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  • Giovedì 20 febbraio 2020

Cosa sappiamo dell’attentatore di Hanau

Era un uomo di 42 anni senza precedenti che ha pubblicato online un testo pieno di teorie complottiste e razziste

(Uwe Anspach/dpa via AP)
(Uwe Anspach/dpa via AP)

Mercoledì sera ad Hanau, in Germania, c’è stato un attacco armato a due locali pubblici, due bar di quelli dove si fuma il narghilè. Nell’attacco sono morte almeno nove persone, mentre diverse altre sono state ferite. Il principale e unico sospettato è stato identificato dalla polizia come Tobias Rathjen, un uomo di 43 anni. Poche ore dopo l’attacco Rathjen è stato trovato morto a casa sua. La polizia ritiene che si sia suicidato dopo aver ucciso sua madre. Le informazioni sul suo conto rimangono molto scarse, anche se le prime notizie fanno pensare che l’attacco sia stato motivato dal razzismo.

Al momento la polizia non ha confermato alcun dettaglio su Rathjen. La maggior parte delle informazioni che i giornali hanno diffuso nelle ultime ore arrivano da un sito registrato a suo nome – che contiene un documento pieno di teorie complottiste e razziste – e da una sua breve biografia, secondo cui era nato ad Hanau e si era laureato in Economia aziendale all’università di Bayreuth, in Baviera. Per ora non c’è modo di verificare queste informazioni.

Uno dei magistrati tedeschi che si stanno occupando dell’indagine, Peter Frank, ha fatto sapere che il documento e un breve video che Rathjen aveva postato su YouTube cinque giorni prima dimostrano che l’uomo «non aveva solo pensieri da pazzo e complesse teorie complottiste, ma anche una mentalità razzista». Né nel documento né nel video Rathjen aveva annunciato l’intenzione di compiere un attacco armato.

Il ministro dell’Interno regionale ha specificato che Rathjen non era noto né alla polizia né all’intelligence come un estremista (e perciò non era nemmeno sotto sorveglianza). Un comunicato della procura federale tedesca ha aggiunto che per quello che si sa al momento Rathjen non aveva alcun precedente di tipo criminale.

Stando alle fonti del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, Rathjen aveva il porto d’armi ed era in possesso di alcune armi da fuoco. Era un membro del club del poligono di Diana Bergen-Enkheim, a Francoforte, e secondo un comunicato del club sembrava «un tipo piuttosto calmo» e per nulla sospetto.

Il testo pubblicato da Rathjen contiene diverse tesi razziste promosse dall’estrema destra in tutto l’Occidente, e già usate da altri attentatori per giustificare attacchi e stragi (da Christchurch in Nuova Zelanda a El Paso negli Stati Uniti). Ci sono passaggi che richiamano la presunta sostituzione etnica in corso in alcuni stati europei a danno della popolazione bianca – tesi ripresa anche da diversi politici di estrema destra, anche in Italia – e una bizzarra teoria sul fatto che gli Stati Uniti siano governati da una oligarchia segreta, protetta dalle principali tv e giornali. Il documento contiene anche l’invito a «distruggere» le persone che abitano in Germania e hanno origini africane, asiatiche e mediorientali.

Deutsche Welle ha scritto che l’attentato di Hanau «si inserisce nell’aumento di attività di estrema destra in Germania», perlopiù violente: quattro mesi fa un estremista di destra aveva sparato e ucciso due persone nella sinagoga di Halle, in Sassonia, mentre a giugno dell’anno scorso il politico conservatore Walter Lübcke era stato ucciso da un altro estremista di destra dopo che per anni aveva preso posizioni favorevoli nei confronti dei migranti. Il ministro dell’Interno federale, Horst Seehofer, ha detto che al momento tutto sembra indicare che anche l’attacco di Hanau abbia avuto «motivazioni razziste». Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha commentato l’attentato dicendo che «il razzismo è un veleno».