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  • Giovedì 10 settembre 2020

Gli incendi hanno oscurato il cielo nella baia di San Francisco

Da San Francisco e a Oakland il cielo è rimasto arancione per buona parte della mattinata del 9 settembre, a causa del fumo provocato dagli incendi

Un'immagine del "Bay Bridge" la mattina del 9 settembre 2020, a San Francisco, in California (Philip Pacheco/Getty Images)
Un'immagine del "Bay Bridge" la mattina del 9 settembre 2020, a San Francisco, in California (Philip Pacheco/Getty Images)

I grandi incendi che stanno colpendo la California hanno generato una coltre spessa di fumo che mercoledì mattina ha coperto la baia di San Francisco, impedendo parzialmente ai raggi del sole di illuminare la regione. La situazione anomala ha fatto sì che le luci delle auto dovessero essere accese così come quelle degli uffici dei grattacieli nonostante fosse giorno. In molte zone della baia, a San Francisco e a Oakland, il cielo è rimasto arancione fino a buona parte della mattinata del 9 settembre.

A causare il fenomeno è stato il fumo generato dai grandi roghi dell’incendio conosciuto come “Bear Fire”, divampato nelle scorse settimane ai piedi della catena montuosa della Sierra Nevada e che ha fatto salire nell’atmosfera grandi nuvole di fumo, che hanno coperto il sole in tutta la California settentrionale. In particolare il fenomeno sarebbe dovuto alla grande massa di fumo salita a un’altitudine di più di 12mila metri, in cui le temperature sono bassissime e l’aria è gelata, come ha spiegato il meteorologo Craig Shoemaker al New York Times: a differenza delle nuvole normali, quelle che hanno coperto la baia di San Francisco sono composte quindi da cenere e ghiaccio.

– Leggi anche: La luce surreale della baia di San Francisco, vista da un drone

Il vento ha poi spinto verso est la coltre di fumo e schiarito la costa, ma Shoemaker ha spiegato che proprio lo stesso vento nei prossimi giorni potrebbe portare su San Francisco il fumo degli incendi che si era allontanato a centinaia di miglia sopra l’Oceano Pacificio nei giorni scorsi. Proprio il vento, insieme alle temperature da record, mercoledì ha alimentato grandi incendi in diverse altre aree degli Stati Uniti. Raffiche fino a 80 chilometri all’ora hanno alimentato decine di incendi dell’Oregon, uno stato in cui incendi così estesi non sono frequenti.

La governatrice dell’Oregon Kate Brown ha detto durante una conferenza stampa che gli incendi, che hanno colpito anche grandi città come Detroit, Blue River, Vida, Phoenix e Talent, potrebbero portare alla «più grande perdita di vite umane e proprietà» nella storia dello stato. Nello stato di Washington un bambino di un anno è morto, e i suoi genitori sono stati gravemente ustionati, mentre cercavano di fuggire da un incendio.

Nella sola California quest’anno i grandi incendi che l’hanno colpita hanno coinvolto più di 800mila ettari (8mila chilometri quadrati), un’area vasta quasi quanto l’Umbria. La stima è stata eseguita dal “Cal Fire”, il dipartimento antincendi boschivi dello stato. Gli incendi sono stati alimentati anche dalle alte temperature: il 6 settembre nella contea di Los Angeles sono stati rilevati 49,4 °C, la più alta mai registrata nella contea.