• Mondo
  • Martedì 21 gennaio 2020

In Spagna si parla del “pin parental”

È una proposta del partito di estrema destra Vox, per dare la possibilità ai genitori di ritirare i loro figli da corsi scolastici che vanno «contro i loro principi morali»

Una manifestazione contro Vox, Barcellona, 30 marzo 2019 (AP Photo/Manu Fernandez)
Una manifestazione contro Vox, Barcellona, 30 marzo 2019 (AP Photo/Manu Fernandez)

In Spagna si sta discutendo molto di un’iniziativa sulla scuola proposta da Vox, partito di destra radicale, anti-immigrazione e anti-femminista, e chiamata da loro “pin parental” cioè “controllo genitori”, “protezione parentale”. Il “pin parental” o “veto genitoriale”, per chi lo critica, è sostenuto apertamente anche dal presidente del Partito Popolare (PP) Pablo Casado, mentre è contestato con decisione dal nuovo governo spagnolo – con le ministre della Pubblica Istruzione e dell’Uguaglianza in prima linea -, dai movimenti femministi e dai sindacati.

Il “pin parental” prevede che sia reso obbligatorio l’uso di un documento (pdf) che darebbe la possibilità ai genitori di dare il consenso esplicito alla partecipazione dei propri figli e delle proprie figlie alle attività complementari delle scuole, nel caso in cui il loro contenuto vada «contro i loro principi morali». Secondo Vox, la proposta servirà a proteggere i bambini da una serie di contenuti su qualsiasi argomento, discorso, seminario o attività contraria alle loro convinzioni e che hanno a che fare con «questioni morali socialmente controverse» o con la «sessualità». Questioni, dice ancora Vox, «che possono risultare invasive per la coscienza e l’intimità» dei propri figli. Con l’introduzione di questa misura, i genitori potranno ad esempio porre il veto alla partecipazione dei loro figli all’educazione sessuale a scuola.

L’iniziativa era stata inserita nel programma di Vox per le elezioni generali dello scorso aprile, e si è ora concretizzata nella comunità autonoma di Murcia dove Vox sostiene un governo con il Partito Popolare (PP) e Ciudadanos, partito di centrodestra liberale. Lo scorso agosto, il Ministero regionale della Pubblica Istruzione aveva inviato ad ogni scuola, dall’asilo al liceo, l’indicazione di richiedere il consenso della famiglia per le attività complementari. Sindacati, opposizione e vari movimenti si erano opposti minacciando anche di fare ricorso, dato che le attività complementari, diversamente dalle extracurricolari, si svolgono durante l’orario scolastico e sono obbligatorie.

Ora Vox (fondamentale negli equilibri regionali di governo per arrivare alla maggioranza) ha chiesto e ottenuto l’inserimento del “pin parental” nella legge di bilancio per il 2020, aprendo la strada (come ha confermato il presidente del parlamento locale) a una modifica dei decreti che rendono obbligatorie le attività complementari. Il dibattito è però uscito dalla comunità di Murcia poiché Vox sta facendo pressioni per l’approvazione di questa proposta anche nei comuni e nelle regioni in cui è rappresentato, in particolare a Madrid e in Andalusia, e perché è intervenuto il governo nazionale.

Il leader di Vox, Santiago Abascal, ha parlato del “pin parental” facendo appello alla necessità di «proteggere i bambini dai contenuti sessuali che vengono dati nelle scuole» e utilizzando argomenti che riuniscono in modo trasversale i movimenti anti-abortisti, anti-femministi e anti-LGBTQI del mondo (con cui Vox ha espliciti legami), compresi i movimenti cattolici più conservatori. Secondo Abascal, l’educazione alla parità tra uomini e donne o il rispetto per le persone con un diverso orientamento sessuale sarebbero solamente «un pretesto» per far passare altri tipi di contenuti: «l’indottrinamento» dei bambini a «giochi erotici» che sono «lontani dall’istruzione e vicini alla corruzione dei minori».

Vox, scrivono alcuni giornali spagnoli, ha scelto l’espressione “pin parental” con un preciso obiettivo di propaganda, come fa spesso, deformando o esaltando il significato di alcune parole per i propri obiettivi: in questo caso ha utilizzato un termine diffuso e “positivo” che fa riferimento al monitoraggio e al blocco di determinati contenuti online per i propri figli, trasferendolo all’istruzione per sottolineare il fatto che l’obiettivo è la protezione, non la censura. L’idea di Vox è nata, dice El País, a seguito dell’opposizione di alcuni gruppi come il Forum della famiglia alle attività organizzate in alcune scuole con il sostegno delle associazioni LGBTQI+. Vox sta facendo un’intensa campagna alla propria iniziativa, diffondendo attraverso i social network anche notizie false e immagini di lezioni di educazione sessuale fatte in alcune università del Brasile o del Canada come se si fossero svolte nelle scuole spagnole.

Nelle ultime settimane, i movimenti femministi spagnoli (che sono tra i più potenti a livello mondiale) hanno organizzato nella Murcia diverse proteste a favore di un’istruzione pubblica, laica e femminista. Ma ha preso posizione anche il nuovo governo spagnolo guidato da Pedro Sánchez, leader del Partito Socialista (PSOE): ha promesso di fermare il “pin parental”, se necessario con mezzi legali perché va «contro i valori costituzionali» e contro il patto, firmato nel 2017 da tutti i partiti, per contrastare la violenza sulle donne.

La ministra della Pubblica Istruzione, Isabel Celáa ha chiesto ufficialmente al parlamento della Murcia di eliminare il “pin parental”e la ministra per l’Uguaglianza, Irene Montero, ha parlato di censura educativa. «I figli e le figlie di genitori omofobi hanno lo stesso diritto di tutti gli altri a essere educati al rispetto, alla promozione dei diritti umani e alla capacità di amare chi vogliono», ha detto. E ancora: «I figli e le figlie dei genitori machisti hanno lo stesso diritto degli altri ad essere educati alla libertà, al femminismo e all’uguaglianza».

Il presidente del Partito Popolare spagnolo, Pablo Casado, ha sostenuto apertamente la proposta di Vox dicendo che i “suoi” figli sono “suoi” e non dello Stato, e che un governo non può imporre ai genitori come educarli. Montero gli ha risposto che evidentemente non ha letto la Costituzione e che nessun genitore può negare il diritto all’educazione ai propri figli e alle proprie figlie, indipendentemente da quanto siano “suoi”.