• Media
  • Giovedì 28 maggio 2020

Michele Serra resta a Repubblica, e spiega perché

«Nessuno ha mai pensato che “lavorare per gli Agnelli” abbia significato vendere l’anima, o come direi al bar, il culo»

(Gian Mattia D'Alberto / LaPresse)
(Gian Mattia D'Alberto / LaPresse)

Il sito di Repubblica ha anticipato la rubrica di Michele Serra sul Venerdì – il magazine settimanale del giornale – che Serra tiene oltre alla sua più longeva e popolare rubrica quotidiana sul quotidiano, L’Amaca. L’articolo, scritto una settimana fa, risponde alle domande di diversi lettori e spiega la decisione di Serra di mantenere la collaborazione col gruppo anche dopo il cambio di editore e dopo le diverse decisioni di altri giornalisti.

Caro Nicola, scelgo la tua lettera, per la brevità e la precisione polemica, in rappresentanza delle tantissime sul tema “che succede a Repubblica”. A quasi tutte sono riuscito a rispondere privatamente. Non l’avevo ancora fatto in questa rubrica perché il lasso di tempo (otto giorni) che trascorre tra la sua stesura e la sua pubblicazione è lunghissimo; temevo, insomma, che il succedersi dei fatti rendesse superate, una settimana dopo, le mie parole. Ora spero che le cose si siano un poco assestate. Scrivo questa nota venerdì 22 maggio sperandoche quando le leggerete, il 29 maggio, non sia accaduto niente di così clamoroso da renderle “vecchie”.
La prima cosa da dire è che ho totale rispetto per la scelta di Lerner e Deaglio. Sono entrambi grandi giornalisti e il primo è, per me, tra gli amici più stretti. La seconda cosa da dire è che pretendo identico rispetto – non un grammo di meno – per chi ha scelto di rimanere in un giornale che considera casa propria, punto di riferimento per un numero di lettori ancora importante nonostante la crisi dell’informazione a pagamento ne assottigli i ranghi mese dopo mese.

(leggi per intero su Repubblica.it)