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  • Giovedì 27 febbraio 2020

650 test positivi al coronavirus in Italia

È il numero dei contagi raccolto dalla Protezione Civile, che ha annunciato altre tre morti per il virus e 45 guarigioni

Una giornalista davanti al Duomo di Milano (Claudio Furlan - LaPresse)
Una giornalista davanti al Duomo di Milano (Claudio Furlan - LaPresse)

Gli ultimi dati sul coronavirus (SARS-CoV-2) in Italia diffusi dalla Protezione Civile nel pomeriggio di giovedì 27 febbraio dicono che i test positivi al coronavirus sono stati finora 650. Le persone guarite – cioè gli individui risultati non più positivi al coronavirus – sono 45, di cui 40 in Lombardia.

La Protezione civile ha annunciato in serata che:

I casi accertati di Coronavirus in Lombardia sono 403, 111 in Veneto, 97 in Emilia-Romagna, 19 in Liguria, 4 in Sicilia, 3 nelle Marche, 3 nel Lazio e 3 in Campania, 2 in Piemonte, 2 in Toscana, 1 in Abruzzo, 1 in Puglia e 1 nella Provincia autonoma di Bolzano. I pazienti ricoverati con sintomi sono 248, 56 sono in terapia intensiva, mentre 284 si trovano in isolamento domiciliare.
45 persone sono guarite.

Questi numeri – aveva spiegato il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli – sono stati raccolti dalla Protezione Civile in base alle comunicazioni delle regioni e del ministero della Sanità. C’è poi un altro numero di contagi, che viene invece fornito dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) dopo aver effettuato le controprove sui campioni inviati dalle regioni: Borrelli ha detto che i contagi confermati dall’ISS ad oggi sono 282.

Tutti i test che vengono fatti a livello locale, e poi ripetuti per una seconda conferma, devono infatti essere trasmessi all’Istituto Superiore di Sanità per un terzo controllo, il più preciso: solo a quel punto un test positivo può essere contato come un vero caso di contagio. Sono passaggi di controllo importanti perché i primi test possono a volte essere imprecisi e dare risultati errati.

A mezzogiorno Borrelli aveva detto che le morti in qualche modo legate al virus erano 14, spiegando però che il legame tra due morti più recenti e il coronavirus doveva ancora essere certificato dall’Istituto Superiore di Sanità. Alle 18 ha annunciato altri tre decessi, tutte persone ultra ottantenni.

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Mercoledì sera si è molto parlato della situazione a Milano, dopo la decisione della regione Lombardia di rivedere l’ordinanza con cui dopo i primi casi di coronavirus era stato deciso di chiudere bar e locali pubblici dalle 18 alle 6 del mattino, come misura precauzionale. Ad alcuni la decisione era sembrata eccessiva e in pochi giorni molti imprenditori della città avevano chiesto un ammorbidimento delle restrizioni, parlando di rischi molto concreti per le loro attività economiche nel caso non si fosse tornati presto a lavorare come di consueto.

La regione non ha modificato l’ordinanza originale, ma ha spiegato che a certe condizioni – per esempio quella di effettuare servizio al tavolo e non al banco – i bar sarebbero potuti tornare ai loro consueti orari di servizio. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha detto di aver anche chiesto al ministro della Cultura Dario Franceschini che venga permessa la riapertura dei Musei.

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Sempre mercoledì si è parlato del caso di contagio di una stretta collaboratrice del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, e lo stesso Fontana e diversi altri dipendenti della Regione si sono sottoposti ai test (almeno nel caso di Fontana risultati per ora negativi).

Al momento non sono stati individuati altri focolai del virus oltre quello del lodigiano, dove si trova anche Codogno, la città in cui è stato confermato il primo caso in Italia, e quello di Vo’, in provincia di Padova. Anche molti degli altri casi di contagio in Italia sono legati a questi due focolai: il presidente della Puglia Michele Emiliano ha per esempio detto che il caso di contagio a Taranto è di un uomo che era da poco tornato da Codogno (il test deve ancora essere confermato dall’Istituto Superiore di Sanità).

Lo stesso vale per molti casi di contagio in Europa degli ultimi giorni: ne sono stati confermati in Spagna, Svizzera, Austria, Croazia, Francia e Germania e sembrano tutti avere a che fare con l’Italia. Giovedì anche la Danimarca ha confermato il primo caso di contagio: un uomo che era stato a sciare nel Nord Italia.

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