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  • Mercoledì 10 giugno 2020

L’epidemia di coronavirus tra i visoni

Negli allevamenti dei Paesi Bassi è iniziato l'abbattimento di migliaia di visoni: avevano contratto il virus dagli esseri umani e in un paio di casi ne avevano contagiati altri

(A&G/Lapresse)
(A&G/Lapresse)

Dalla settimana scorsa nella provincia del Brabante Settentrionale nei Paesi Bassi è stato avviato l’abbattimento di migliaia di visoni, molti dei quali nati da pochi giorni, a causa della presenza del coronavirus nei loro allevamenti. Dall’inizio dell’epidemia solo due persone hanno contratto il virus dai visoni, ma il governo olandese ha preferito non correre rischi, considerata l’enorme quantità di questi animali allevati per produrre pellicce. I meccanismi di diffusione del contagio tra i visoni non sono ancora completamente chiari, ma stanno offrendo ai ricercatori nuovi spunti importanti per comprendere meglio le caratteristiche del coronavirus SARS-CoV-2.

Stando alle indagini condotte finora, le epidemie tra i visoni sono state causate dagli esseri umani: alcuni operatori erano contagiosi e hanno trasmesso il coronavirus agli animali, mentre lavoravano negli allevamenti. Questa spiacevole condizione per i visoni offre invece un’opportunità per i ricercatori, che stanno cercando di capire come il virus riesca a trasmettersi tra specie diverse.

Le analisi condotte nei mesi scorsi hanno permesso di riscontrare la presenza del coronavirus in diversi animali come cani, criceti, macachi, furetti, gatti e tigri. A oggi non sono però stati rilevati casi di trasmissione da questi animali verso gli esseri umani, così come non è ancora chiaro da quali animali si sia originata l’attuale pandemia (un’ipotesi è che il coronavirus sia passato dai pipistrelli agli esseri umani, attraverso un passaggio intermedio in un’altra specie).

Verso la fine di aprile, gli operatori in due allevamenti nei Paesi Bassi avevano notato qualcosa di strano: i loro animali avevano accumuli di muco nel naso e mostravano difficoltà respiratorie; era inoltre aumentata la mortalità. Dalle indagini sanitarie era emerso che in ciascuno dei due allevamenti – uno da 12mila e l’altro da 7.500 visoni – un operatore era risultato positivo al coronavirus e aveva poi contagiato alcuni esemplari, che a loro volta ne avevano contagiati altri. Nelle settimane seguenti lo stesso fenomeno avrebbe interessato il 10 per cento circa degli allevamenti olandesi.

Le analisi epidemiologiche e veterinarie hanno messo in evidenza una notevole capacità del coronavirus di trasmettersi tra i visoni, in tempi rapidi e su larga scala. La diffusione del contagio è favorita dallo stretto contatto tra gli animali, ma i ricercatori hanno notato che la trasmissione può anche avvenire tra animali in gabbie diverse. L’ipotesi è che i visoni si contagino attraverso l’emissione di piccole gocce (droplets) di saliva e muco, tramite la condivisione dello stesso mangime e la polvere contenente materiale organico, come le loro feci.

Non è invece ancora chiaro perché in alcuni allevamenti il coronavirus si riveli più letale rispetto ad altri. Sono stati verificati casi di contagi con pochissimi visoni morti e altri in cui il 10 per cento degli animali è morto a causa del coronavirus. I ricercatori non hanno notato cambiamenti nell’aggressività del virus dopo il suo passaggio dagli esseri umani ai visoni, a differenza di quanto avviene con altri tipi di agenti infettivi.

Quando il 90 per cento circa dell’allevamento risulta positivo l’epidemia si arresta, perché la quasi totalità dei visoni ha sviluppato anticorpi e mantiene un certo livello di immunità (anche se non è chiaro ancora per quanto tempo e con che livelli di efficacia). Nel complesso le epidemie tra i visoni sono meno letali rispetto a quelle che si verificano a causa di altri virus che interessano il bestiame, come avviene per esempio nei pollai dove l’influenza aviaria può causare la morte di buona parte dei polli infettati.

Il governo dei Paesi Bassi ha ritenuto fosse opportuno non correre troppi rischi e ha quindi disposto l’abbattimento dei visoni negli allevamenti infetti. Il ciclo di riproduzione di questi animali culmina tra aprile e maggio con la nascita di una nuova generazione, che potrebbe comportare una nuova ondata di contagi negli allevamenti. Il governo olandese si è impegnato a risarcire i proprietari a seconda dell’estensione delle campagne di abbattimento da effettuare nelle loro fattorie.

La produzione di pellicce dai visoni è comunque in declino da tempo a causa di una minore domanda e, salvo cambiamenti, sarà messa al bando nei Paesi Bassi a partire dal 2024 per motivi etici. Secondo alcuni osservatori, la pandemia potrebbe costituire l’occasione per riconvertire gli allevamenti ad altre attività in anticipo, ma gli interessi economici potrebbero frenare questo processo.

A oggi solamente i Paesi Bassi hanno segnalato casi da SARS-CoV-2 nei visoni, anche se era immaginabile che questi animali potessero infettarsi, considerato che sono stretti parenti dei furetti, già noti per essere suscettibili al coronavirus. Danimarca e Cina, i due paesi con il più alto numero di allevamenti di visoni al mondo, non hanno rilevato contagi.