano oggetto dell’indagine (Google Maps)
L’ingresso del capannone di Cormano oggetto dell’indagine (Google Maps)

L’inchiesta della procura di Milano su una sospetta operazione immobiliare da parte della fondazione Lombardia Film Commission si sta allargando alle relazioni politiche dei tre principali indagati – i commercialisti Arturo Maria Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni – e a un presunto sistema per gestire illecitamente i fondi della Lega attraverso direttori di banca compiacenti.

Scillieri, Di Rubba e Manzoni, che erano sotto indagine da luglio, il 10 settembre sono stati arrestati. Le accuse sono peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Ora si trovano agli arresti domiciliari. Si è parlato molto del loro arresto e dell’inchiesta perché tutti e tre sono considerati vicini alla Lega: sia Di Rubba che Manzoni hanno un passato da revisori contabili del partito, uno alla Camera e l’altro al Senato, mentre Scillieri è proprietario dello studio in cui a fine 2017 è stato registrato e domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier”.

La storia al centro dell’inchiesta riguarda un capannone a Cormano, vicino a Milano. Nel 2016 il commercialista Scillieri affidò due società (la Paloschi srl e l’immobiliare Andromeda) a quelli che si sospetta fossero due prestanome, scelti per figurare come amministratori mentre le società erano di fatto amministrate da lui. Nel febbraio 2017, ha scritto il Fatto Quotidiano, Andromeda acquistò il capannone per 400.000 euro, «con quattro assegni che però non saranno mai incassati». Nel novembre 2017 la Paloschi srl fu «cancellata dal registro delle imprese».

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A dicembre dello stesso anno la Lombardia Film Commission – che da maggio cercava una nuova sede, da pagare con i fondi regionali – comprò il capannone di Cormano per 800.000 euro. In quel periodo il presidente della Lombardia Film Commission era Alberto Di Rubba, e Andrea Manzoni era suo socio in affari. Non è chiaro come mai l’immobile di Cormano, venduto da Andromeda e comprato dalla LFC, raddoppiò il suo valore in pochi mesi. I magistrati sospettano quindi che Di Rubba, Manzoni e Scillieri, con diverse responsabilità, abbiano frodato la fondazione acquistando l’immobile e poi rivendendolo, appropriandosi della differenza.

Nelle motivazione della richiesta degli arresti domiciliari, diffuse da Repubblica, il pm Stefano Civardi e il procuratore aggiunto Eugenio Fusco scrivono che – parallelamente alla vicenda principale dell’acquisto dell’immobile di Cormano – gli indagati avrebbero dimostrato di essere in grado di raggiungere «i piani altissimi della politica», e quindi il rischio di inquinare le prove motiverebbe gli arresti domiciliari.

Secondo i magistrati lo scorso 26 e 27 maggio, a Roma, ci fu un «incontro riservato» con alcuni esponenti politici della Lega, tra cui il segretario Matteo Salvini, di cui parla Manzoni in un’intercettazione. Nell’intercettazione, riportata da Repubblica, Manzoni avrebbe detto: «C’è stata la riunione con… con Salvini, poi non mi sono fermato lì a parlare con Calderoli, però mi ha chiamato (…) perché da martedì a Roma, mi fa per martedì mattina incontriamo, incontriamo tutti i segretari politici». Secondo i magistrati il motivo dell’incontro sarebbe stato la richiesta di Manzoni e Di Rubba di ottenere che i vertici della Lega facessero pressioni affinché «un direttore di filiale compiacente» della banca Ubi di Seriate (in provincia di Bergamo) fosse reintegrato dopo il licenziamento.

L’ex direttore della filiale Ubi di Seriate, che si chiama Marco Ghilardi, era stato licenziato perché non aveva segnalato le operazioni sospette di Di Rubba e Manzoni. Ghilardi non è indagato, ma è stato ascoltato come testimone e secondo i giornali ha ammesso di essere a conoscenza delle operazioni poco chiare di Di Rubba e Manzoni. Ghilardi ha detto ai magistrati che erano «operazioni prive di valide ragioni economiche» e che «col senno di poi devo riconoscere che Di Rubba, pur di realizzare i suoi scopi, mi ha mentito. Mi ha sempre parlato di un’associazione senza scopo di lucro, a fini culturali, del tutto scollegata dal mondo politico. In realtà, su questo conto sono transitati anche bonifici di importo significativo, per la prassi bancaria incoerenti con la natura associativa». Secondo il Corriere della Sera, anche in conseguenza di questo nuovo filone delle indagini, i magistrati starebbero per chiedere per i tre indagati il processo con il rito «immediato», cioè saltando l’udienza preliminare e arrivando subito al dibattimento.

Secondo i magistrati però quello di Ghilardi non sarebbe un caso isolato. Stando a quanto scrive Repubblica potrebbero esserci altri direttori bancari compiacenti in Emilia-Romagna e Veneto, che avrebbero incassato e gestito fondi della Lega per conto di Di Rubba e Manzoni, anche se per ora non si conoscono ulteriori dettagli e non ci sono nuovi indagati.

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Per quanto riguarda il filone principale, secondo l’accusa sarebbe stato Di Rubba a progettare l’affare dell’acquisto della sede della Lombardia Film Commission, quando era presidente dell’ente, dal 2014 al 2018. Lunedì 14 settembre l’ex assessora lombarda alla Cultura all’epoca dell’acquisto dell’immobile di Cormano, la leghista Cristina Cappellini, ascoltata come testimone dai magistrati, ha detto che Di Rubba sarebbe stato scelto in quel ruolo perché «un uomo di stretta fiducia di Salvini». Sempre lunedì un quarto indagato, Luca Sostegni, fermato a luglio mentre cercava di partire per il Brasile e accusato di essere uno dei prestanome nell’affare del capannone di Cormano, interrogato sulla natura dei rapporti di Scillieri con la Lega, ha detto ai magistrati che nel 2014 la Lega pensò di affidare proprio a Scillieri la vendita della storica sede milanese del partito in via Bellerio.

In quegli anni la Lega attraversava grandi difficoltà economiche, in conseguenza degli scandali sui fondi pubblici che portarono alle dimissioni e alla condanna dell’allora segretario Umberto Bossi e dell’allora tesoriere Francesco Belsito. Anche quella storia è un pezzo di questa vicenda: nei prossimi giorni i magistrati di Milano incontreranno i colleghi di Genova che stanno cercando di ritrovare i 49 milioni di euro di finanziamenti pubblici alla Lega “spariti”, e che il partito è stato condannato a risarcire.

Secondo Repubblica i magistrati e la Guardia di Finanza di Genova stanno indagando su un’intercettazione, acquisita nell’inchiesta “Breakfast” dalla Direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, dalla quale emergerebbe il sospetto che la Lega nel 2013 abbia cercato di creare un trust per svuotare i conti correnti del partito in caso in cui fossero state aperte inchieste giudiziarie – come poi successe – e trasferire altrove i 49 milioni di fondi pubblici. Il verbale dell’intercettazione era stato secretato, ma i magistrati che indagano sulla Lombardia Film Commission hanno deciso di acquisirlo agli atti dell’inchiesta sull’operazione di acquisto dell’immobile di Cormano.