Tesla continua a sorprendere

Anche nel secondo trimestre del 2020 ha avuto risultati positivi, smentendo le previsioni degli analisti, ma c'è comunque qualche "ma"

(AP Photo/David Zalubowski)
(AP Photo/David Zalubowski)

Il 22 luglio Tesla, la società produttrice di auto elettriche fondata da Elon Musk, ha comunicato i suoi risultati finanziari del secondo trimestre del 2020, quello che va da aprile a giugno. Soprattutto per via della pandemia, che ha messo in difficoltà l’intero mercato delle automobili, gli analisti si aspettavano risultati negativi; invece Tesla ha registrato un sorprendente utile netto di 104 milioni di dollari. È un ottimo segno per il futuro dell’azienda ed è la prima volta, nei suoi 17 anni di storia e a 10 anni dalla sua quotazione in borsa, che per quattro trimestri consecutivi Tesla fa registrare un risultato positivo.

Nel secondo trimestre del 2020 Tesla ha avuto entrate per circa 6 miliardi di dollari (il 5 per cento in meno rispetto un anno fa) e ha venduto 91mila auto elettriche (anche in questo caso un calo di circa il 5 per cento rispetto alle vendite dello stesso trimestre del 2019). Ma non tutte le entrate di Tesla arrivano dalle auto che vende: l’azienda, infatti, ha avuto 428 milioni di dollari di entrate grazie alla cessione di crediti di emissione, una particolare forma di pagamento che può ricevere da altre aziende automobilistiche “tradizionali” in virtù del fatto che produce auto elettriche. Queste entrate sono state quattro volte superiori rispetto a quelle ottenute nel secondo trimestre del 2019.

Gli analisti si aspettavano risultati negativi perché, come ha spiegato il New York Times, per Tesla «la pandemia da coronavirus si era fatta sentire su due fronti»: l’azienda aveva dovuto chiudere temporaneamente, con grandi proteste di Musk, il suo enorme stabilimento californiano; e ci si aspettava che, vista la crisi, molte meno persone avrebbero ordinato o comprato le piuttosto costose auto elettriche di Tesla. Alcuni analisti avevano previsto che le vendite sarebbero potute scendere anche del 30 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2020, come in effetti è accaduto per molte altre case automobilistiche.

Tesla è riuscita ad andare in controtendenza in parte grazie ai 428 milioni di dollari di crediti di emissione e in parte grazie a una serie di tagli alle sue spese, compresi alcuni – temporanei – agli stipendi di molti suoi dipendenti. Inoltre, come ha fatto notare il Wall Street Journal, sono state determinanti le auto Model 3 prodotte e vendute nello stabilimento cinese di Shanghai, in cui la manodopera ha un costo minore e che permette di evitare i dazi che Tesla dovrebbe invece pagare se importasse in Cina auto prodotte altrove.

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Nel breve termine, i recenti risultati di Tesla avranno due rilevanti conseguenze. La prima è che – in base ad accordi interni stipulati precedentemente – permetteranno a Musk di ottenere, pagandole circa l’80 per cento in meno del prezzo attuale, numerose azioni dell’azienda (1,69 milioni). Musk non potrà venderle per alcuni anni, ma al momento quelle azioni hanno un valore di circa 2 miliardi di dollari. La seconda è che, avendo avuto risultati positivi per quattro trimestri consecutivi (quindi per un anno), Tesla ora può qualificarsi per entrare a far parte dello S&P 500, l’indice di Wall Street che raccoglie le più importanti società per azioni degli Stati Uniti. In genere le società le cui azioni finiscono nello S&P 500 vedono aumentare il valore delle loro azioni, perché per una serie di ragioni un maggior numero di investitori è portato a comprarle.

Le azioni di Tesla, comunque, stanno già andando benissimo, e lo stavano facendo anche prima dei risultati su quest’ultimo trimestre: valgono oggi oltre il triplo di quanto valevano a inizio anno; e sono più di sei mesi che il valore di mercato di Tesla è superiore ai 150 miliardi di dollari. Una cosa che già a inizio luglio aveva reso Tesla la prima società automobilistica del mondo per valore azionario, superando Toyota. Tutto questo, però, mentre Toyota continua a vendere oltre 20 volte il numero di auto di Tesla. In breve, questo è il motivo per cui ormai da tempo ci si domanda se Tesla possa per questo essere considerata una bolla.

I risultati finanziari costantemente positivi e la possibile aggiunta di Tesla all’indice S&P 500 sono però segni di stabilità. «Un ingresso nell’indice S&P 500», ha detto al Wall Street Journal Gene Munster, dell’azienda di investimento Loup Ventures, «corrisponde ad accertare che Tesla è una vera azienda: e non sempre lo si era pensato, in passato».

Per quanto riguarda le auto, l’obiettivo di Tesla è venderne 500mila nel 2020: un risultato difficile, che per essere ottenuto richiede rilevanti incrementi di vendite nella seconda metà di quest’anno. Musk ha annunciato anche che Tesla aprirà un nuovo grande stabilimento (Tesla li chiama “gigafactory” e in effetti sono enormi) a Austin, in Texas. Sarà il quarto, dopo quello californiano, quello cinese e quello in Germania. Parlando agli investitori dei risultati del secondo trimestre, Musk ha detto di volersi concentrare sull’abbassamento dei prezzi delle auto prodotte da Tesla e che per farlo sarà importante riuscire a diminuire i costi di produzione delle loro batterie.

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Nonostante tutto, comunque, da parte di molti analisti continuano a esserci diversi dubbi sulla futura affidabilità di Tesla e sulla sua capacità di avere utili anche quando, come previsto da molti, dovessero diminuire i soldi che guadagna grazie ai crediti di emissione (e che diminuiranno sempre più se altre case automobilistiche si sposteranno verso le auto elettriche). Allo stesso modo, è anche vero che i dati dicono che ormai da un anno Tesla ha mostrato che un’azienda che produce e vende auto elettriche può avere utili.

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