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  • Martedì 4 febbraio 2020

Alle primarie dei Democratici in Iowa è in vantaggio Buttigieg

Ed è un risultato inaspettato, anche se va preso con le molle perché ancora parziale a causa dell'enorme pasticcio di ieri

Pete Buttigieg (Spencer Platt/Getty Images)
Pete Buttigieg (Spencer Platt/Getty Images)

Il Partito Democratico statunitense ha diffuso martedì sera i primi risultati parziali delle elezioni primarie in Iowa, le prime del paese, che danno inizio all’intero processo. Sono i primi risultati che arrivano dopo l’enorme pasticcio di ieri, che ha impedito la diffusione di risultati solidi nelle ore successive al voto. I risultati diffusi riguardano il 71 per cento delle circoscrizioni elettorali coinvolte, e dicono che Pete Buttigieg è in vantaggio con il 26,8 per cento dei delegati statali espressi, davanti a Bernie Sanders, che al momento è al 25,2. Dietro ci sono Elizabeth Warren (18,4 per cento), Joe Biden (15,4 per cento), Amy Klobuchar (12,6 per cento), Andrew Yang (1,1 per cento) e Tom Steyer (0,3 per cento).

È un risultato piuttosto inaspettato: secondo i sondaggi delle ultime settimane Buttigieg aveva perso molti consensi, mentre Sanders era dato in ascesa. Sembra essere andato molto male Joe Biden, che per mesi era stato avanti nei sondaggi in Iowa e che ancora oggi è primo nei sondaggi nazionali.

I risultati non sono definitivi e vanno presi con le molle, anche perché lo scarto tra Buttigieg e Sanders è minimo e potrebbe cambiare man mano che arrivano i risultati definitivi. Il Partito Democratico ha cominciato a diffondere i risultati parecchie ore dopo la fine delle votazioni a causa di un enorme pasticcio nel procedimento di raccolta e conteggio dei dati, che potrebbe avere un impatto molto rilevante sulle primarie dei Democratici che si terranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: soprattutto perché se ne parlerà tantissimo, e potrebbe oscurare i risultati del voto vero e proprio.

Il presidente del Comitato Nazionale del Partito Democratico, Tom Perez, si è scusato per quello che è successo, dicendo che «quello che è successo stanotte non dovrà ripetersi» e confermando che il guaio con il conteggio dei voti è stato causato da un problema tecnico con l’app che avrebbe dovuto conteggiare i voti: «È chiaro che l’app in questione non ha funzionato al meglio. Non la useremo né in Nevada né altrove durante il processo elettorale delle primarie. Il fornitore di questa tecnologia deve farci un resoconto completo di ciò che è andato storto», ha concluso Perez.

Leggi anche: Il pasticcio delle primarie in Iowa

Le elezioni dell’Iowa tecnicamente non sono primarie, ma caucus: gli elettori non votano entrando al seggio durante la giornata e mettendo una X su una scheda in segreto, ma si confrontano per almeno un’ora (spesso di più) in un procedimento intricato ma appassionante: ognuno sceglie pubblicamente il suo candidato preferito, e poi – dopo una fase di negoziati e tentativi di persuasione reciproca – chi aveva scelto un candidato che aveva ottenuto meno del 15 per cento al primo giro in quel seggio sceglie uno dei candidati rimasti.

Per questo il Partito Democratico avrebbe dovuto diffondere tre diversi dati sul voto di ieri: quello sulle prime scelte degli elettori, quello sul risultato finale e quello sulla distribuzione dei delegati (che dipende anche dalla distribuzione geografica del voto). Molti giornalisti ed esperti sostengono che il guaio della diffusione dei risultati – unito ad altri simili ma minori occorsi nel 2012 e nel 2016 – potrebbero portare a mettere in discussione la scelta di votare con questo metodo in futuro.

L’Iowa è uno stato prevalentemente rurale del Midwest degli Stati Uniti e ha una popolazione in stragrande maggioranza bianca. Alle elezioni presidenziali Barack Obama aveva vinto in Iowa sia nel 2008 che nel 2012, ma nel 2016 Hillary Clinton era stata battuta da Donald Trump, in uno dei casi più esemplari di come la forza di Trump tra l’elettorato bianco e poco istruito abbia spostato gli equilibri politici del Midwest.

Le elezioni primarie proseguiranno fino all’inizio di giugno. Le prossime consultazioni si terranno l’11 febbraio in New Hampshire, il 22 febbraio in Nevada e il 29 febbraio in South Carolina, prima del cosiddetto “Super Tuesday” del 3 marzo che vedrà votare insieme molti stati diversi, e potrebbe dare un indirizzo decisivo alla competizione.