• Mondo
  • Giovedì 18 giugno 2020

Un altro libro di uno scappato dalla Casa Bianca

Lo ha scritto l'ex consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton raccontando un po' di storie imbarazzanti su Trump, che infatti si è infuriato

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l'ex consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton nello Studio Ovale della Casa Bianca, nel 2019. (Alex Wong/Getty Images)
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l'ex consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton nello Studio Ovale della Casa Bianca, nel 2019. (Alex Wong/Getty Images)

La prossima settimana uscirà negli Stati Uniti The Room Where It Happened, un libro scritto dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, funzionario Repubblicano di lunghissimo corso che per un po’ è stato una delle persone più importanti e influenti dell’amministrazione del presidente Donald Trump, prima di essere licenziato nel settembre del 2019. Il libro rientra in quello che negli ultimi anni è diventato una specie di genere letterario: una ricostruzione piena di rivelazioni e racconti inediti sulle cose anomale e sorprendenti vissute da un consigliere scappato dalla Casa Bianca di Trump.

Tra le cose di cui si sta parlando di più, nelle anticipazioni del libro, c’è l’accusa che Bolton muove a Trump di aver cercato di convincere il presidente cinese Xi Jinping a comprare una gran quantità di prodotti agricoli dagli Stati Uniti, con lo scopo dichiarato di aumentare i propri consensi negli stati rurali in vista delle elezioni di novembre. Ma come al solito, ci sono tante storie che stanno facendo discutere: per esempio quella di Trump che, a colloquio con l’ex prima ministra britannica Theresa May, rimase stupito dalla scoperta che il Regno Unito fosse una potenza nucleare.

L’amministrazione Trump sta provando a bloccare l’uscita del libro, prevista per il 23 giugno: il dipartimento di Giustizia ha avviato la procedura in tribunale, e Trump ha sostenuto in televisione che Bolton «ha infranto la legge: sono informazioni molto riservate e non aveva l’autorizzazione». Su Twitter, Trump ha scritto che il libro contiene «menzogne e storie false». Il risultato è stato far crescere ancora di più l’attesa e la curiosità attorno al libro, che è già in alto nelle classifiche di vendita con i pre-ordini.

Bolton ha 71 anni ed è stato consigliere per la sicurezza nazionale – uno dei più importanti ruoli dello staff del presidente – dall’aprile del 2018 al settembre del 2019: è un cosiddetto “falco”, sostenitore cioè di una politica estera aggressiva e interventista, ed è stato per esempio un convinto oppositore dell’accordo sul nucleare iraniano. Lui dice che se ne andò dalla Casa Bianca per “forti divergenze” con Trump.

Il suo libro non è il primo di questo tipo – negli anni sono usciti diversi resoconti simili di ex collaboratori di Trump – ma è probabilmente quello scritto dal consigliere più autorevole e influente, che era fisicamente presente quando furono prese le decisioni più importanti. Tra le altre cose, il libro di Bolton conferma che Trump abbia fatto pressioni sull’Ucraina perché indagasse sulla storia dei Biden, minacciando di sospendere gli aiuti militari: ma sebbene questa sia stata la vicenda per cui fu avviato il processo di impeachment contro Trump, secondo Bolton il Congresso avrebbe dovuto estendere le sue indagini anche ad altri episodi.

Il più rilevante tra quelli raccontati è quello sulla Cina: Trump spiegò esplicitamente a Xi l’importanza di maggiori acquisti da parte della Cina nel risultato elettorale, sostiene Bolton. Quando Xi acconsentì a discutere della questione, Trump lo definì «il più grande leader nella storia cinese». Dopo aver parlato dei campi di detenzione cinesi a una cena ufficiale, Trump concluse che Xi doveva continuare a costruirli «perché pensava fosse la cosa giusta da fare».

Il libro contiene anche storie meno rilevanti, ma più pittoresche. Una volta, scrive Bolton, Trump chiese se la Finlandia facesse parte della Russia. Un’altra disse che sarebbe stato «facile» invadere il Venezuela, e si fece convincere dal presidente russo Vladimir Putin che Juan Guaidó, il principale oppositore del governo di Nicolas Maduro, era come l’ex candidata alle presidenziali Hillary Clinton. «Credo che Putin pensi di poterlo manipolare a piacimento», ha detto Bolton di Trump in un’intervista ad ABC. In un’altra occasione, racconta Bolton, Trump disse dei giornalisti: «Questa gente dovrebbe essere condannata a morte. Sono feccia».

Durante l’incontro del 2018 con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, dice Bolton, il segretario di Stato Mike Pompeo gli passò un biglietto con scritto «dice così tante cazzate» [he is so full of shit], e un mese più tardi confidò che la strategia diplomatica adottata con la Corea del Nord non aveva nessuna possibilità di successo. Appena arrivato alla Casa Bianca, racconta Bolton, l’ex capo dello staff della Casa Bianca John Kelly gli disse: «Non puoi capire quanto voglia andarmene. È un brutto posto per lavorare, e lo scoprirai».

I briefing dell’intelligence erano una perdita di tempo, secondo Bolton, «visto che la maggior parte del tempo lo passavamo ad ascoltare Trump, e non ad ascoltare i relatori». Trump pensa «come un arcipelago di puntini, come fossero tutti affari immobiliari individuali, lasciando a noi il compito di capire – o creare – una strategia politica», scrive Bolton, che accusa poi Trump di mentire di frequente, anche per mettere l’uno contro l’altro i suoi collaboratori.

La pubblicazione del libro di Bolton è stata accompagnata da polemiche e critiche provenienti anche dai Democratici: in occasione del processo di impeachment contro Trump, infatti, emerse che l’ex consigliere aveva delle cose rilevanti da raccontare, ma che le avrebbe scritte in un libro. Adam Schiff, capo della commissione di Intelligence della Camera, ha scritto su Twitter: «Quando allo staff di Bolton fu chiesto di testimoniare alla Camera sugli abusi di Trump, lo fecero. Avevano molto da rimetterci, e dimostrarono coraggio. Quando fu chiesto a Bolton si rifiutò, e disse che avrebbe fatto causa se gli fosse stato presentato un mandato di comparizione. Invece, si è tenuto tutto per raccontarlo in un libro. Bolton sarà uno scrittore, ma non è un patriota».