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  • Mercoledì 24 giugno 2020

Cos’è questa storia dei fuochi d’artificio illegali a New York

E in molte altre città americane: i fuochi vengono sparati dal tardo pomeriggio fino al mattino, ma i motivi non sono chiari


Fuochi d'artificio a New York in occasione del Juneteenth, la festa che celebra la liberazione dalla schiavitù negli Stati Uniti, il 19 giugno 2020 (AP Photo/John Minchillo, File)
Fuochi d'artificio a New York in occasione del Juneteenth, la festa che celebra la liberazione dalla schiavitù negli Stati Uniti, il 19 giugno 2020 (AP Photo/John Minchillo, File)

Ormai da diverse settimane in molte città degli Stati Uniti, tra cui New York, Oakland e Sacramento (California), Boston (Massachusetts) e Denver (Colorado), dal tardo pomeriggio fino alle prime ore del mattino vengono sparati illegalmente moltissimi fuochi d’artificio, senza una ragione apparente. C’è chi pensa che sia una sorta di gesto liberatorio e lo attribuisce alla volontà di festeggiare la fine dell’isolamento domestico dopo il lockdown dovuto all’emergenza coronavirus, e c’è chi lo attribuisce alla volontà di celebrare le manifestazioni contro la violenza della polizia delle ultime settimane. Il fenomeno ha iniziato a diffondersi nei primi giorni di giugno e una delle città più coinvolte è stata New York, e in particolare il quartiere di Brooklyn.

Non tutti i residenti nei quartieri di New York sembrano apprezzare l’iniziativa. Secondo il New York Times, nella prima metà di giugno sono state fatte 1.737 chiamate di protesta per i fuochi d’artificio al numero telefonico 311, utilizzato per le segnalazioni che non riguardano le emergenze. Nel mese di giugno a Brooklyn le chiamate di denuncia al 311 sono state più di 4.500, 80 volte quelle dello stesso tipo ricevute nei primi sei mesi del 2019. Secondo la polizia, le chiamate in città al 911, il numero di telefono per le emergenze, sono state oltre 12.500, circa 12 volte quelle registrate nei primi sei mesi dello scorso anno.

I residenti si lamentano del fatto che i fuochi d’artificio non li fanno dormire e spaventano gli animali domestici, anche perché in molti casi non si tratta di petardi, ma di veri spettacoli pirotecnici che vengono paragonati a quelli che ogni anno sono organizzati in occasione dei festeggiamenti sull’East River (New York) per il 4 luglio, il giorno dell’indipendenza degli Stati Uniti.

A New York, così come in diverse altre città americane, la vendita, l’acquisto e l’utilizzo di fuochi d’artificio è illegale. I fuochi sono però una tradizione molto radicata, soprattutto nei quartieri popolari delle città. Spesso prima del 4 luglio vengono venduti illegalmente da ambulanti abusivi che li nascondono in borsoni o nei bauli delle auto. Quest’anno i fuochi sono stati sparati però prima del solito, e in dimensioni molto più estese.

In alcuni casi la proliferazione dei fuochi d’artificio sembra essere stata collegata alle lotte delle minoranze, in particolare quella afroamericana.

Il 15 giugno nella zona di Flatbush, a Brooklyn, la polizia è intervenuta in tenuta antisommossa per fermare alcune esplosioni. Gli agenti hanno bloccato una strada, minacciato di arrestare chiunque non si trovasse in casa e hanno fatto irruzione nei palazzi. Secondo gli abitanti neri e ispanici di Flatbush, l’operazione di polizia sarebbe stata conseguenza di una petizione presentata su Facebook dai residenti di un’altra zona di Brooklyn, quella di Ditmas Park, che negli ultimi anni si è sempre più “gentrificata” (cioè riqualificata e abitata da cittadini di classi sociali più alte). Gli abitanti di Ditmas Park avevano chiesto «la fine pacifica dei fuochi d’artificio sparati illegalmente, che hanno interrotto il nostro il sonno e le nostre vite per settimane».

La petizione e il gruppo Facebook “Peaceful Ditmas Park” (ora cancellato) è stato criticato dall’associazione “Equality for Flatbush” (“Uguaglianza per Flatbush”) che combatte la repressione della polizia, «garantisce alloggi a prezzi accessibili» ed è anche «un’organizzazione anti-gentrificazione/anti-sfollamento». Secondo “Equality for Flatbush”, il gruppo Facebook “Peaceful Ditmas Park” era «a maggioranza bianca» e il suprematismo bianco «era molto diffuso» tra i suoi membri. Inoltre per l’organizzazione i fuochi d’artificio estivi sarebbero «un fenomeno culturalmente accettato a Brooklyn» oltre che «un atto di resistenza e un gesto di solidarietà con il movimento Black Lives Matter».

Due giorni dopo l’operazione di polizia a Flatbush, sempre nel quartiere di Brooklyn un residente ha filmato con lo smartphone i vigili del fuoco che accendevano fuochi d’artificio in piena notte. Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco di New York sta indagando sulla vicenda, ma sui social network alcuni teorizzano che dietro all’alto numero di esplosioni ci siano anche le forze di polizia che utilizzerebbero il fenomeno come “scusa” per effettuare perquisizioni con disinvoltura alla ricerca dei fuochi.

Lunedì 22 giugno Chaim Deutsch, consigliere di quartiere di Brooklyn, ha organizzato una manifestazione di protesta fuori dalla Gracie Mansion, la residenza ufficiale del sindaco di New York, Bill de Blasio, per spingerlo a intervenire. I manifestanti hanno suonato a lungo i clacson delle loro macchine scandendo lo slogan lanciato da Deutsch, “If we can’t sleep, you can’t sleep” (“se noi non riusciamo a dormire, non dormirai neppure tu”). Deutsch ha inoltre organizzato una petizione che ha superato le 10mila firme.

Le proteste dei cittadini e l’incremento degli incidenti dovuto all’utilizzo degli esplosivi hanno spinto de Blasio ad annunciare il 23 giugno l’istituzione di una task force per reprimere l’uso e il commercio illegali dei fuochi d’artificio. L’annuncio del sindaco ha spinto alcuni residenti a manifestare preoccupazione sui social network per l’utilizzo della polizia per reprimere il fenomeno, in una fase in cui le funzioni delle forze dell’ordine vengono messe in discussione.

De Blasio ha però chiarito che il ruolo della task force, composta da dieci agenti di polizia, dodici esperti antincendio e venti investigatori dell’ufficio cittadino dello sceriffo, sarà quello di colpire i grandi distributori di fuochi d’artificio illegali, e non i piccoli venditori.

La posizione di de Blasio è stata apprezzata da Jumaane Williams, public advocate di New York (una sorta di difensore civico, che ha il ruolo di collegamento diretto tra i cittadini ed il governo della città), sostenitore della riforma della polizia, che ha detto al New York Times: «Questa cosa dei fuochi d’artificio è un grande momento per mostrare come possiamo tracciare un nuovo futuro per le forze dell’ordine».

A spingere il sindaco a intervenire è stata anche la larga diffusione sui social network di video e fotografie, compresi alcuni che mostravano persone che si sparavano i fuochi d’artificio.

https://twitter.com/JayaHines/status/1275300127230615553