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  • Lunedì 7 settembre 2020

Sui danni in Libano le assicurazioni fanno i conti

I rimborsi per l'esplosione del 4 agosto potrebbero arrivare a oltre due miliardi di euro, ma tutto dipende dall'indagine in corso sulle cause del disastro

(AP Photo/ Hussein Malla)
(AP Photo/ Hussein Malla)

A poco più di un mese dall’esplosione al porto di Beirut, è ancora difficile stimare un bilancio complessivo dei danni. Secondo le fonti ufficiali l’esplosione ha ucciso più di 200 persone e ne ha ferite più di 6mila, e a causa della sua forza distruttiva oltre 300mila libanesi si sono trovati senza una casa. Tra i diversi problemi che deve affrontare il paese adesso c’è quello dei rimborsi delle assicurazioni per chi aveva una polizza danni sugli immobili. Le indagini dovranno accertare se si sia trattato di un incidente o meno, e da questo dipenderà quanto e come verranno rimborsati i contraenti. In ogni caso, gli esperti stimano che banche e assicurazioni avranno grosse difficoltà a risarcire i cittadini.

Il ministro dell’Economia libanese, Raoul Nehme, ha detto che finora i titolari di polizze assicurative su case e locali commerciali hanno inoltrato 2.500 domande di risarcimento, chiedendo rimborsi per i danni subiti per una cifra che in totale si aggira sui 360 milioni di euro. Per fare un confronto, nel 2018 le compagnie assicurative libanesi avevano rimborsato in totale l’equivalente di circa 76 milioni di euro ai contraenti di polizze vita e danni.

Secondo quanto ha ricostruito l’Economist, il governo libanese si aspetta che complessivamente arriveranno almeno 10mila richieste di rimborso e che il totale dei danni reclamati si aggirerà attorno ai 2,65 miliardi di euro. Una cifra che sfiora il doppio delle entrate annuali di tutte le 52 compagnie di assicurazione del Libano messe insieme, che nel 2018 avevano incassato circa 1,45 miliardi di euro in premi lordi complessivi.

Le autorità locali hanno stimato che l’esplosione abbia causato danni per circa 12,7 miliardi di euro, ma molti degli immobili danneggiati non sarebbero coperti da assicurazione e non è chiaro se e come interverrà il governo. In ogni caso le richieste dei titolari di polizze assicurative non verranno prese in considerazione fino a quando non sarà conclusa l’indagine sull’esplosione dello scorso 4 agosto.

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Il nodo principale della questione è capire come verrà classificata l’esplosione: se dall’inchiesta emergesse che è stata causata da un gesto deliberato – e per il momento non ci sarebbero prove che dimostrino questa tesi – l’evento potrebbe essere considerato un atto terroristico, e la maggior parte delle polizze non coprirebbe questo tipo di eventi.

Se, come invece sembra più probabile, la detonazione delle 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio immagazzinate in modo pericoloso e mai smaltite sarà classificata come un evento fortuito – e quindi un incidente – banche e assicurazioni sarebbero in maggiore difficoltà: le compagnie assicurative potrebbero cercare di rivalersi sui proprietari dei depositi dove il nitrato di ammonio era stato immagazzinato in modo pericoloso, ma in ogni caso dovrebbero rimborsare i cittadini, ha spiegato l’Economist.

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Dal momento che la situazione economica in Libano era già particolarmente critica, questo è un problema in più per banche e assicurazioni, che già negli ultimi tempi hanno avuto più di qualche problema a garantire i rimborsi ai contraenti. Nel 2019 la raccolta dei premi assicurativi da parte delle compagnie assicurative è calata del 4 per cento perché molti cittadini non erano più in grado di pagare i premi delle polizze sottoscritte, e nel 2020 gli incassi delle compagnie assicurative hanno continuato a diminuire. Inoltre, diverse assicurazioni sono controllate da alcune banche del paese che a causa della crisi che era già in corso in Libano sono già insolventi o comunque in enormi difficoltà.

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C’è poi un ulteriore problema per chi deve ricevere un rimborso da parte di una compagnia assicurativa, e cioè che la maggior parte dei rimborsi in caso di danni viene pagata in dollari statunitensi. La lira libanese infatti è molto debole e malgrado la maggior parte dei libanesi riceva il proprio stipendio in valuta locale, fin dall’inizio degli anni Novanta tasse scolastiche, premi assicurativi o prestiti immobiliari hanno avuto un prezzo in dollari. Con l’aggravarsi della crisi economica, lo scorso autunno il governo aveva imposto restrizioni sui prelievi in valuta straniera e la valuta estera scarseggia ancora oggi. Di conseguenza, da qualche tempo le compagnie di assicurazione propongono di rimborsare i contraenti delle polizze con assegni circolari che si possono depositare sul conto corrente e poi cambiare in valuta locale. Il valore degli assegni al momento del cambio, però, si riduce a un terzo, cosa che scoraggia ancora di più chi si attende un rimborso in seguito all’esplosione di Beirut.