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  • Mercoledì 8 luglio 2020

La “decisione” di LeBron James, 10 anni fa

Fu quella di andare a giocare alla squadra di NBA dei Miami Heat, annunciata in una celebre e criticata diretta televisiva

(EPA/RICH ARDEN)
(EPA/RICH ARDEN)

L’8 luglio del 2010, dieci anni fa, il più forte giocatore di basket degli ultimi vent’anni annunciò che avrebbe cambiato squadra in una seguitissima diretta televisiva. LeBron James, che nelle sette stagioni precedenti aveva giocato nei Cleveland Cavaliers, la squadra con sede a pochi chilometri dall’ospedale in cui nacque ad Akron, Ohio, spiegò che sarebbe passato ai Miami Heat per poter vincere il titolo NBA, e anche più di uno. «Quest’autunno porterò il mio talento a South Beach e mi unirò ai Miami Heat» disse in uno degli annunci più famosi della storia dello sport americano, che causò grandi polemiche e che è ricordato ancora oggi.

James era evidentemente il più forte e promettente giocatore della NBA, arrivato nella lega direttamente dal liceo a 18 anni, affermandosi fin dalla prima stagione come uno dei più promettenti giovani nella storia moderna del basket. Negli anni seguenti provò di essere un talento come se ne erano visti pochissimi nella storia, attirandosi paragoni con i più grandi giocatori di sempre. Ma i Cavaliers erano una squadra disastrata, che non avrebbe mai potuto vincere un titolo nonostante fosse arrivata, trainata da James, in finale nel 2007. A 25 anni, James era nella fase ascendente della sua carriera, e voleva cominciare a vincere: agli Heat c’erano campioni come Dwayne Wade e Chris Bosh, ed era chiaro che con James la squadra sarebbe immediatamente diventata favorita per il titolo.

Scaduto il suo contratto con i Cavaliers, James accettò l’offerta degli Heat e decise di annunciarla in un lungo programma speciale trasmesso da ESPN, in cui fu intervistato dal giornalista sportivo Jim Gray, un personaggio con acclarate tendenze al protagonismo. Nella parte iniziale del programma, Gray fece a James una serie di domande per accrescere l’attesa, con risultati piuttosto goffi e irritanti che fecero arrabbiare i telespettatori, i tifosi e i giornalisti sportivi. La decisione di James fu svelata solo dopo mezz’ora di trasmissione. James, peraltro, non l’aveva nemmeno comunicata formalmente alla dirigenza dei Cavaliers. Nelle ore precedenti, i giornalisti sportivi avevano avuto sempre più conferme sulla scelta degli Heat, che però era tutto meno che sicura (la società stessa lo seppe poco prima della diretta).

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Ad arrabbiarsi, comunque, furono soprattutto i tifosi di Cleveland, che accusarono James di tradimento e in certi casi bruciarono addirittura la sua maglia, accostando la sua decisione a una lunga serie di celebri delusioni sportive che avevano colpito la città nei decenni precedenti. “The Decision”, come venne chiamata quella di James, si aggiunse così a “The Shot”, il celebre canestro di Michael Jordan allo scadere che eliminò i Cavaliers ai playoff del 1989, a “The Drive” e a “The Fumble”, famosi momenti di due partite di football degli anni Ottanta che videro soccombere i Cleveland Browns.

Un bar di tifosi dei Cleveland Cavaliers segue l’annuncio di James. (EPA/DAVID MAXWELL CORBIS OUT)

Il proprietario dei Cavaliers Dan Gilbert pubblicò una lettera – scritta tutta in Comic Sans, cosa che attirò estese prese in giro – accusando James di essere un «egoista» e «senza cuore», e fu per questo poi multato dalla NBA. James non aveva infatti fatto niente di disonesto, anche se a lungo gli venne rimproverato di aver spettacolarizzato troppo l’annuncio. Michael Jordan poi lo criticò per essersi unito a due storici rivali come Wade e Bosh per vincere il titolo, invece di farlo coi Cavaliers. Tra quelli che presero le sue difese ci fu invece l’attivista afroamericano Jesse Jackson, che accostò la reazione di Gilbert a quella di uno schiavista che pretendeva di avere il controllo su quella che considerava una persona di sua proprietà.

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Con quei Cavaliers, però, vincere qualcosa per James sarebbe stato probabilmente impossibile: e infatti la stagione successiva la squadra fu la peggiore di tutto il campionato. James, invece, iniziò una fase dominante nella NBA, portando per quattro volte di fila gli Heat alle finali di NBA, vincendone due. I Cavaliers nel frattempo si rafforzarono con dei giovani promettenti, costruendo una squadra solida che nel 2014 accolse nuovamente James, che decise di tornare nella sua città natale per portarle finalmente “un anello”, come viene chiamato in gergo il titolo NBA. Tornò a Cleveland tra molte celebrazioni, e finalmente con compagni di squadra all’altezza – c’erano Kirye Irving e Kevin Love, tra gli altri – iniziò un nuovo ciclo di grandi successi.

I Cavaliers arrivarono per quattro volte consecutive in finale contro i fortissimi Golden State Warriors, riuscendo a vincere uno storico titolo nel 2016 dopo una serie e una partita finale diventate leggendarie. Fu il primo trofeo dello sport professionistico di Cleveland in 52 anni. Nel 2018, infine, James lasciò di nuovo i Cavaliers per unirsi ai Los Angeles Lakers, con i quali, dopo una prima stagione molto deludente, è tra i favoriti alla vittoria del titolo 2020, in attesa che la stagione riprenda dopo la pausa per il coronavirus.