È morto l’inventore del copia e incolla

La storia di Larry Tesler, l'informatico statunitense che ci ha reso la vita molto più facile

(Computer History Museum)
(Computer History Museum)

Larry Tesler, informatico e matematico statunitense, è morto il 17 febbraio scorso a 74 anni. Se potete copiare e incollare le frasi di questo articolo è merito suo: insieme al collega Timothy Mott, nel 1973 ideò il sistema del copia-incolla per trasferire parti di testo nei programmi per computer, eliminando la necessità di riscriverle ogni volta. Sebbene poco conosciuto al grande pubblico, Tesler può essere considerato tra i pionieri dell’informatica moderna: partecipò all’ideazione di uno dei primi programmi con interfaccia grafica per scrivere testi, fu il primo a usare un computer portatile su un aeroplano e a dimostrare a Steve Jobs un sistema grafico di simboli e icone che avrebbe cambiato per sempre l’informatica.

Tesler era nato il 24 aprile del 1945 a New York e aveva poi frequentato la Stanford University, interessandosi all’informatica, in un’epoca in cui i computer erano ancora macchine ingombranti e pesanti. Dopo la laurea non faticò a trovare più di un lavoro da consulente: nella zona di Palo Alto (California) dove viveva era tra i pochi a essersi segnato come “programmatore di computer” negli elenchi telefonici.

Xerox PARC
Nei primi anni Settanta, Tesler lasciò il Laboratorio di Intelligenza Artificiale di Stanford, con il quale aveva avviato una collaborazione qualche anno prima, trasferendosi in Oregon con la figlia (aveva da poco divorziato). Dopo avere faticato a trovare un nuovo impiego, Tesler entrò in contatto per la prima volta con lo Xerox Palo Alto Research Center (PARC), un centro di ricerca che sarebbe diventato leggendario nella storia dell’informatica. Fondato da Xerox, azienda produttrice di fotocopiatrici, il centro di ricerca era stato concepito come uno spazio in cui sviluppare nuove e avveniristiche idee per sfruttare le opportunità offerte dall’informatica.

Nel 1973 al PARC era a buon punto lo sviluppo di Xerox Alto, un computer monoutente (“workstation”) che secondo l’azienda avrebbe dovuto fare da prototipo per i computer del futuro. Il progetto non era l’unico di questo tipo nel panorama delle aziende informatiche, ma era sicuramente quello con maggiori potenzialità, legate soprattutto allo sviluppo di soluzioni software innovative, pensate per rendere più pratico e semplice l’utilizzo dei programmi.

Xerox Alto (Heinz Nixdorf MuseumsForum / Jan Braun)

Copia e incolla
Insieme a Mott, nel 1975 Tesler progettò e sviluppò Gypsy, il primo programma di videoscrittura (“word processor”) basato sull’utilizzo di un puntatore mosso da un mouse, per selezionare opzioni e impostazioni da un’interfaccia grafica. Era stato realizzato con l’intenzione di migliorare e arricchire Bravo, altro software di videoscrittura ideato l’anno prima da alcuni colleghi di Tesler sempre al PARC.

Tesler e Mott seguivano un approccio molto creativo, passando ore a immaginare come sarebbero stati i programmi del futuro, pensando a quali accorgimenti si potessero adottare per migliorare l’esperienza degli utenti. Oggi ci sembra scontato che sullo schermo di un computer, o dei nostri smartphone, ci siano immagini e icone, e che cliccandoci sopra con il mouse o toccandoli con un dito succeda qualcosa. Circa cinquant’anni fa un computer mostrava uno schermo in bianco e nero (o verde e nero) e aveva bisogno di comandi testuali per svolgere i propri compiti, piuttosto rudimentali.

Fu pensando alla complicazione di dover riscrivere ogni volta i comandi, o di dover utilizzare complicate combinazioni per richiamarli, che Tesler inventò un modo più semplice per copiare porzioni di testo. Fu lui a proporre che fossero utilizzate le parole “copia” e “taglia” per copiare un testo (o copiarlo rimuovendolo) e “incolla” per il passaggio successivo, nel quale il testo viene riprodotto altrove. La nuova funzione fu introdotto nei sistemi di videoscrittura realizzati al PARC a partire dal 1974, senza che i loro ideatori avessero una chiara idea della portata dell’invenzione.

WYSIWYG
Tesler negli anni avrebbe dimostrato di avere una grande attenzione per lo sviluppo delle interfacce, cioè dei sistemi tra il software e gli utenti, che permettono a questi ultimi di utilizzare i programmi, idealmente nel modo più accessibile possibile. Per tutta la vita avrebbe condotto una sorta di crociata personale contro i sistemi modali, come ad esempio le finestre che si aprono mentre si utilizza un programma e che richiedono per forza un’azione prima di poter tornare alla finestra precedente dove si stava lavorando.

In alcuni casi le finestre modali sono utili, per esempio per consentire al programma di chiedere se si voglia davvero chiudere un file senza salvarlo, ma in altre circostanze interrompono il flusso di lavoro confondendo troppo gli utenti, e portandoli a commettere errori. Tesler era così fissato sul “modeless” da avere la targa personalizzata della sua automobile che diceva “NO MODES”. (Anche il suo sito si chiama nomodes.com così come il suo account Twitter.)

Lavorando al PARC, Tesler cercò di promuovere il più possibile il concetto di interfacce facili da usare, sostenendo che questa caratteristica dovesse essere sempre presente nella valutazione dell’usabilità di un sistema informatico. Fu tra i primi a utilizzare l’espressione “What You See Is What You Get” (WYSIWYG, “ciò che vedi è ciò che è”), per indicare il fatto che un testo sullo schermo debba avere le stesse caratteristiche di impaginazione una volta che viene stampato. In seguito il significato sarebbe stato esteso ad altri ambiti, per esempio a quello della creazione delle pagine web.

Un portatile di peso
Se la storia di Tesler è intrecciata a molte delle evoluzioni dell’informatica, che avrebbero portato i computer a essere personal computer, è per via della sua collaborazione con il PARC. Sempre negli anni Settanta, partecipò alla realizzazione dello Xerox NoteTaker, uno dei primi computer portatili. All’epoca l’idea di potersene andare in giro con un computer sembrava un po’ matta, e forse per questo Tesler e colleghi cercarono di perseguirla con una certa ostinazione.

Uno dei primi prototipi del NoteTaker pesava 16 chilogrammi, circa 10 volte il peso di un odierno laptop. Insieme al collega Douglas Fairbairn, Tesler partecipò a un tour tra le sedi di Xerox negli Stati Uniti per alcune dimostrazioni del nuovo computer portatile. Un giorno, mentre erano in viaggio, ne provarono alcune funzionalità in aeroporto e successivamente durante un volo. Era probabilmente la prima volta che qualcuno si portava su un aereo un computer e lo utilizzava, avrebbe ricordato in seguito Tesler. Nonostante le potenzialità, il NoteTaker non ottenne molto interesse e Xerox decise che fosse più saggio proseguire con gli sviluppi dello Xerox Alto, accantonando l’altro progetto.

I grandi artisti rubano
Nel 1979 Steve Jobs, che tre anni prima aveva fondato Apple con Steve Wozniak, fece un paio di visite al PARC, considerato all’epoca uno dei punti di riferimento per l’informatica a Palo Alto. Durante la sua prima visita, fu Tesler a condurre una dimostrazione dello Xerox Alto e della sua interfaccia grafica, sorprendendo Jobs per il modo innovativo di gestire l’interazione tra la macchina e l’utente. Come avrebbe raccontato in seguito Tesler, Jobs ne fu entusiasta: “Siete seduti su una miniera d’oro! Non ci posso credere che Xerox non se ne sia avvantaggiata”.

Le due visite di Jobs – durante le quali gli fu anche mostrato uno dei primi mouse per computer – sarebbero state definite da alcuni “la più grande rapina nella storia dell’informatica”. Apple riprese buona parte delle idee viste al PARC per progettare i suoi primi computer, rendendo un successo commerciale le interfacce grafiche e il mouse. Negli anni seguenti Jobs avrebbe ammesso più volte, scherzosamente o più seriamente, di avere tratto grande ispirazione dal lavoro di Tesler e dei suoi colleghi: “Picasso ripeteva che: ‘I buoni artisti copiano, i grandi artisti rubano’ e non ci siamo mai vergognati di rubare grandi idee”. (Le visite di Jobs erano state comunque concordate anche in seguito a un investimento da parte di Xerox in Apple.)

È bene ricordare che nei primi anni di transizione dell’informatica verso una dimensione personale c’era in California un grandissimo fermento: aziende piccole e grandi sperimentavano hardware e software, con appassionati e impallinati che facevano altrettanto in una dimensione più piccola, nei loro garage di casa. Jobs copiò sicuramente alcune idee nate al PARC, ma ebbe le giuste intuizioni per migliorarle e per renderle un successo commerciale.

Una volta, ricordando la sorpresa con cui scoprì i progressi fatti al PARC, Jobs commentò ricordando che i dirigenti di Xerox: “Erano fissati con le fotocopiatrici e non avevano idea di che cosa potesse fare un computer. Rimediarono una sconfitta dalla più grande vittoria ottenuta dall’industria informatica. Xerox avrebbe potuto disporre dell’intera industria dei computer”.

Con Apple
Tesler si rese conto che Jobs aveva ragione, con Xerox che non stava sfruttando le sue idee e non sapeva bene che farsene: decise di lasciare l’azienda e di andare a lavorare per Apple nel 1980, insieme ad alcuni altri suoi colleghi. Collaborò allo sviluppo di Lisa, uno dei primi computer di Apple e ampiamente basato sulle innovazioni pensate per lo Xerox Alto.

Apple Lisa (Alan Light via Flickr)

Negli anni Novanta, Tesler fu una delle figure centrali nello sviluppo di Newton, una sorta di palmare considerato l’antenato dei tablet che usiamo oggi. Per il nuovo prodotto furono pensate innovazioni di vario tipo, alcune delle quali troppo avanti e ambiziose per essere facilmente realizzate con i componenti disponibili all’epoca. Newton non ottenne un particolare successo e, per stessa ammissione di Tesler, finì per sottrarre risorse importanti ad Apple che iniziava ad avere seri problemi a sostenersi economicamente.

Nel 1997, Tesler lasciò Apple e fondò una piccola azienda di software specializzata nello sviluppo di sistemi per diffondere i linguaggi di programmazione nelle scuole. La società durò poco meno di dieci anni, ma nel frattempo Tesler aveva firmato un contratto con Amazon, dando un importante contributo nel miglioramento dell’interfaccia del sito per fare acquisti online. Dopo avere lasciato Amazon nel 2005, avrebbe lavorato brevemente in altre società della Silicon Valley, come quella del motore di ricerca Yahoo!. Piuttosto schivo e concentrato sui suoi progetti, nell’ultimo decennio Tesler lavorò come consulente esterno per diverse aziende.

Riflettendo sull’idea di rendere i computer più facili da usare in un momento in cui nemmeno si sapeva bene cosa farsene di un PC, una volta Tesler disse: “Ero nato per quella cosa ed è stata una fortuna essere al posto giusto nel momento giusto”.

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“Ero nato per quella cosa ed è stata una fortuna essere al posto giusto nel momento giusto”.