Quanto ci stiamo spostando di meno

Lo mostrano i dati diffusi da Google sugli spostamenti dei suoi utenti, anche regione per regione

Google ha prodotto una serie di rapporti sul modo in cui sono cambiati gli spostamenti delle persone, in seguito alle misure restrittive introdotte in molti paesi per contrastare la pandemia da coronavirus. Le informazioni sono state elaborate sulla base dei dati che l’azienda statunitense raccoglie da chi utilizza i suoi servizi, soprattutto quelli per le informazioni geografiche come Google Maps (anche quando non si stanno utilizzando direttamente questi servizi).

I rapporti riguardano finora oltre 131 paesi, compresa l’Italia, e forniscono dati indicativi sul rispetto del distanziamento sociale e delle limitazioni agli spostamenti. Le informazioni non vanno confuse con quelle sul cosiddetto “contact tracing”, che si potrebbero ottenere solamente attraverso applicazioni dedicate per tenere traccia delle persone contagiate e ridurre il rischio che possano infettarne altre.

Le variazioni nelle singole regioni

Il rapporto per l’Italia è stato realizzato prendendo in considerazione la seconda metà di febbraio e il mese di marzo, fino a domenica 29, coprendo quindi un periodo che inizia prima dell’identificazione dei focolai nel Nord Italia, quando non erano ancora applicate misure restrittive. La linea di riferimento (“baseline”) è un valore mediano che è stato calcolato nel periodo tra il 3 gennaio e il 6 febbraio 2020, avendo cura di mettere a confronto gli stessi giorni della settimana tra i due periodi.

(Google)

Nel caso di locali come ristoranti, bar, musei, librerie e cinema, si è assistito a una riduzione di attività del 94 per cento a fine marzo rispetto a metà febbraio. Gli spostamenti verso luoghi come supermercati e farmacie si sono ridotti dell’85 per cento, mentre le attività nei parchi del 90 per cento, con un calo sensibile dopo la decisione di chiudere quelli cittadini.

(Google)

Le stazioni dei trasporti pubblici hanno riscontrato l’87 per cento in meno di attività, mentre per i posti di lavoro il calo è stato del 63 per cento, con una riduzione più marcata dopo la decisione del governo di sospendere le attività produttive non essenziali. La mobilità intorno alle abitazioni è invece aumentata di circa un quarto, segnando una maggiore presenza domestica della popolazione.

Il dato percentuale fornito da Google combina insieme sia gli spostamenti/visite nelle singole tipologie di luoghi, sia la permanenza negli stessi. I dati sono stati ottenuti in forma aggregata e anonima, attingendo a informazioni che gli utenti già condividono con Google per mantenere una cronologia dei loro spostamenti. Gli stessi dati sono impiegati, per esempio, per mostrare gli orari di maggiore afflusso nelle schede informative delle singole attività sul motore di ricerca.

Prevedendo qualche obiezione sul tema della tutela della privacy degli utenti, Google ha spiegato che la “Cronologia delle posizioni” è disattivata come impostazione predefinita, e che deve essere resa attiva espressamente da ogni utente. In qualsiasi momento ogni utente può decidere di disattivarla, visitando questa pagina del proprio account Google. I dati precedentemente raccolti possono essere inoltre cancellati dal sistema.

Nelle ultime settimane si è parlato molto delle tecnologie per tracciare gli spostamenti della popolazione, nell’ottica di ridurre il rischio di nuovi contagi. Sono state espresse preoccupazioni per la privacy soprattutto per i sistemi che prevedono un tracciamento attivo degli individui, come sperimentato in altri paesi soprattutto in Asia. A oggi non ci sono ancora chiare evidenze scientifiche per sostenere che il tracciamento abbia contribuito in maniera significativa a ridurre i contagi, e sono in corso ulteriori approfondimenti. Il governo italiano sta valutando le proposte di aziende ed enti di ricerca per realizzare applicazioni e sistemi informatici per tracciare i contagi, ma non sono ancora noti tempi e modalità.

Per quanto abbiano un certo grado di approssimazione, i dati forniti da Google sembrano confermare quanto evidenziato dal ministero dell’Interno sul rispetto delle norme restrittive applicate in Italia. La stragrande maggioranza della popolazione ha finora rispettato i limiti agli spostamenti, rimanendo in casa il più possibile (compatibilmente ad altre esigenze, come quelle lavorative). Il distanziamento sociale contribuisce a ridurre il rischio di nuovi contagi, permettendo di rallentare l’epidemia e di ridurre lo stress per le strutture sanitarie, che stanno affrontando un afflusso senza precedenti di malati che necessitano di assistenza ospedaliera.