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  • Venerdì 31 gennaio 2020

Le notizie di oggi sul nuovo coronavirus

Giovedì è stato il giorno con più morti finora e al momento ci sono quasi 10mila casi confermati in tutto il mondo, due anche in Italia

(The Yomiuri Shimbun via AP Images)
(The Yomiuri Shimbun via AP Images)

Nelle ultime ore il numero dei morti per il nuovo coronavirus (2019-nCoV) è salito a 213, mentre i casi confermati di infezione son quasi 10mila in tutto il mondo. La maggior parte dei contagi e tutte le morti sono avvenute in Cina, per lo più nella provincia di Hubei, dove si trova Wuhan, la città da cui è partita la diffusione del virus. Nel resto del mondo, invece, ci sono stati finora 106 casi di contagio: tra gli ultimi registrati ci sono i due in Italia annunciati ieri sera, che riguardano due turisti cinesi attualmente in isolamento all’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma. Venerdì, inoltre, sono stati annunciati anche i primi casi di contagio nel Regno Unito e in Russia.

Giovedì è stata la giornata con il maggior numero di morti finora, con più di 40 persone morte in Cina nel giro di 24 ore. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la diffusione del nuovo coronavirus (2019-nCoV) un’emergenza sanitaria internazionale. Durante una conferenza stampa a Ginevra, il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha detto che «il motivo principale non è quello che sta accadendo in Cina, ma quello che sta accadendo in altri paesi», e ha lodato «gli sforzi straordinari» delle autorità cinesi per contenere la diffusione del virus, aggiungendo che non c’è motivo al momento per limitare i viaggi in Cina o gli scambi commerciali.

Ciononostante diversi paesi e compagnie aeree negli ultimi giorni hanno deciso di sospendere tutti o buona parte dei voli verso la Cina, per precauzione. Tra gli ultimi c’è anche l’Italia, che ha deciso di sospendere tutti i voli da e per la Cina dopo i due casi di coronavirus a Roma. Come gran parte dei casi di contagio finora scoperti, anche questi riguardano turisti provenienti da Wuhan. Negli ultimi giorni, però, sono stati confermati anche alcuni casi di contagio in persone che non avevano visitato di recente la zona di Wuhan: per ora questi casi isolati sono stati riscontrati in Germania, Giappone, Stati Uniti e Vietnam.

– Leggi anche: Cosa sappiamo dei due casi di coronavirus in Italia

Giovedì inoltre il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha emesso un’allerta di livello 4, quella più alta, sui rischi del nuovo coronavirus, consigliando a qualunque cittadino statunitense di non fare viaggi in Cina, a causa dell’elevato rischio di contagio.  Le compagnie aeree che finora hanno sospeso o diminuito i propri voli da e per la Cina sono British Airways, United Airlines, Air Canada, American Airlines, Air Asia, Cathay Pacific, Air India, IndiGo, Lufthansa, Kenya Airways, Turkish Airlines e Finnair. Stanno continuando anche i rimpatri dei cittadini stranieri che si trovano bloccati a Wuhan. Nelle ultime ore sono partiti due aerei, uno con 200 cittadini francesi e uno con 83 cittadini britannici e 27 cittadini di altre nazionalità. I passeggeri, una volta giunti a destinazione, verranno messi in quarantena finché non si accerterà la loro salute.

Per precauzione, sono stati anche cancellati o rimandati diversi eventi sportivi previsti nei prossimi mesi in Cina. Mercoledì la Federazione Internazionale Sci (FIS) ha annullato tutte le prove di Coppa del mondo, che erano previste nel paese a febbraio; World Athletics, l’organismo mondiale di governo dell’atletica, ha rimandato di un anno i mondiali indoor previsti a Nanjing a marzo.

In totale al momento fuori dalla Cina sono stati confermati casi da coronavirus in Thailandia (14); Giappone (14); Singapore (13), Hong Kong (12), Corea del Sud (11), Taiwan, Australia (9), Malesia (8), Macao (7), Stati Uniti, Francia (6), Germania, Vietnam (5); Emirati Arabi Uniti (4), Canada (3), Italia, Regno Unito, Russia (2), Cambogia, Nepal, Sri Lanka, Finlandia, Filippine, India. Il numero reale dei casi di contagio è tuttavia difficile da rilevare, in parte perché molte persone che contraggono il virus non sviluppano sintomi di una gravità tale da rendere necessario un controllo medico. Per ora i dati suggeriscono che circa il 20 per cento di chi contrae il virus si ammali gravemente e che il tasso di mortalità sia intorno al 2 per cento, ma sono stime da prendere con molta cautela considerate le incertezze che ancora ci sono intorno al virus.

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