Elon Musk scommette molto su questo maiale

La sua società Neuralink ha mostrato un nuovo impianto che si collega al cervello per farlo dialogare con un computer, annunciando piani piuttosto fantascientifici

Elon Musk e Gertrude durante la dimostrazione (Neuralink)
Elon Musk e Gertrude durante la dimostrazione (Neuralink)

Il 30 luglio scorso il famoso imprenditore statunitense Elon Musk aveva promesso che entro la fine di agosto avrebbe svelato un nuovo dispositivo che mostra “l’attivazione in tempo reale dei neuroni” nel cervello progettato da Neuralink, la sua azienda che si occupa di ricerca e sviluppo nel campo dei sistemi per far dialogare direttamente il nostro cervello con i computer. Musk ha mantenuto la promessa alla fine della scorsa settimana, nel corso di una conferenza stampa cui ha partecipato Gertrude, una scrofa apparentemente in salute e piuttosto collaborativa.

La conferenza stampa di Neuralink era attesa, non solo per le anticipazioni fornite da Musk nelle settimane scorse, ma anche perché le attività di ricerca condotte dall’azienda sono ritenute promettenti, e possono contare su finanziamenti solidi. Musk è CEO della compagnia spaziale SpaceX e della società automobilistica Tesla, tra le altre cose, e ritiene che i risultati raggiunti da Neuralink possano un giorno portare benefici alle sue altre numerose attività commerciali.

I ricercatori di Neuralink hanno inserito in un’area superficiale del cervello di Gertrude una serie di minuscoli elettrodi, con un diametro inferiore a quello di un capello umano, e collegati a un dispositivo esterno per registrare i segnali elettrici che passano attraverso i neuroni. Per l’impianto hanno scelto l’area del cervello legata alle attività del grugno, molto sensibile agli odori e che i maiali utilizzano per grufolare nel terreno.

Durante la dimostrazione, Gertrude ha iniziato a muoversi e ad annusare in un piccolo recinto: gli elettrodi hanno rilevato l’attività e il dispositivo collegato l’ha elaborata, fornendo una serie di suoni e indicazioni sui segnali nervosi dell’animale su un computer collegato al rilevatore. Il dispositivo, poco più grande di una moneta, non era nemmeno visibile sull’animale: obiettivo che Neuralink vorrebbe replicare in futuro per gli eventuali impianti su esseri umani. La dimostrazione ha raccolto un buon interesse, anche se si è mostrata meno sorprendente di quanto ci si fosse aspettati basandosi sulle dichiarazioni fornite nelle scorse settimane da Musk.

Neuralink esiste dal 2016, ma le sue attività sono state rese pubbliche solo a partire dalla primavera dell’anno seguente. Nei suoi primi anni di attività, l’azienda ha assunto alcuni neuroscienziati di spicco e ha ottenuto quasi 160 milioni di dollari di investimenti: di questi, 100 milioni sono derivati da versamenti effettuati direttamente da Musk. Attualmente Neuralink conta circa 100 dipendenti, ma secondo Musk in pochi anni potrebbe espandersi, fino a impiegare oltre 10mila persone in vari ambiti, anche diversi da quello della ricerca.

L’obiettivo di Neuralink è sviluppare nuove interfacce neurali, cioè sistemi per mettere in comunicazione diretta il cervello con un dispositivo esterno, come un computer. Non è la prima azienda a sperimentare queste soluzioni, ma i suoi ricercatori sono riusciti a realizzare elettrodi di minuscole dimensioni, che possono essere impiantati con un’operazione poco invasiva e in prospettiva senza la necessità di sottoporre i pazienti a un’anestesia generale. Gli elettrodi di Neuralink sono inoltre flessibili, a differenza di altre soluzioni, e questo riduce sensibilmente il rischio di creare microtraumi e danni nelle aree dove viene effettuato l’impianto.

(Neuralink)

Il cervello è protetto da diverse sostanze che con il tempo corrodono gli elettrodi, rendendoli inutilizzabili. Neuralink dice di avere selezionato materiali e guaine protettive che permettono di estendere la durata dei suoi elettrodi, teoricamente per farli durare diversi decenni. Nel caso di Gertrude, l’impianto al centro della dimostrazione era stato realizzato un paio di mesi fa ed era ancora perfettamente funzionante, senza apparenti problemi per la scrofa definita in salute e reattiva come il primo giorno.

Un anno fa Neuralink aveva annunciato una prima versione del suo dispositivo, più grande dell’attuale e che avrebbe potuto trovare posto dietro l’orecchio delle persone con un impianto neuronale, un po’ come si tiene un apparecchio acustico. La nuova versione è sensibilmente più piccola e secondo i ricercatori potrà essere inserita nello scalpo, risultando meno invasiva e sostanzialmente invisibile agli altri.

(Neuralink)

L’obiettivo di Musk è riuscire a sfruttare le interfacce neurali in modo da aiutare gli individui con problemi neurologici dovuti a eventi traumatici o a malattie degenerative, che portano per esempio alla perdita di memoria e a deficit motori. Non è però chiaro quando e con quali modalità potranno essere ottenuti questi risultati, considerate le capacità del sistema mostrate e ancora piuttosto limitate.

Neuralink ha comunque ottenuto alcuni permessi dalla FDA, l’agenzia governativa statunitense che si occupa di farmaci e dispositivi medicali, e potrà avviare una prima serie di sperimentazioni cliniche su alcuni pazienti con gravi danni neurologici. Musk non ha comunicato un arco temporale preciso, anche se lo scorso anno aveva detto di augurarsi di avviare i primi test clinici entro la fine del 2020.

Ormai da decenni diversi centri di ricerca stanno sperimentando soluzioni con impianti nel cervello e nel midollo spinale per ripristinare la trasmissione dei segnali, per esempio nei pazienti che hanno subìto danni alla spina dorsale con conseguenti paralisi a uno o più arti. I progressi negli ultimi anni sono notevoli e incoraggianti, ma si è ancora distanti da dispositivi minimamente invasivi e che permettano un buon recupero dei movimenti. Neuralink vuole usare la sua interfaccia neurale per collegarla a un secondo dispositivo, collocato nel midollo, in modo da ripristinare la comunicazione tra cervello e resto del sistema nervoso, facendo recuperare la capacità di muoversi a chi ha danni spinali.

Musk immagina che in futuro il sistema possa essere impiegato per realizzare una “simbiosi con l’intelligenza artificiale”, ottenendo quindi il risultato di fondere le capacità del nostro cervello con quelle di un computer. È un obiettivo che a molti appare fantascientifico, anche se fino a pochi anni fa sembrava esserlo anche la possibilità di realizzare mini elettrodi come quelli poi effettivamente sviluppati da Neuralink.

La strada verso una simbiosi per come la intende Musk è comunque ancora molto lontana. Il sistema di Neuralink si aggancia alla parte esterna e più superficiale del cervello, dove avvengono attività legate al movimento e ad alcuni sensi (come l’udito e la vista), ma non raggiungono le parti più profonde del cervello dove sviluppiamo ed elaboriamo il pensiero.

Non tutti gli esperti sono inoltre convinti che le tecniche e l’approccio seguito da Neuralink sia il migliore per ottenere risultati affidabili: l’azienda viene gestita con modalità paragonabili a quelle delle startup della Silicon Valley ed è stata a volte criticata per come porta avanti i progetti di ricerca. Alcuni ex dipendenti, per esempio, hanno descritto un ambiente di lavoro altamente competitivo, con forti pressioni per portare avanti i singoli progetti e hanno definito caotica la gestione dell’azienda. La commistione tra approcci di ricerca tradizionali e organizzazione da azienda tecnologica ha spiazzato alcuni scienziati, che hanno abbandonato il progetto dopo gli iniziali entusiasmi.

In questi anni Neuralink ha sperimentato i suoi sistemi non solo sui maiali come Gertrude, ma anche su alcuni primati non umani e sui ratti. Nel corso della presentazione non sono stati forniti aggiornamenti sugli esperimenti condotti su altri animali, alcuni dei quali erano stati comunque esposti in ricerche pubblicate su riviste scientifiche.

Nei prossimi mesi l’obiettivo principale di Neuralink sarà perfezionare il sistema per effettuare gli impianti, tramite operazioni con un robot ad alta precisione. Musk sostiene da tempo che in futuro l’intervento potrebbe diventare paragonabile a quello del LASIK, per trattare con il laser i difetti della vista. L’attuale soluzione è però ancora piuttosto invasiva e implica costi alti, anche se l’azienda sta lavorando per rendere dispositivi e procedure poco costose e nell’ordine di “alcune migliaia di dollari”. Per stessa ammissione dei responsabili di Neuralink, per arrivarci sarà necessaria ancora un’enorme quantità di lavoro.