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  • Sabato 29 febbraio 2020

Come va con il coronavirus in Cina

Il numero di nuovi casi si sta abbassando e in alcune regioni del paese si tornerà a lavorare

Controlli della temperatura fuori da un supermercato di Pechino, il 28 febbraio 2020 (Kevin Frayer/Getty Images)
Controlli della temperatura fuori da un supermercato di Pechino, il 28 febbraio 2020 (Kevin Frayer/Getty Images)

Mentre in Italia il numero di persone infettate dal coronavirus (SARS-CoV-2) è salito a 888, il numero di nuovi casi registrati in Cina il 27 febbraio è stato il più basso da un mese: 329. Il 28 febbraio i nuovi casi sono tornati a crescere, ma di poco: sono stati 427, di cui 423 nella regione di Hubei, quella da cui è partita la diffusione del virus. All’inizio di febbraio ogni giorno venivano annunciati più di mille nuovi casi. Secondo le autorità cinesi – e i media di stato che fanno da portavoce – l’epidemia si sta infine stabilizzando. Il titolo sulla prima pagina del quotidiano in lingua inglese China Daily di oggi dice: «L’epidemia sta rallentando nel suo epicentro».

I casi di contagio confermati nel mondo ora sono più di 85mila, di cui la stragrande maggioranza, più di 79mila, in Cina: in tutto nel paese sono morte 2.835 persone che erano state infettate dal virus, ma 39mila sono guarite. In alcune regioni cinesi in cui erano in vigore delle restrizioni degli spostamenti i divieti sono stati allentati e alcune persone sono tornate a lavorare. Il Liaoning, una regione centro-orientale che confina con la Corea del Nord, è stata la prima ad abbassare il livello di emergenza dall’1 (il più alto) al 3, oggi. A seguire hanno fatto la stessa cosa lo Shanxi, il Guangdong, lo Yunnan, il Gansu e il Guizhou: in totale in queste regioni vivono 305 milioni di persone.

Il rapporto finale della missione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in Cina, diffuso il 28 febbraio, conferma che i casi di contagio nel paese stanno diminuendo da giorni e dà il suo consenso alla parziale ripresa delle attività produttive e, in un secondo momento, delle scuole nella maggior parte delle regioni cinesi. Invita comunque la Cina a continuare a seguire i protocolli di emergenza – di livelli diversi a seconda delle diverse regioni – per il contenimento del virus.

Non è però affatto detto che in Cina il pericolo sia finito: non si può escludere che al di fuori della regione di Hubei ci siano dei casi che non sono stati diagnosticati. Inoltre ci vorrà ancora molto tempo perché la vita torni alla normalità.

Intanto il governo cinese sta cercando di mettere in buona luce il proprio lavoro nelle operazioni di contenimento del virus tra i cittadini. In particolare il presidente Xi Jinping sta raccontando la gestione cinese della crisi sanitaria come un successo del Partito Comunista Cinese. È tuttavia possibile che l’alto consenso nei suoi confronti sia diminuito dalla crisi del coronavirus: intervistato dal New York Times, il politologo cinese Wu Qiang, critico nei confronti del regime, ha detto che la campagna di propaganda di questi giorni difficilmente riuscirà nel suo intento di conservare la fiducia nei confronti di Xi. La crisi potrebbe aver compromesso la sua immagine personale di leader forte.

Oggi si è saputo che il laboratorio di Shanghai in cui era stato sequenziato per la prima volta il DNA del SARS-CoV-2 è stato chiuso: non si sa perché.