Le notizie di lunedì sul coronavirus in Italia

I casi rilevati in totale sono 744 in più di ieri e i morti da ieri sono 179. Per la prima volta dal 10 marzo i ricoverati in terapia intensiva sono scesi sotto i mille

Un parrucchiere prepara l'attività per la riapertura con nastri, guanti, maschere e divisori in plexiglas. Roma, 11 maggio 2020 (ANSA/FABIO FRUSTACI)
Un parrucchiere prepara l'attività per la riapertura con nastri, guanti, maschere e divisori in plexiglas. Roma, 11 maggio 2020 (ANSA/FABIO FRUSTACI)

I contagi totali da coronavirus registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo i dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 219.814: ci sono 744 casi registrati in più di ieri. Dal 4 marzo non ce ne erano così pochi. I morti totali invece sono 30.739, un incremento di 179 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 1.401, per un totale di 106.587. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 999 (per la prima volta sotto i mille dal 10 marzo), 28 in meno di ieri. Si registrano 836 attualmente positivi in meno, per un totale di 82.488. I tamponi totali processati a oggi sono 2.606.652, 36.740 più di ieri.

In Lombardia, la regione più colpita, i casi registrati nelle ultime 24 ore sono 364, e i morti 68. Le persone al momento in terapia intensiva sono 341, 7 in meno rispetto a ieri. I “guariti o dimessi” sono 36.406, 75 in più di ieri. Nella provincia di Milano i casi totali di contagio sono 21.490 (più 114 rispetto a ieri), con un incremento di 52 unità nella città capoluogo.

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Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.

Le altre notizie di oggi

Il presidente della Liguria Giovanni Toti durante la trasmissione radiofonica Un giorno da pecora ha confermato che, questa sera alle 18, ci sarà l’incontro fra i presidenti di regione e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro della Sanità Roberto Speranza e quello per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia. Toti ha spiegato cosa chiederà al governo. «È nostra intenzione – ha detto – dal 18 maggio in poi far riaprire tutto. Vale per i ristoranti sulla spiaggia come quelli in città. Per riprendere la normalità. Aspettiamo le linee guida».

Stessa posizione per il presidente del Veneto Luca Zaia che ha dichiarato che chiederà al governo «l’apertura dei servizi alla persona, dei negozi, bar, ristoranti, centri sportivi e palestre». Per quanto riguarda il turismo Zaia ha spiegato che agli operatori del settore chiederà di «iniziare ad accendere i motori al minimo e di pensare ai distanziamenti rispettando le linee guida».

Intanto oggi l’Istat (l’Istituto Nazionale di Statistica) ha rilevato nel mese di marzo una diminuzione della produzione industriale rispetto al 2019 senza precedenti: nel primo mese di restrizioni l’indice destagionalizzato – cioè privato delle fluttuazioni dovute alla componente stagionale – è calato del 28,4 per cento, il calo più consistente della serie storica disponibile (che parte dal 1990), peggio dei valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009.

Ci sono stati forti diminuzioni della produzione in tutti i settori, dai beni strumentali (-39,9 per cento), a quelli intermedi, cioè quello che possono essere utilizzati soltanto in un ciclo produttivo per produrre altri beni, (-27,3 per cento), i beni di consumo (-27,2 per cento) e l’energia (-10,1 per cento). Le più penalizzate sono le industrie dell’automobile e dell’abbigliamento. Istat rileva che «nella fabbricazione di mezzi di trasporto e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori la caduta congiunturale e tendenziale supera ampiamente il 50 per cento».

Il ministero dell’Interno ha reso noto il numero di controlli effettuati domenica 10 maggio per garantire il rispetto delle misure di contenimento della diffusione del coronavirus. Le persone controllate sono state 147.958, di cui sono state sanzionate 2.154 e 23 denunciate per falsa attestazione o dichiarazione. Per quanto riguarda le attività e esercizi commerciali i controlli sono stati 41.932. Sono stati sanzionati 72 titolari di aziende e adottati 20 provvedimenti di chiusura.

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Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.

Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.

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