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  • Mercoledì 5 febbraio 2020

Cos’è andato storto alle primarie in Iowa

Moltissime cose, legate soprattutto all'app con cui venivano registrati i voti (ma anche alla struttura stessa delle votazioni)

(Eileen Meslar/Telegraph Herald via AP)
(Eileen Meslar/Telegraph Herald via AP)

Alle primarie del Partito Democratico statunitense in Iowa, le prime di una lunga serie di voti con cui il partito sceglierà l’avversario da contrapporre a Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2020, i due candidati che hanno preso più voti sono Pete Buttigieg e Bernie Sanders. Lo spoglio non si è ancora concluso e non è chiaro chi vincerà. La notizia più grossa, però, è proprio legata all’enorme ritardo nello spoglio del voto – che si è concluso più di 24 ore fa – e ai problemi che l’hanno causato, su cui circola ancora una certa confusione.

Sappiamo per certo che ad andare storta non è stata una cosa sola. Un elenco messo insieme dal New York Times cita sette problemi diversi, che si sono alimentati a vicenda creando ulteriore confusione.

Una parte del guaio è dovuta sicuramente al funzionamento del voto. Le elezioni dell’Iowa sono dei caucus: gli elettori non votano entrando al seggio durante la giornata e mettendo una X su una scheda in segreto, ma si confrontano per almeno un’ora (spesso di più) in un procedimento intricato ma appassionante. In ogni seggio, ognuno sceglie pubblicamente il suo candidato preferito, e poi – dopo una fase di negoziati e tentativi di persuasione reciproca – chi aveva scelto un candidato che ha ottenuto meno del 15 per cento al primo giro in quel seggio, sceglie uno dei candidati rimasti. Tutto questo avviene di solito in grandi stanzoni o palestre, dove gli elettori si spostano e si raggruppano fisicamente con gli altri con convinzioni simili.

Dopo questi movimenti, in teoria, il caucus si considera concluso: il presidente calcola quanti elettori sostengono i singoli candidati e anche il numero di delegati che ciascun candidato ottiene in quel seggio (per un totale di circa 11mila delegati nello stato che poi saranno ridotti ai 41 che l’Iowa invierà alla convention nazionale in cui verrà eletto l’avversario di Trump).

Fino a quattro anni fa, le operazioni di voto erano condotte in maniera piuttosto approssimativa: i dati finali venivano annotati dal presidente di ogni seggio in maniera informale e comunicati al comitato centrale del partito, che in caso di discrepanze li aggiustava come poteva, per poi comunicare all’esterno dei dati coerenti. Quest’anno, per rendere più trasparente il voto, erano stati introdotti due livelli di controllo: una scheda cartacea consegnata a ciascun elettore legata a un modulo che doveva compilare il presidente, e una app sviluppata da una società vicina al Partito Democratico, Shadow, che avrebbe dovuto velocizzare il calcolo dei risultati. Nessuna delle due novità ha funzionato a dovere.

Il modulo si è rivelato piuttosto complicato da compilare, anche perché i presidenti di seggio dovevano dare conto di varie stime, fra cui anche il numero di elettori schierati con ciascun candidato all’inizio del caucus (quindi prima che i candidati con meno del 15 per cento di elettori venissero eliminati). Con una mole di dati così grande da annotare, era inevitabile che alcuni non coincidessero fra loro – per esempio, che il numero totale di votanti fosse appena inferiore o superiore ai sostenitori dei singoli candidati.

Un fac simile del modulo dato ai presidenti di seggio, pubblicato dal New York Times

Sembra però che i maggiori problemi li abbia creati l’app ufficiale indicata dal Partito Democratico dell’Iowa. È stata sviluppata da Shadow, una società vicina allo stesso partito, e le informazioni che stanno circolando oggi sul suo conto potevano far presagire che qualcosa sarebbe andato storto. Innanzitutto, Shadow è stata pagata circa 60mila dollari – una cifra irrisoria per un lavoro complesso e delicato come questo – ed è stata diffusa soltanto a metà gennaio, lasciando appena due settimane ai presidenti di seggio per imparare ad usarla, col risultato che secondo il Wall Street Journal alcuni ci hanno rinunciato in partenza. Il Washington Post spiega che è stata diffusa soltanto a ridosso del voto per ridurre al minimo le possibilità che venisse hackerata.

I problemi sono iniziati sin da subito: diversi presidenti di seggio non sono riusciti ad accedere all’app, che non riconosceva nessuno dei codici forniti dal partito. Il Washington Post ha raccontato che in una contea da 158mila abitanti nella zona est dello stato soltanto un presidente di seggio è riuscito ad accedere correttamente all’app.

I problemi non sono finiti. Il New York Times ha scritto che in molti casi l’app non registrava correttamente tutti i dati inviati dai presidenti di seggio, non è chiaro per quale motivo: forse non riconosceva come esatti i calcoli fatti a mano dai presidenti di seggio, soprattutto sul numero finale di delegati assegnati a ciascun candidato, o per via delle discrepanze fra i numeri forniti (come nell’esempio di prima, fra numero totale di votanti e sostenitori dei singoli candidati). Una volta che diversi presidenti di seggio hanno capito che qualcosa non stava funzionando, hanno deciso di comunicare i dati a voce al partito chiamando la sede centrale al telefono: il risultato è che le linee si sono intasate, probabilmente a causa della scarsità di operatori, e il New York Times cita attese di diverse ore per mettersi in contatto col partito.

Infine, sembra che l’app avesse anche un errore di programmazione: «nei casi in cui i presidenti di seggio riuscivano a inserire correttamente i dati, un sistema separato sviluppato da Shadow raccoglieva le informazioni ma produceva un risultato soltanto parziale», scrive il Washington Post. A diverse ore dalla chiusura dei seggi, il presidente del Partito Democratico dell’Iowa ha ammesso pubblicamente l’errore di programmazione, sostenendo però che i dati in sé fossero corretti, e che il partito aveva iniziato a scrutinarli a mano, cioè facendo affidamento soltanto ai moduli che aveva ricevuto. Lo spoglio durerà ancora qualche ora, a causa della difficoltà nel reperire tutti i moduli: al momento sono arrivati i dati da circa il 70 per cento delle circoscrizioni, e il risultato definitivo dovrebbe arrivare intorno all’ora di pranzo italiana, quando in Iowa sarà mattina presto.