Le notizie di lunedì sul coronavirus

I casi di contagio rilevati sono 1.221 in più di ieri, mentre i morti sono 195 in più

Controlli in entrata e in uscita presso la Stazione Centrale di Napoli durante la Fase 2 dell'emergenza Covid-19, Napoli, 4 maggio 2020 (ANSA/CESARE ABBATE)
Controlli in entrata e in uscita presso la Stazione Centrale di Napoli durante la Fase 2 dell'emergenza Covid-19, Napoli, 4 maggio 2020 (ANSA/CESARE ABBATE)

I contagi da coronavirus totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 211.938. Ci sono 1.221 casi registrati in più di ieri, il numero più basso dal 10 marzo. I morti sono 29.079, un incremento di 195 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 1.225, per un totale di 82.879. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 1.479, 22 in meno di ieri.

In Lombardia, la regione più colpita, i casi positivi totali sono oggi 78.105 (577 in più rispetto a ieri) e i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 63. Le persone al momento in terapia intensiva sono 532, numero invariato rispetto a ieri.

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Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.

Le altre notizie di oggi

Oggi è iniziata la fase 2 delle restrizioni per il coronavirus con l’entrata il vigore del decreto del 26 aprile che allenta alcune misure. La novità principale riguarda gli spostamenti: da oggi infatti è possibile spostarsi all’interno della propria regione anche per visitare i “congiunti” e riprendere l’attività motoria e sportiva all’aperto. Hanno riaperto diversi settori produttivi fra cui quello manifatturiero e quello edile; i bar e ristoranti, che prima potevano lavorare soltanto per le consegne a domicilio, ora possono vendere anche cibo d’asporto (qui trovate un po’ di foto su com’è andata nelle città).

Nella giornata di ieri, 3 maggio, ultimo giorno della fase 1, sono state controllate 221.409 persone e 77.925 attività ed esercizi commerciali. Sono state 5.325 le persone sanzionate – una percentuale molto molto bassa – 31 quelle le denunciate per false dichiarazioni o attestazioni, 2 i denunciati per violazione del divieto di allontanamento per motivi di quarantena.

Oggi sono anche stati diffusi i dati dell’ISTAT sulla mortalità nel mese di marzo, che mostrano come in tutta Italia i decessi per tutte le cause sono aumentati in media del 49,4 per cento rispetto al marzo dell’anno scorso. I morti in più sono circa 25mila, di cui soltanto la metà risultano ufficialmente deceduti a causa dell’epidemia da COVID-19. Se si considerano soltanto i circa tremila comuni più colpiti dall’epidemia, quasi tutti situati al Nord e nelle Marche, il numero dei decessi rispetto all’anno scorso è quasi raddoppiato. In alcune province, come quella di Bergamo, il numero di morti è aumentato di quasi sei volte.

Intanto il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci ha cambiato idea sul blocco degli arrivi nella sua regione, una delle più isolate nelle scorse settimane. Parlando con La7 aveva dichiarato: «Chi vuol venire in Sicilia sa che deve spostare di qualche settimana il rientro previsto nella sua agenda». Oggi, invece, Musumeci ha chiesto al ministero dei Trasporti di aumentare i traghetti e raddoppiare i collegamenti aerei con l’isola.

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Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.

Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.

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