Come riaprono i ristoranti in Cina e in Corea del Sud

Foto e video di tavoli distanziati, clienti con mascherine e posate disinfettate sul momento

Hong Kong, 29 marzo (Anthony Kwan/Getty Images)
Hong Kong, 29 marzo (Anthony Kwan/Getty Images)

David Chang è un ristoratore statunitense di origine coreana, fondatore del gruppo di ristorazione Momofuku, che gestisce ristoranti asiatici di alto livello negli Stati Uniti e in Canada; dal 2009 il suo ristorante Momofuku Kofu ha due stelle Michelin. Chang è famoso per aver partecipato ad alcuni programmi di cucina in tv e per essere il protagonista della serie-documentario su Netflix Ugly Delicious.

In seguito alla progressiva riapertura dei ristoranti in Cina e in Corea del Sud dopo le chiusure per via del coronavirus, Chang ha chiesto su Twitter a ristoratori, direttori di aziende e catene e a persone comuni di inviargli foto e di spiegargli quali misure di sicurezza fossero state prese nella ristorazione, così da prendere spunto per quando sarà possibile riaprire anche negli Stati Uniti.

Gli hanno risposto in molti, segnalandogli direttive, linee guida, immagini e video di cosa succedeva nelle loro città, da Seul a Hong, da Pechino a Taipei. In alcuni casi si tratta di iniziative prese dai ristoranti, come il montaggio di alcune barriere in plexiglass per isolare singolarmente i clienti al bancone; in altre si tratta di direttive cittadine, come la prescrizione di non riempire i locali oltre il 50 per cento della capienza o di far indossare le mascherine ai dipendenti.

Una macchina che disinfetta i clienti all’entrata di un ristorante a Shanghai; il personale indossa guanti e mascherine.

Piatti e posate vengono disinfettati davanti ai clienti prima di apparecchiare la tavola.

Tre ristoranti a Seul, in Corea del Sud. Qui, segnala l’autore del tweet, le cose non sono molto diverse da prima che iniziasse il contagio da coronavirus: ci si siede mantenendo una certa distanza, il personale indossa sempre la mascherina e i clienti se la tolgono solo per mangiare. Sul bancone è disponibile per tutti il gel detergente per le mani.

A Shenzhen i locali avevano montato delle particolari protezioni nella prima fase della riapertura. Tutti i clienti dovevano farsi misurare la temperatura all’entrata, che non doveva superare i 37,3 °C; inoltre non dovevano avere sintomi, come tosse e raffreddore. Dovevano indossare la mascherina fino al momento di mangiare e poi indossarla subito di nuovo; non potevano allontanarsi dal tavolo senza indossare la mascherina. Il locale non poteva riempirsi oltre il 50 per cento della sua capacità e i tavoli dovevano essere disinfettati per ogni nuovo cliente. Bisognava stare seduti a un metro di distanza e nei fast food con tavoli piccoli non si poteva sedere più di una persona a tavolo. Ora quelle misure si stanno lentamente allentando.

Da McDonald’s a Pechino: tutti quelli che ci lavorano indossano mascherine e la loro temperatura viene segnata sui pacchi da asporto.

Nei ristoranti della catena di fast food Yardbird di Hong Kong, che serve pollo fritto e cibo tipico del Sud degli Stati Uniti, i tavoli sono separati da pannelli.

Tavoli distanziati in un ristorante della catena fast food Qingfeng, che serve baozi (paninetti cotti al vapore ripieni).

A Chongqing, in Cina, si misura la temperatura e si controlla il codice QR (una specie di codice a barre evoluto), che segnala lo stato di salute del cliente attraverso una app governativa. Non si può riempire il ristorante oltre il 50 per cento della capacità.

La sala da pranzo di un’azienda della società elettronica Asus a Taipei, Taiwan.

A Taipei, la capitale di Taiwan, alcuni ristoranti misurano la temperatura all’entrata e alcuni no, ma tutti forniscono gel detergente e in tutti il personale indossa mascherine. Queste foto sono state fatte nel ristorante per famiglie di Yang Shin: non viene riempito oltre il 70 per cento della capacità e resta chiuso di pomeriggio.

Starbucks a Taipei, Taiwan.

Starbucks a Hong Kong.