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  • Giovedì 13 agosto 2020

Gli arresti di massa in Bielorussia

Finora sono state arrestate circa seimila persone: le opposizioni e le Nazioni Unite accusano il governo per la violenta repressione delle proteste da parte della polizia

(AP Photo/Sergei Grits)
(AP Photo/Sergei Grits)

In Bielorussia continuano le manifestazioni di protesta contro i risultati delle elezioni presidenziali di domenica, in cui è stata dichiarata una larghissima vittoria – con oltre l’80 per cento dei voti – del presidente uscente Alexander Lukashenko, che governa il paese dal 1994, tra le accuse di brogli e irregolarità da parte dell’opposizione. Le proteste sono state represse con forza dal governo, che è accusato di aver rastrellato indiscriminatamente le persone per le strade, per grandissima parte pacifiche, e averne arrestate oltre 6.000 in tre giorni.

Mercoledì 12 agosto, nella città sud-orientale di Gomel, c’è stato anche un secondo morto fra i manifestanti. È un venticinquenne che sarebbe stato arrestato domenica e condannato a dieci giorni di carcere per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata. Secondo le autorità, il ragazzo, che si chiamava Alexander Vikhor, è morto mentre era in carcere, dopo essersi sentito male. Secondo la madre il ragazzo aveva problemi cardiaci e non avrebbe partecipato a nessuna manifestazione, ma sarebbe stato arrestato mentre andava a trovare la sua ragazza. La polizia ha detto di avere aperto un’indagine. Nella notte fra il 10 e l’11 agosto c’era stato un primo morto negli scontri fra polizia e manifestanti: il ministro dell’Interno aveva detto che un uomo era morto mentre cercava «di lanciare un ordigno esplosivo non identificato contro membri delle forze dell’ordine» che gli sarebbe «esploso in mano».

Il ministero dell’Interno bielorusso ha detto che c’erano stati circa tremila arresti dopo le manifestazioni di lunedì notte, duemila dopo quelle di martedì e altri mille mercoledì. I dati sono stati confermati dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, che ha condannato la repressione violenta delle proteste. Un numero così alto di arresti, tra cui ci sarebbero anche minorenni, secondo Bachelet è una «chiara violazione degli standard internazionali sui diritti umani». Chiedendo il rilascio di tutti i manifestanti detenuti illegalmente, Bachelet ha aggiunto: «Ancora più preoccupanti sono le notizie di maltrattamenti durante e dopo la detenzione». Venerdì i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si riuniranno per discutere la possibilità di imporre sanzioni alla Bielorussia.

Anche l’opposizione continua a denunciare la polizia per gli attacchi violenti ai manifestanti. Sui social network circolano molti video che mostrano i poliziotti sparare ad altezza d’uomo ai manifestanti con proiettili di plastica, e altri di violenti pestaggi con i manganelli avvenuti dopo gli arresti. La tv di stato bielorussa, secondo quanto scrive il Guardian, mercoledì ha mostrato le immagini di alcuni manifestanti, con lividi sul viso, interrogati dalla polizia. Una voce fuori campo chiedeva: «Quindi continuerete a fare una rivoluzione?». I manifestanti arrestati rispondevano scuotendo la testa.

Sempre mercoledì c’è stata una manifestazione vicino a un mercato della capitale Minsk in cui centinaia di donne vestite di bianco e con fiori in mano hanno creato una catena umana per protestare contro la brutalità della polizia e gli arresti di massa.

Il “Teatro Libero Bielorusso”, un gruppo teatrale critico nei confronti del governo, ha detto che due dei suoi membri sono stati arrestati e detenuti in condizioni giudicate disumane. «I nostri dirigenti Svetlana Sugako e Nadezhda Brodskaya sono stati incarcerati rispettivamente per 10 e 13 giorni» si legge sul profilo Twitter del gruppo. Le persone arrestate si troverebbero in celle di 3 metri per 4, che contengono 36 persone nel blocco femminile e 50 in quello maschile.

A Brest, città al confine con la Polonia, la polizia ha ammesso di aver utilizzato proiettili veri negli scontri. Il ministero dell’Interno ha dichiarato che è stata una reazione a un’aggressione dei manifestanti con sbarre d’acciaio. In un successivo comunicato del ministero è stato rimosso il riferimento diretto alle munizioni.

Oltre ai due morti accertati negli scontri, da domenica almeno 200 manifestanti sarebbero rimasti feriti, alcuni anche gravemente. Secondo il Guardian, dopo essere stati aggrediti dagli agenti, decine di giornalisti russi, in special modo delle agenzie di stampa, sarebbero stati arrestati.

Intanto il presidente Lukashenko ha respinto ogni accusa di brogli e ha liquidato i manifestanti come «persone con un passato criminale e attualmente disoccupate». Mercoledì, dopo un blackout di quasi tre giorni, che era già iniziato a intermittenza durante il voto di domenica, internet è tornato a funzionare.

La principale avversaria di Lukashenko, Svetlana Tikhanovskaya, prima di riuscire a raggiungere la Lituania martedì, era stata arrestata dopo essere andata al comitato elettorale per lamentarsi dei risultati e aver denunciato brogli. Dopo il suo rilascio è stato diffuso un video che sembra realizzato durante la sua detenzione e in cui Tikhanovskaya, a testa bassa, legge un testo in cui chiede ai manifestanti di «obbedire alla legge» e di non partecipare alle proteste di piazza.