I migranti della Alan Kurdi saranno trasferiti su un’altra nave per la quarantena

Lo stabilisce un decreto firmato domenica dal capo della Protezione Civile: poi i migranti potranno sbarcare in Italia

ANSA-EPA/FABIAN HEINZ
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Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, su richiesta della ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli, ha firmato domenica un provvedimento che ordina che i 156 migranti soccorsi dalla nave Alan Kurdi della ONG tedesca Sea Eye, che si trova da giorni al largo della Sicilia in attesa di un porto di sbarco, siano trasferiti su un’altra nave e messi in quarantena.

Il provvedimento, di fatto, permetterà all’Italia di accogliere i migranti soccorsi in mare nonostante un decreto interministeriale approvato la settimana scorsa avesse stabilito che i porti italiani non dovevano essere più considerati dei «porti sicuri» e non erano da considerare idonei allo sbarco di migranti soccorsi nel Mediterraneo.

Il ministero dei Trasporti, in un comunicato diffuso domenica, ha scritto che il nuovo decreto «è coerente con le politiche del governo italiano sull’immigrazione e si è reso necessario a seguito del rifiuto, da parte della Alan Kurdi, di seguire la procedura per l’accoglienza nel proprio paese di bandiera che è la Germania». Per arrivare in un porto tedesco, la Alan Kurdi avrebbe impiegato moltissimi giorni di navigazione, mettendo probabilmente in grave pericolo le persone a bordo.

La Alan Kurdi aveva soccorso i migranti il 6 aprile a largo della Libia e da allora aveva chiesto di poter attraccare in un porto italiano o maltese, senza che i due paesi acconsentissero allo sbarco. Dopo il periodo di quarantena sulla nave, ha spiegato domenica Borrelli, i migranti saranno trasferiti sulla terraferma e inseriti nei normali percorsi di accoglienza.

Il decreto firmato da Borrelli prevede che a occuparsi della quarantena dei migranti siano la Protezione Civile con la collaborazione della Guardia Costiera e della Croce Rossa. Nel caso dei migranti che arrivano fino alle coste italiane, ha spiegato Borrelli, saranno predisposte delle strutture per la quarantena sulla terraferma e si farà ricorso alle navi solo nel caso in cui non ci siano altre possibilità.

Lo scorso 7 aprile, il giorno dopo il soccorso dei migranti da parte della Alan Kurdi, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il ministro della Sanità Roberto Speranza, quello degli Esteri Luigi Di Maio e la stessa ministra De Micheli avevano firmato un decreto che dichiarava i porti italiani non sicuri a causa dell’emergenza coronavirus.

Il provvedimento è valido però soltanto per alcune navi: all’articolo 1 si stabilisce infatti che i porti italiani non sono considerati sicuri «per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area SAR italiana». In sostanza la chiusura dei porti vale soltanto per le ONG straniere che soccorrono i migranti nel Mediterraneo centrale. Con la motivazione dell’emergenza sanitaria, quindi, l’Italia aveva di fatto sospeso uno dei principi del soccorso in mare e del diritto internazionale, negando la possibilità di sbarco alla Alan Kurdi.

Prima del decreto interministeriale l’Italia aveva inoltre chiesto che i migranti soccorsi diventassero responsabilità dell’Unione Europea e che fossero equamente distribuiti tra gli Stati membri. Il decreto della Protezione Civile di domenica non fa riferimento alla successiva collocazione dei migranti.

Intanto ieri 12 aprile, giorno di Pasqua, la ONG Sea Watch ha detto che 250 persone si trovavano alla deriva su 4 gommoni. Una di queste imbarcazioni si sarebbe capovolta e i migranti sarebbero naufragati. I quattro gommoni, uno con 72 migranti a bordo, uno con 47, uno con 55 e l’ultimo con 85, sono stati segnalati ieri a Sea Watch da Alarm Phone, il servizio telefonico per il soccorso ai migranti in difficoltà.

Mentre ad Alan Kurdi è imposta la quarantena, sempre ieri, intorno alle 15, a Pozzallo, in Sicilia, è sbarcato un gommone con a bordo 101 migranti, tutti uomini e molti minori. Il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, ha chiesto alla Prefettura di trovare un centro dove ospitarli «perché nell’hot spot dove c’è un migrante egiziano di 15 anni in isolamento perché positivo al coronavirus non potranno andarci».