Una canzone dei Current 93

Certi amori si è contenti di averli sepolti, ma non si può fare come se non ci fossero stati

Dieci anni fa oggi morì Lelio Luttazzi, che ha una cospicua responsabilità nel fatto che oggi siamo qui con queste newsletter, lo avevo raccontato nell’introduzione di Playlist.
Ringo Starr ha fatto una gran festa per il suo compleanno.
E oggi invece ha compiuto 50 anni Beck.

A gothic love song
Raccontare in breve i Current 93 è difficile, e verrà parziale e riduttivo: sono una band che esiste da quasi quarant’anni, sostanzialmente fatta da una persona, David Tibet, e da una persona ben strana, artista e poeta e sperimentatore di categorie musicali assai diverse. Ma con collaborazioni frequenti o occasionali anche assai illustri (Nick Cave, Marc Almond, Bill Fay, Björk), e passioni e curiosità per le religioni e le filosofie mescolate a dichiarati amori per gli Eagles. È contemporaneamente molto sconosciuto nel mainstream musicale e molto amato dai suoi fan (qui c’è un documentario su di lui e su una sua mostra). Ha fatto una trentina di LP, ma molte altre pubblicazioni, muovendosi tra generi diversi e alterni gradi di rumorosità (qui c’è una bella vecchia intervista in cui dice molte cose di sé; qui altro sulla band). Nel 1998 fece un disco quasi soltanto di piano e voce, molto notturno, piuttosto lugubre ma con gran dolcezze, adatto alle preferenze di questa newsletter.

La “canzone d’amore gotica” è in effetti piuttosto gotica, e ha un’ispirazione comune a molte canzoni: il ricordo di un amore di cui non si ha nessun rimpianto e anzi una lucida soddisfazione nell’esserne fuori, ma che al tempo stesso ha lasciato qualcosa che non si riesce a rimuovere.
And nonetheless I still write this gothic lovesong
A sign to myself
And the memory of my past
I still write this gothic lovesong
A sign to myself
And the memory of my past
And a way to shut out your face

La canzone la scrisse Tibet insieme a Michael Cashmore, frequente collaboratore della band e altro personaggio inventivo nella storia del rock che qualche anno fa fece un bel disco con Antony Hegarty. È quasi recitata, per gran parte, e proprio per questo ha dei bei momenti melodici quando all’improvviso lui canta “The bells of Saint Marie…”.
Your letters came daily
In French or in German
But they meant to me nothing
I caught the slow cords
And dry ice fogging your mind
I see all too clearly now
Why you could be discarded

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