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  • Martedì 28 aprile 2020

Quante sono realmente le morti da coronavirus nel mondo?

Secondo un'analisi del Financial Times potrebbero essere circa il 60 per cento in più del numero ufficiale

(Photo by Oscar Siagian/Getty Images)
(Photo by Oscar Siagian/Getty Images)

Secondo una stima del Financial Times, le morti causate dal coronavirus nel mondo potrebbero essere circa il 60 per cento in più di quelle registrate ufficialmente. Il sospetto che molti morti per COVID-19 non vengano conteggiati nel numero di quelli ufficiali della pandemia è condiviso dagli esperti già da diverse settimane, ma solo ora si comincia ad avere abbastanza dati per quantificare la differenza e fare ipotesi a livello globale.

In Italia la conferma è arrivata a inizio aprile, quando i dati ISTAT hanno mostrato che nei comuni più colpiti dall’epidemia il numero di morti per coronavirus poteva essere fino a quattro volte superiore a quello ufficiale. A Wuhan, la città cinese dove ha avuto inizio l’epidemia, a metà aprile le autorità hanno annunciato che il numero di morti per coronavirus andava aumentato di 1.290 rispetto al 2.579 precedentemente dichiarato (e comunque forse sottostimato). I dati del Financial Times mostrano un fenomeno simile anche in altri 9 paesi europei oltre all’Italia, a Giacarta (Indonesia), in una regione particolarmente colpita dell’Ecuador e a New York.

Per calcolare la differenza tra le morti registrate e le morti effettive per coronavirus, il Financial Times ha confrontato il numero dei morti per tutte le cause tra marzo e aprile di quest’anno con la media dei morti negli stessi mesi degli anni precedenti (dal 2015 al 2019). La differenza tra i morti di quest’anno e quelli degli anni scorsi per i paesi presi in esame dovrebbe essere complessivamente di circa 77 mila ― i morti ufficiali per coronavirus ― e invece è risultata di circa 122mila.

La Danimarca è l’unico dei paesi considerati in cui la differenza è in linea con i dati ufficiali: in tutti gli altri paesi, il numero dei morti degli ultimi due mesi è molto più alto di quanto ci si aspetterebbe, in media del 60 per cento. Proiettando questa differenza sul numero di morti da coronavirus in tutto il mondo e supponendo che i paesi scelti siano un campione significativo del totale, il Financial Times arriva a ipotizzare che anziché 201mila siano in realtà 318mila circa.

Le curve in grigio mostrano l’andamento del tasso di mortalità negli anni dal 2015 al 2019, mentre le curve in rosso mostrano l’andamento del tasso di mortalità nei primi quattro mesi del 2020 (Financial Times)

Tutte queste morti in più non hanno ufficialmente a che vedere con il coronavirus – cioè non sono persone che erano risultate positive ai test – ma è difficile credere che sia davvero così. Una delle ipotesi che potrebbe in parte spiegare questo scarto è che molte persone con malattie non legate alla pandemia ― che in condizioni normali sarebbero andate in ospedale e sarebbero state curate ― abbiano preferito evitare gli ospedali e siano quindi morte precocemente a casa. Tuttavia lo studio del Financial Times sottolinea che la maggior parte delle morti è concentrata nelle aree più colpite dalla pandemia, e questo fa pensare che sia stato il virus ― più che gli effetti dell’emergenza sanitaria ― ad averle provocate.

Il fenomeno raccontato dal Financial Times è evidente soprattutto nelle città più colpite e in particolar modo nei paesi in via di sviluppo, dove il numero di test che viene fatto alla popolazione non tiene il passo con la diffusione dei contagi. In Ecuador, nella provincia del Guayas, ufficialmente 245 persone sono morte di coronavirus, ma i morti di quest’anno nel periodo che va dall’1 marzo al 15 aprile sono 10mila in più della media degli scorsi anni. A Giacarta, capitale dell’Indonesia, ci sono state 1.400 sepolture in più rispetto alla media, ma i dati ufficiali dicono che solo 90 sono state causate dal coronavirus.

Confronto tra tasso di mortalità dal 2015 al 2019 (curva grigia) e tasso di mortalità nei primi mesi del 2020 (curva rossa) in alcune delle città più colpite dal coronavirus (Financial Times)

Anche nei paesi più ricchi, comunque, i dati non sono meno preoccupanti: in Inghilterra e Galles nella settimana dal 4 al 10 aprile il numero dei morti è stato del 76 per cento più alto rispetto alla media degli ultimi cinque anni: meno della metà erano ufficialmente vittime di coronavirus.

Nei comuni della Lombardia presi in esame dal Financial Times, i morti in più rispetto dalla media degli anni scorsi sono 13mila, molti di più dei 4.300 registrati dalle autorità. Nel bergamasco le morti degli ultimi mesi sono quasi sei volte quelle degli anni scorsi, un incremento del 464 per cento, il più alto registrato a livello internazionale. Subito dopo viene New York, dove i morti sono il quadruplo, e Madrid, dove i morti sono circa il 160 per cento in più del solito.

Le case di riposo per anziani sono uno dei luoghi dove sono morte più persone senza che la COVID-19 venisse loro mai diagnosticata. Adelina Comas-Herrera, ricercatrice della London School of Economics, ha detto che pochissimi paesi stanno facendo i tamponi nelle case di riposo in modo sistematico.

– Leggi anche: La situazione nelle case di riposo

Un altro aspetto da considerare è che le restrizioni introdotte dai vari paesi per limitare la diffusione del virus potrebbero aver abbattuto il numero di morti per incidenti stradali o sul lavoro: in questo senso il numero di morti non ufficiali per coronavirus potrebbe essere ancora più alto.