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  • Venerdì 1 maggio 2020

A New York non sanno più dove mettere i morti

A causa dell'epidemia da coronavirus gli obitori sono pieni ed è diventato impossibile cremare o seppellire un corpo in tempi brevi

Dentro a un'agenzia funebre del Queens, New York, 22 aprile 2020 (Spencer Platt/Getty Images)
Dentro a un'agenzia funebre del Queens, New York, 22 aprile 2020 (Spencer Platt/Getty Images)

Mercoledì scorso la polizia di New York ha scoperto alcune decine di corpi già decomposti ammassati all’interno di due furgoni parcheggiati fuori da un’agenzia di pompe funebri a Brooklyn. Il proprietario dell’agenzia, Andrew Cleckley, ha detto di «avere finito lo spazio»: ha spiegato che qualche giorno prima uno dei suoi autisti era arrivato al forno crematorio della città alle sei della mattina, trovando davanti a sé una quindicina di furgoni in attesa di far cremare decine di corpi. Le autorità sanitarie dello stato di New York hanno detto che indagheranno sull’accaduto, ma il caso dell’agenzia di Cleckley potrebbe non essere isolato.

A causa dell’epidemia da coronavirus, che a New York ha provocato per diverse settimane più di 800 morti al giorno, un numero quattro volte più alto rispetto a quello registrato in tempi normali, le camere mortuarie degli ospedali, le agenzie funebri, i cimiteri e i crematori hanno superato la loro capacità massima, e non sanno più dove mettere i corpi. Con oltre 18mila morti accertati – e un bilancio reale certamente molto più alto – il coronavirus è «il peggior evento per numero di morti che abbia mai colpito New York dopo la pandemia di influenza spagnola, un secolo fa», ha scritto il New York Times.

La situazione in città è particolarmente critica, e non solo per i medici che sono stati investiti dalle migliaia di pazienti gravi affetti da COVID-19, la malattia provocata dal coronavirus. Alcuni ospedali hanno finito le sacche in cui mettere i morti, mentre altri sono stati costretti a usare dei muletti per trasportare i cadaveri negli obitori mobili improvvisati. Così tante persone sono morte nella propria abitazione, senza nemmeno riuscire ad arrivare in ospedale, che i medici legali hanno chiesto aiuto ai militari, che hanno iniziato a lavorare tutto il giorno, tutti i giorni, per recuperare i cadaveri casa per casa.

Il caos che si è creato nella gestione dei corpi ha fatto sì che per molte famiglie l’intero processo, già di per sé molto doloroso, «si sia trasformato in una specie di tortura angosciante», ha scritto il New York Times.

Il sovraffollamento degli obitori ha creato moltissimi problemi anche alle agenzie di pompe funebri, che si sono trovate in una situazione estremamente complicata: da una parte sommerse dalle continue richieste fatte dagli ospedali e delle case di cura per recuperare i corpi dei morti, dall’altra l’impossibilità poi di cremarli o seppellirli rapidamente. Patrick Kearns, direttore di un’agenzia di pompe funebri nel Queens, ha raccontato che lo scorso 17 aprile ha mandato due suoi assistenti a un ospedale di New York, il Long Island Jewish Medical Center, per recuperare un corpo, che però non si trovava nel posto in cui avrebbe dovuto essere. Per individuarlo, i due assistenti hanno dovuto cercarlo tra decine di altri cadaveri, confrontando le informazioni di ciascun corpo con i dati in loro possesso.

La situazione non è migliore nella cinquantina di cimiteri e nei quattro forni crematori della città, che hanno già raggiunto la loro massima capacità e che non sono più in grado di accettare richieste di cremazioni per le prossime settimane.

A causa delle regole sul distanziamento fisico, ai funerali non possono assistere più di dieci persone, e solo seguendo regole particolari. Per ragioni di sicurezza, i familiari e gli amici della persona morta sono costretti ad aspettare nelle loro auto mentre la bara viene messa nel terreno; solo in un secondo momento è permesso loro avvicinarsi alla bara, ma mantenendo sempre una certa distanza l’uno dall’altro e solo dopo che gli impiegati dei cimiteri si sono allontanati. John Blumer, becchino di un cimitero di Long Island, ha detto al New York Times: «Non so come mi sentirei se dovessi seppellire mia madre con queste regole. Il corpo viene messo sottoterra senza nessuno attorno. È dura per i familiari».

Per affrontare l’emergenza legata al coronavirus, la città di New York ha raddoppiato la capacità degli obitori arrivando a 1.800 posti. Dopo 14 giorni, comunque, tutti i corpi non reclamati vengono sepolti nella fossa comune di Hart Island, un’isola vicino al Bronx.

I problemi provocati dai moltissimi morti a New York continueranno anche quando il numero quotidiano dei morti comincerà a scendere, ha detto al Wall Street Journal Richard Sullivan, presidente della New York State Funeral Directors Association. «Nessuno pensava che questi numeri sarebbero saliti alla stelle come poi è successo», ha concluso Sullivan.