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  • Sabato 8 febbraio 2020

In India sta crescendo il culto per l’uomo che uccise Gandhi

Cioè l'estremista indù Nathuram Godse, che aveva idee simili a quelle dell'attuale primo ministro Narendra Modi

Nathuram Godse, al centro, durante il processo in cui fu accusato dell'omicidio di Gandhi, il maggio 1948 a New Dehli (AP Photo)
Nathuram Godse, al centro, durante il processo in cui fu accusato dell'omicidio di Gandhi, il maggio 1948 a New Dehli (AP Photo)

Da diverso tempo in India si sta diffondendo il culto dell’estremista indù Nathuram Godse, l’uomo che nel gennaio 1948 a New Delhi uccise con tre colpi di pistola Gandhi, già allora considerato uno dei “padri” dell’indipendenza indiana e visto come un simbolo della resistenza non violenta in tutto il mondo.

Come ha scritto il giornalista Sameer Yasir sul New York Times, l’ammirazione verso l’assassino di Gandhi racconta molto di quello che è diventata l’India negli ultimi cinque anni e mezzo, cioè da quando a capo del governo indiano è arrivato il primo ministro nazionalista e induista Narendra Modi.

Nathuram Godse nacque in un piccolo paese dell’India centrale da una famiglia a cui erano già morti tre figli maschi a causa di una malattia non diagnosticata. I suoi genitori credevano che per proteggerlo dalla morte avrebbero dovuto trattarlo come una femmina, e gli fecero mettere un piercing al naso a forma di anello. A causa di quel piercing, Godse fu chiamato Nathuram, che significa “uomo con il piercing al naso”.

Godse si unì presto al R.S.S., gruppo nazionalista induista che in gioventù venne frequentato anche da Modi e da altri membri del partito oggi al governo, il Partito del Popolo Indiano, di destra. Godse credeva che Gandhi avesse tradito gli induisti adottando un atteggiamento troppo conciliante e morbido nei confronti dei musulmani e permettendo al Pakistan di staccarsi dall’India nel 1947. Dopo aver ucciso Gandhi, nel gennaio del 1948, Godse fu arrestato, processato, condannato a morte e infine ucciso nel 1949. Posizioni simili alle sue sono tuttavia ancora molto popolari oggi tra i nazionalisti induisti più estremisti, molti dei quali considerati vicini a Modi.

Gandhi il 9 giugno 1925 a Mirzapur, Uttar Pradesh (Hulton Archive/Getty Images)

Negli ultimi anni la figura di Godse è diventata sempre più popolare: in suo onore sono state erette diverse statue in tutto il paese, parecchi templi induisti sono stati convertiti in templi per celebrare Godse, e allo stesso tempo sono cresciuti gli attacchi di gruppi di estrema destra contro immagini e memoriali di Gandhi. Nell’Uttar Pradesh, stato indiano guidato dal monaco induista e ultranazionalista Yogi Adityanath, le richieste per chiedere al governo di inserire un capitolo speciale su Godse nei libri scolastici sono diventate sempre più insistenti. Proprio il governo di Adityanath ha inoltre proposto di cambiare il nome della città di Meerut in Godse City.

Yasir ha scritto sul New York Times che anche la tecnologia ha contribuito a diffondere il culto di Godse.

La disponibilità di piani tariffari economici in tutto il paese – e in particolare la diffusione di WhatsApp, servizio di messaggistica con cui l’India ha già avuto enormi problemi – hanno contribuito «a creare un ecosistema di disinformazione in cui è difficile separare i fatti dalle invenzioni». Alcuni messaggi di WhatsApp circolati moltissimo hanno sostenuto per esempio che se Godse non avesse ucciso Gandhi l’India sarebbe crollata come sarebbe poi successo all’Unione Sovietica tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta.

La diffusione del culto di Godse e la crescente ostilità nei confronti di Gandhi non sono gli unici fenomeni che negli ultimi anni hanno mostrato i cambiamenti in atto nella politica e nella società indiana.

Solo nell’ultimo anno il governo di Modi ha ottenuto l’approvazione di due importanti leggi, entrambe molto appoggiate dal nazionalismo induista e osteggiate in particolare dalla minoranza musulmana: la revoca dello “status speciale” del Kashmir, stato indiano a maggioranza musulmana rivendicato dal Pakistan, a cui è stata notevolmente ridotta l’autonomia concessa dalla Costituzione; e l’approvazione di una controversa legge per penalizzare i musulmani nel processo di ottenimento della cittadinanza indiana.