La Corte Costituzionale ha giudicato illegittima la norma del primo “decreto sicurezza” che preclude ai richiedenti asilo l’iscrizione all’anagrafe

(ANSA/ ETTORE FERRARI)
(ANSA/ ETTORE FERRARI)

La Corte Costituzionale ha giudicato illegittima la norma del primo cosiddetto “decreto sicurezza” del 2018 – voluto dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e approvato dal primo governo Conte – che preclude agli stranieri richiedenti asilo l’iscrizione all’anagrafe.

La Corte ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai tribunali di Milano, Ancona e Salerno e, in attesa del deposito della sentenza, l’ufficio stampa della Corte ha fatto sapere che «la disposizione censurata non è stata ritenuta dalla Corte in contrasto con l’articolo 77 della Costituzione sui requisiti di necessità e di urgenza dei decreti legge. Tuttavia, la Corte ne ha dichiarato l’incostituzionalità per violazione dell’articolo 3 della Costituzione sotto un duplice profilo: per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti».

Cosa sono i “decreti sicurezza”
I cosiddetti “decreti sicurezza” sono due note e controverse leggi approvate dal primo governo guidato da Giuseppe Conte in materia di immigrazione, e sostenute soprattutto dall’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Il primo “decreto sicurezza” è entrato in vigore il 5 ottobre 2018 e interviene soprattutto sul sistema di accoglienza italiano. La principale misura contenuta nel decreto è l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, una forma di protezione molto diffusa della durata di due anni, sostituita da altri permessi più specifici e praticamente impossibili da ottenere. Poche settimane dopo il ministero dell’Interno ha emesso inoltre un bando di gara per i centri di accoglienza che di fatto depotenzia il sistema complessivo stanziando meno soldi per i centri più diffusi, i cosiddetti CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria).

Il secondo “decreto sicurezza” – chiamato anche “decreto sicurezza bis” e approvato con molte rimostranze del presidente della Repubblica – modifica invece le norme che riguardano gli sbarchi dei migranti soccorsi in mare. L’articolo 1 assegna nuovi poteri al ministro dell’Interno – cioè lo stesso Salvini, all’epoca – come la possibilità di vietare l’ingresso nelle acque territoriali italiane alle navi che violano le leggi italiane in materia di immigrazione. È la cosiddetta politica dei “porti chiusi”. L’articolo 2 del decreto garantisce invece al governo la possibilità di comminare ingenti multe per i comandanti delle navi che ignorano il divieto di ingresso previsto all’articolo 1. La violazione del divieto comporta una multa compresa fra i 150mila e il milione di euro e la confisca della nave. Il “decreto sicurezza bis” prevede anche nuovi fondi per il rimpatrio dei migranti irregolari, cioè senza alcun tipo di permesso per rimanere in Italia.

– Leggi anche: I “decreti sicurezza” sono un fallimento