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  • Domenica 29 marzo 2020

Le Olimpiadi mai disputate: Tokyo 1940

Alla capitale giapponese sono state assegnate tre Olimpiadi estive, ma solo una di queste si svolse regolarmente nei tempi previsti

di Pietro Cabrio

Olimpiadi Tokyo
(Douglas Miller/Keystone Features/Getty Images)

Tokyo 2020 non è stata la prima Olimpiade a non essere disputata nell’anno previsto all’assegnazione. Nella storia dei Giochi olimpici moderni ci sono tre precedenti simili. Le edizioni di Berlino 1916, Tokyo 1940 e Londra 1944 furono infatti annullate e recuperate molti anni dopo a causa delle due guerre mondiali.

Dopo il primo annullamento del 1916, i Giochi olimpici estivi ripresero ad Anversa nel 1920 e vennero organizzati regolarmente fino al 1936. Nel 1924 si disputarono le prime Olimpiadi invernali, che da allora iniziarono ad essere organizzate con la solita cadenza quadriennale. Nel 1940, tuttavia, si dovettero fermare ancora a causa della Seconda guerra mondiale, evento che coinvolse direttamente il Giappone, paese che avrebbe dovuto ospitare i Giochi invernali a Sapporo e quelli estivi a Tokyo.

Con le Olimpiadi di Tokyo 1940 il Giappone puntava a ristabilire la sua immagine internazionale dopo il peggioramento delle relazioni diplomatiche con i paesi occidentali. Ma il piano riuscì soltanto a metà.

Truppe giapponesi durante l’invasione della Manciuria nel 1931 (Hulton Archive/Getty Images)

Agli inizi del Novecento, grazie a una inaspettata vittoria contro l’Impero zarista nella guerra russo-giapponese, il Giappone assunse una rilevanza internazionale che non aveva mai avuto. Il suo peso come potenza militare aumentò ancora quando, nel corso della Prima guerra mondiale, si alleò con il Regno Unito per combattere l’Impero tedesco in Cina, risultando ancora vincitore e decisivo nelle sorti del conflitto.

Il Giappone fu quindi tra i cinque paesi invitati alla Conferenza di pace di Parigi. Anche se in posizione secondaria rispetto agli altri vincitori, potè avanzare delle pretese nel trattato di pace: chiese agli alleati la parità razziale, ossia una maggior libertà di spostamento nei paesi occidentali per i suoi cittadini. La richiesta venne respinta e anzi, poco tempo dopo, gli Stati Uniti vietarono espressamente l’ingresso nel paese ai giapponesi, inclusi nella definizione di “non bianchi”.

Il governo giapponese, offeso per essere stato ignorato nonostante i successi militari, continuò nel suo processo di modernizzazione, che nel 1912 aveva portato al progressivo passaggio dalla società feudale alla democrazia parlamentare. La crescita del paese fu però interrotta dalle conseguenze della crisi del 1929, che fece regredire l’economia ed ebbe come conseguenza l’ascesa al potere di un grande e influente movimento nazionalista e militarista.

Tutto questo portò all’espansione militare del Giappone in Cina e nel sud-est asiatico, una strategia pensata per ridurre la grande influenza occidentale nella regione e per assumere il controllo di territori ricchi di materie prime, pressoché assenti in Giappone. Nel 1931 l’esercito invase la provincia cinese della Manciuria, una mossa che portò all’isolamento diplomatico del paese e alla sua uscita dalla Società delle Nazioni.

In questo contesto storico, le autorità giapponesi lontane dagli ambiti militari cercarono di ristabilire la loro immagine internazionale candidando la capitale Tokyo come sede dei Giochi delle dodicesime Olimpiadi moderne. Nonostante lo scarso sostegno da parte del governo nazionale, e la candidatura di città europee come Barcellona, Roma e Helsinki, nel 1936 il Comitato Olimpico Internazionale, ribadendo le sue posizioni neutrali estranee alla politica, assegnò l’organizzazione a Tokyo.

Due copricapi militari usati da atleti giapponesi alle Olimpiadi del 1936 (Central Press/Getty Images)

Il Giappone divenne quindi il primo paese asiatico scelto come organizzatore dei Giochi moderni, ma con molti dubbi fin dall’assegnazione. Il governo continuava infatti a ignorare l’evento, concentrato a indirizzare altrove il suo sostegno. A meno di un anno dall’assegnazione, il parlamento chiese espressamente l’annullamento della manifestazione in concomitanza con l’inizio della seconda guerra sino-giapponese. A conflitto in corso, l’esercito requisì inoltre ogni risorsa utile e costrinse gli organizzatori a servirsi esclusivamente del legno come materiale di costruzione.

Tutto questo portò inevitabilmente al ritiro da parte dell’organizzazione giapponese, comunicato il 16 luglio 1938 da Koichi Kido, consigliere dell’imperatore Hirohito, il quale disse: «Quando la pace tornerà a regnare nell’estremo oriente potremo nuovamente ospitare i Giochi a Tokyo e cogliere l’opportunità per mostrare al mondo il vero spirito giapponese».

Nello stesso anno il CIO assegnò l’organizzazione a Helsinki, la seconda candidatura più gradita nel processo di assegnazione. La capitale finlandese avrebbe dovuto ospitare i Giochi dal 20 luglio al 4 agosto 1940, ma l’anno precedente in Europa iniziarono i combattimenti della Seconda guerra mondiale: il CIO fu costretto ad annullare l’edizione. Helsinki venne successivamente “risarcita” con le Olimpiadi del 1952 mentre a Tokyo fu assegnata l’edizione del 1964.