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  • Sabato 18 aprile 2020

Bolsonaro non ha ancora cambiato idea sul coronavirus

Il presidente del Brasile ha licenziato il suo ministro della Salute e sta continuando la sua campagna contro il distanziamento sociale, sempre più isolato

Un'immagine polemica nei confronti di Jair Bolsonaro proiettata su un palazzo di San Paolo, il 16 aprile. ( Miguel Schincariol/Getty Images)
Un'immagine polemica nei confronti di Jair Bolsonaro proiettata su un palazzo di San Paolo, il 16 aprile. ( Miguel Schincariol/Getty Images)

Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro è sempre più isolato nella sua campagna per sminuire i pericoli dell’epidemia da coronavirus e l’importanza del distanziamento sociale, e la sua ultima decisione di rimuovere il ministro della Salute Luiz Henrique Mandetta, un medico stimato e che era stato molto critico con l’atteggiamento del presidente, ha attirato estese critiche e polemiche.

Mandetta aveva già anticipato giorni fa che probabilmente sarebbe stato allontanato dal governo, perché il suo approccio all’epidemia era diverso da quello di Bolsonaro, e «basato sulla scienza». Di fronte alle ripetute dichiarazioni e apparizioni pubbliche apertamente ostili verso le misure di distanziamento sociale decise dai governatori statali, Mandetta aveva criticato Bolsonaro, dicendo per esempio che la sua visita a una panetteria «era stata una cosa sbagliata». Il sostituto di Mandetta è Nelson Teich, un oncologo che nelle sue prime dichiarazioni pubbliche è comunque sembrato voler mantenere un approccio all’epidemia basato sulle conoscenze scientifiche.

Un sondaggio diffuso giovedì dice che il 76 per cento dei brasiliani è contrario al licenziamento di Mandetta, e che il 58 per cento disapprova la linea di Bolsonaro. Da giorni l’opposizione chiede che il presidente diffonda ufficialmente i risultati del test che ha fatto per il coronavirus, visto che 23 persone che a inizio marzo lo avevano accompagnato negli Stati Uniti per incontrare Donald Trump hanno contratto la COVID-19. Bolsonaro si è sempre rifiutato, e negli ultimi giorni ha sostenuto di essere in possesso di un documento di intelligence che prova un complotto del Parlamento, di alcuni membri della Corte Suprema e di alcuni governatori per rimuoverlo dal potere.

Bolosonaro continua intanto a presenziare a eventi pubblici, a frequentare assembramenti di persone e a disapprovare le misure di distanziamento sociale, anche se recentemente ha parlato dell’epidemia come della «più grande sfida della nostra generazione». Ancora a fine marzo, però, paragonava la COVID-19 a un’influenza, sostenendo che «morirà della gente, è la vita». La scorsa settimana è stato ripreso mentre stringeva le mani di alcune persone, compresa una signora anziana, subito dopo essersi pulito il naso.

I dati ufficiali sull’andamento del contagio in Brasile descrivono una situazione apparentemente sotto controllo, ma esperti e medici avvertono che i numeri sono bassi perché vengono fatti pochi test e moltissime morti per COVID-19 non vengono registrate. I casi accertati sono meno di 35mila e le morti 2.171, ma secondo Carolina Lazari, capo del laboratorio di microbiologia dell’Hospital das Clínicas di San Paolo, il più grande dell’America Latina, «i numeri del ministero sono una fotografia del passato». Attualmente, i test nel paese vengono fatti soltanto ai pazienti gravi ricoverati in ospedale, dice Lazari.

Come tanti altri paesi del mondo, il Brasile sta avendo grandi difficoltà a rifornirsi dei reagenti necessari a elaborare i tamponi, e finora ha fatto circa 60mila test, cioè 300 per ogni milione di abitanti, contro gli oltre 20mila dell’Italia o i quasi 11mila degli Stati Uniti. L’Argentina, che finora ha registrato soltanto 3.000 casi, ha fatto circa la metà dei test, che sono comunque 600 per ogni milione di abitanti.

In Brasile peraltro sta arrivando la stagione più fredda, che potrebbe far aumentare la diffusione del coronavirus. Le misure di distanziamento sociale decise dai governatori hanno svuotato le spiagge e ridotto i grandi assembramenti, ma c’è molta preoccupazione per come le restrizioni sono – e soprattutto saranno – applicate nelle zone a grande densità abitativa, specialmente nelle favelas delle grandi città come Rio de Janeiro o San Paolo. Prima di lasciare il suo incarico, Mandetta aveva predetto il picco dell’epidemia per fine aprile o inizio maggio. Ciononostante, il giorno di Pasqua Bolsonaro ha sostenuto che «apparentemente il virus se ne sta andando, anche se adesso arriverà il problema della disoccupazione».