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  • Venerdì 6 marzo 2020

La situazione del coronavirus negli Stati Uniti

Ci sono circa 200 casi e 14 morti, in gran parte nello stato di Washington: il governo aveva promesso che avrebbe fatto un milione di test entro questa settimana, ma sembra che non ci riuscirà

Una scuola di Seattle, chiusa a causa del coronavirus (Karen Ducey/Getty Images)
Una scuola di Seattle, chiusa a causa del coronavirus (Karen Ducey/Getty Images)

Negli Stati Uniti il numero di persone contagiate dal coronavirus (SARS-CoV-2) è arrivato a 233 – ma potrebbe crescere molto nei prossimi giorni quando aumenterà il numero dei test effettuati – e i morti sono 14: i contagi sono avvenuti in 17 stati del paese, ma la grande maggioranza si trova nello stato di Washington, sulla costa occidentale, dove sono morte in tutto 13 persone. Nove di queste si trovavano in una casa di cura per anziani della periferia di Seattle, dove è stata registrata anche un’altra decina di contagi.

In tutto nello stato di Washington giovedì sono stati registrati 75 casi di contagio, più di 40 rispetto al giorno precedente. In un distretto scolastico della periferia nord di Seattle è stata imposta per precauzione la chiusura di tutte le scuole, obbligando circa 23mila studenti a rimanere a casa per due settimane mentre si cercherà di contenere l’epidemia di coronavirus nella zona. La diffusione del virus ha costretto inoltre molte grandi aziende tecnologiche che hanno sede nello stato di Washington ad attuare alcuni cambiamenti: Amazon, Microsoft e Facebook, per esempio, hanno invitato i propri dipendenti a lavorare da casa fino alla fine di marzo, per evitare il rischio di contagi.

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Il secondo stato più colpito dal coronavirus è la California, dove sono stati registrati 60 casi di contagio e un morto: un uomo di 71 anni che era risultato positivo dopo che il mese scorso aveva viaggiato su una nave da crociera che aveva fatto tappa in Messico. L’uomo era stato ricoverato il 27 febbraio, pochi giorni dopo essere tornato dal viaggio. Nel frattempo la nave era ripartita verso le Hawaii con 3.500 persone a bordo, ma nel frattempo alcuni altri passeggeri si erano sentiti male: la nave avrebbe dovuto attraccare a San Francisco mercoledì notte, ma le autorità della California le hanno negato l’approdo e l’hanno obbligata a rimanere in acque internazionali finché non verranno effettuati ulteriori test sulle persone a bordo.

Il terzo stato più coinvolto è quello di New York, con 22 casi, il doppio rispetto a quelli registrati mercoledì. Nella città di New York, in particolare, ci sono due persone in quarantena obbligatoria nelle proprie abitazioni e altre due ricoverate in ospedale. Secondo quanto rivelato dal dipartimento della Salute della città, ci sono poi circa altre 2.700 persone in isolamento domiciliare volontario: sono in gran parte persone tornate da viaggi in paesi in cui nelle ultime settimane sono stati registrati molti casi di contagi, tra cui Cina, Italia, Iran, Corea del Sud e Giappone.

Al momento non è chiaro quanti test siano stati effettuati in tutto il paese per accertare i casi di infezione: fino allo scorso lunedì il sito dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) pubblicava i numeri quotidianamente, ma da quel giorno il dato è stato eliminato, limitando le informazioni pubblicate a quelle relative ai casi di contagio. Nei giorni scorsi il vicepresidente Mike Pence, che coordina la risposta del governo statunitense all’emergenza del coronavirus, aveva detto che entro la fine di questa settimana sarebbe stato distribuito nei vari ospedali un numero sufficiente di kit per effettuare almeno un milione di test.

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Giovedì però Alex Azar, segretario alla Salute dell’amministrazione Trump, ha detto che entro questa settimana si riusciranno a testare al massimo 475mila persone, e lo stesso Pence, durante una visita in una fabbrica di un’azienda che produce tra le varie cose materiale sanitario, ha detto che al momento non ci sono abbastanza test disponibili «per affrontare quella che prevediamo sarà la richiesta futura», specificando che per ora ci sono abbastanza test solo «per chi ha avuto contatti [con persone contagiate] e per chi mostra sintomi».

Sempre giovedì il presidente Donald Trump ha parlato delle conseguenze che l’epidemia di coronavirus potrebbe avere sull’economia del paese, durante un comizio tenuto a Scranton, Pennsylvania, e moderato da Fox News. Trump, che solo una settimana fa aveva cercato di minimizzare gli effetti dell’epidemia dicendo che il mercato azionario statunitense si sarebbe ripreso dopo le perdite dei giorni scorsi, ora ha detto che il virus «avrà certamente un impatto» sull’economia del paese, aggiungendo però di avere piani «per ogni singola possibilità» e di sperare che l’emergenza non duri troppo a lungo. Trump ha poi invitato tutti i cittadini statunitensi a mantenere la calma e ha detto che, nonostante le possibili conseguenze negative del virus, «ora le persone rimarranno negli Stati Uniti e spenderanno i loro soldi qui, e questa cosa mi piace».

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