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  • Domenica 26 luglio 2020

La storia delle ceneri di Dorothy Parker

Furono abbandonate per 21 anni e poi sepolte nella sede di un'associazione per i diritti civili, che però si sta trasferendo: ora nessuno sa bene cosa farne

Dorothy Parker nel 1941
(The Baltimore Sun via AP, file)
Dorothy Parker nel 1941 (The Baltimore Sun via AP, file)

Non si sa cosa succederà nei prossimi mesi alle ceneri della scrittrice e giornalista Dorothy Parker, che hanno una storia notevole e sono già state spostate più volte. Al momento sono conservate nella sede della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), una delle prime e più importanti associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti, a Baltimora, in Maryland. A giugno, però, l’associazione aveva detto che nei prossimi anni si sarebbe trasferita a Washington DC, senza specificare se avrebbe portato i resti di Parker con sé.

Parker fu tra le più importanti giornaliste degli anni Venti e Trenta, famosa per il sarcasmo e il divertente cinismo con cui raccontava la società dell’epoca, a partire dalle sue stesse debolezze. Negli anni Trenta fu anche sceneggiatrice a Hollywood, prima di essere ostracizzata per le sue posizioni di sinistra. Morì a 73 anni nel 1967 nella sua suite al Volney Hotel di Manhattan, a New York. Non aveva eredi e lasciò i suoi beni e i diritti d’autore dei suoi libri a Martin Luther King, il leader più importante dei diritti civili afroamericani, pur non avendolo mai incontrato: alla morte di King, sarebbero andati al NAACP. Parker nominò come esecutrice testamentaria la scrittrice Lillian Hellman.

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Non voleva un funerale, ma Hellman organizzò comunque una cerimonia. Fu cremata a Hartsdale, a New York, ma non aveva lasciato indicazioni su cosa fare coi suoi resti: nessuno reclamò le ceneri che rimasero in uno scaffale del crematorio per sei anni, fino al 1973, quando vennero spedite nell’ufficio a Wall Street degli avvocati di Parker, O’Dwyer e Bernstein. E qui restarono in uno sgabuzzino per altri 15 anni.

Quando Benjamin L. Hooks, allora direttore del NAACP, scoprì che le ceneri di Dorothy Parker erano ancora abbandonate, a 21 anni dalla morte, decise di farsele spedire e costruì un memoriale nel giardino della sede dell’associazione. Organizzò una cerimonia e le seppellì con un’epigrafe in cui ricordava Parker come un esempio della «perenne amicizia tra neri ed ebrei».

Il memoriale di Dorothy Parker nella sede del NAACP, 8 luglio 2020

Adesso però nessuno ha un piano per le ceneri in vista del trasferimento del NAACP. Aba Blankson, una portavoce dell’associazione intervistata dal New York Times, ha detto che non verranno spostate insieme alla sede e che l’urna verrà conservata dove farà piacere alla famiglia. Il NAACP ha infatti contattato alcuni lontani parenti di Parker.

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Non tutti sono d’accordo con questa soluzione. J. Howard Henderson, che si era occupato del trasferimento delle ceneri da New York a Baltimora, si augura che restino dove sono ora e che non vengano spostate di nuovo; altri sperano invece che vengano custodite in un luogo che ricordi l’impegno di Parker per i diritti civili, come un museo a tema o la Library of Congress, la prestigiosa biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, a Washington DC. Altri ancora vorrebbero che finissero a New York, perché Parker era la quintessenza dell’essere newyorkese. Tra le proposte c’è la lobby dell’Algonquin Hotel, vicino a Times Square, dove negli anni Venti si riuniva abitualmente un gruppo di critici, scrittori e giornalisti, tra cui Parker. Comunque vada a finire, è probabile che a Dorothy Parker non sarebbe importato molto visto che, come ricorda il New York Times, aveva suggerito come epigrafe «Perdonate la polvere».

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Dorothy Parker (il suo vero cognome era Rothschild, Parker è quello del suo primo marito) era nata a New York nel 1893; suo era padre ebreo ma non era imparentato con la ricchissima famiglia Rothschild. Nel 1914 vendette la sua prima poesia alla rivista Vanity Fair, poi venne assunta da Vogue, un’altra rivista dell’importante gruppo editoriale Condé Nast, e dopo due anni divenne redattrice di Vanity Fair. Quando nel 1925 venne fondato il New Yorker, la più importante rivista culturale newyorkese, fu tra i principali collaboratori. Parker fu tra le principali giornaliste dell’epoca, famosa per il sarcasmo e il divertente cinismo con cui raccontava la società contemporanea, a partire dalle sue stesse debolezze.

Negli anni Trenta si trasferì a Hollywood per lavorare come sceneggiatrice e due suoi film vennero candidati all’Oscar per la migliore sceneggiatura: È nata una stella (1937) e Una donna distrusse (1947). Parker aveva posizioni di sinistra, si schierò apertamente per i diritti civili e contribuì a fondare la Lega anti-nazista di Hollywood nel 1936. L’FBI la sospettò di essere comunista e “anti-americana” e finì nella lista nera di Hollywood: la sua ultima sceneggiatura fu Il ventaglio di Lady Windermere, nel 1949, un adattamento dell’omonima commedia di Oscar Wilde. I suoi saggi, racconti e poesie sono pubblicati soprattutto sotto forma di raccolte, come Giochi di società, Dal diario di una signora di New York ed Eccoci qui.