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  • Sabato 6 giugno 2020

Negli Stati Uniti si discute di una profonda riforma dei dipartimenti di polizia

Se ne sta parlando in alcune città americane, per le violenze con cui sono state represse le proteste negli ultimi giorni

(Elijah Nouvelage/Getty Images)
(Elijah Nouvelage/Getty Images)

In alcune città degli Stati Uniti, politici, attivisti e semplici cittadini stanno chiedendo di smantellare e riformare i dipartimenti di polizia, dopo dieci giorni di proteste durante le quali molti agenti hanno agito in maniera brutale contro manifestanti pacifici. Le proteste sono state organizzate in seguito alla morte di George Floyd, un uomo afroamericano arrestato in modo violento da quattro agenti bianchi.

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Il New York Times ha scritto che a Minneapolis, la città di Floyd, almeno quattro membri del consiglio comunale, tra cui la presidente Lisa Bender, hanno chiesto di sciogliere la polizia cittadina; il consigliere Jeremiah Ellison ha promesso su Twitter che «smantelleremo il dipartimento di polizia di Minneapolis, e quando avremo finito non ci limiteremo a rimetterlo insieme, ma ripenseremo totalmente a come garantire la sicurezza pubblica e rispondere alle emergenze».

Alcune città e stati americani hanno preso provvedimenti concreti per limitare l’uso della forza della polizia. In California, per esempio, gli agenti non verranno più addestrati all’uso di una manovra che impedisce l’afflusso di sangue al cervello, nota come “presa sulla carotide”; a Seattle la polizia non potrà usare i gas lacrimogeni per 30 giorni. Sull’esempio di Minneapolis, altre città vogliono invece ripensare interamente il sistema dei dipartimenti di polizia.

Molte hanno iniziato riducendo i finanziamenti: è uno dei pochi mezzi che hanno i politici per incidere sulla polizia, protetta da unioni sindacali potenti, e dove l’impunità è la norma, garantita da giudici del lavoro che fanno rientrare al proprio posto agenti licenziati per cattiva condotta. L’idea di tagliare fondi alla polizia e distribuirli in modo diverso è rafforzata anche dalla crisi economica causata dal diffondersi del coronavirus.

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Mercoledì il sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti, ha detto che toglierà fino a 150 milioni di dollari da un aumento di budget previsto quest’anno per la polizia locale. A New York, il portavoce del Consiglio comunale Corey Johnson e il consigliere Daniel Dromm hanno proposto di tagliare 700 milioni di dollari dai sei miliardi di budget annuale destinati alla polizia. Secondo Dromm, i programmi per riformare il dipartimento e insegnare agli agenti a essere meno violenti non hanno funzionato, come hanno dimostrato le brutali repressioni di questi giorni.

Finora la polizia non aveva subito tagli, contrariamente ad altri settori importanti come l’istruzione e i programmi per i giovani.

L’atteggiamento di violenza della polizia americana è diffuso, ma è rivolto soprattutto contro gli afroamericani. A Minneapolis, per esempio, gli attivisti neri chiedono di smantellare il dipartimento di polizia locale da anni, e già nel 2018 avevano presentato un rapporto che mostrava come l’oppressione dei neri fosse connaturata al dipartimento dalla sua fondazione, nel 1867. I poliziotti, dicevano, abusano spesso del loro potere e finiscono per istigare la violenza anziché prevenirla. I politici locali discutono da tempo sulla riforma della polizia, ma ultimamente anche i politici bianchi sostengono misure decisive e radicali.

Un’idea è reindirizzare ad altri enti alcuni compiti della polizia: l’intervento in caso di overdose di stupefacenti, la gestione di chi ha problemi di sanità mentale e dei senzatetto potrebbero essere affidati a infermieri o assistenti sociali. Dal 1989 nella città di Eugene, in Oregon, la risposta alle chiamate di chi è in difficoltà psicologica non è più appaltata alla polizia, ma all’associazione Cahoots. Nel 2019 i suoi dipendenti hanno risposto a più di 24mila telefonate, circa il 20 per cento di quelle fatte in totale al 911, il numero di emergenza degli Stati Uniti. Cahoots ha un finanziamento di 2 milioni di dollari l’anno che, scrive il New York Times, è probabilmente inferiore a quello che avrebbe ricevuto la polizia per lo stesso compito.

Scorporare e redistribuire i compiti però non basta: l’anno scorso a Eugene almeno due poliziotti hanno sparato contro comuni cittadini.

Intanto, venerdì il comune di Minneapolis ha approvato un’indagine del dipartimento dei diritti civili sulla condotta degli agenti e la modifica alle regole sull’uso della forza da parte della polizia. Non si è discusso invece dello smantellamento del dipartimento locale, a cui il sindaco si è detto contrario.

In città, com’è prevedibile, la polizia si trova in difficoltà e anche i bianchi hanno iniziato a guardarla con altri occhi. La University of Minnesota e il dipartimento dei parchi cittadini hanno tagliato qualsiasi collaborazione, mentre sempre più persone sono convinte che i tentativi di riforma non bastino e che servano misure radicali. Nel 2015, infatti, c’era stato un primo tentativo di riforma dopo che degli agenti avevano ucciso Jamar Clark, un afroamericano di 24 anni. Vennero organizzate lezioni contro il razzismo, venne assunto il primo capo di polizia nero e una nuova regola stabilì il dovere di un agente di intervenire se un collega metteva a rischio un cittadino. Se fosse stata rispettata, i tre agenti che avevano assistito all’arresto di Floyd e al suo soffocamento da parte dell’agente Derek Chauvin sarebbero intervenuti, e Floyd non sarebbe morto.

Il dibattito sull’eccessiva violenza della polizia non è certo una novità di questi giorni, e già nel 2015 l’allora presidente Barack Obama aveva messo insieme un gruppo di 11 esperti per trovare una soluzione. Il gruppo aveva prodotto un piano in sei punti per limitare l’uso della forza e ristabilire la fiducia tra poliziotti e cittadini. Una delle regole più importanti era modificare il diritto degli agenti a intervenire usando la forza  quando e come lo ritenevano ragionevole; si dovevano invece stabilire delle regole chiare su quando e come fosse possibile farlo. Gli esperti consigliavano di vietare alcune manovre che impediscono l’afflusso di sangue al cervello, come quella che ha causato la morte di Floyd.

Nelle città in cui sono state applicate, come a Seattle e a Cleveland, le raccomandazioni hanno funzionato senza alcun aumento del crimine. Nel 2017 Obama aveva anche limitato il tipo di armi ed equipaggiamento militare che la polizia cittadina poteva usare, ma Donald Trump, una volta eletto presidente, ha ribaltato quella decisione.