Microsoft vuole rimuovere tutta l’anidride carbonica che ha prodotto dal 1975

È un piano molto ambizioso, sfaccettato e costoso

Da sinistra il presidente di Microsoft Brad Smith, la CFO Amy Hood e il CEO Satya Nadella, prima dell'annuncio dell'azienda riguardo al proprio bilancio di emissioni nette di anidride carbonica (Microsoft/Brian Smale)
Da sinistra il presidente di Microsoft Brad Smith, la CFO Amy Hood e il CEO Satya Nadella, prima dell'annuncio dell'azienda riguardo al proprio bilancio di emissioni nette di anidride carbonica (Microsoft/Brian Smale)

Microsoft ha annunciato di voler rimuovere dall’atmosfera l’equivalente della quantità di anidride carbonica (CO2) che ha emesso a partire dalla sua fondazione, nel 1975, entro il 2050. E prima, per il 2030, vuole che il suo bilancio di emissioni di CO2 nette (cioè la quantità emessa meno quella assorbita) sia negativo: cioè si sta impegnando a rimuovere dall’atmosfera più anidride carbonica – il principale gas responsabile dell’effetto serra e quindi del cambiamento climatico – di quella che produce, direttamente o indirettamente, entro i prossimi dieci anni.

Il piano di Microsoft per avere emissioni di anidride carbonica nette negative entro il 2030 (Microsoft)

Il piano di Microsoft sulle emissioni è stato spiegato ieri dal presidente dell’azienda Brad Smith insieme alla CFO Amy Hood e al CEO Satya Nadella. Microsoft non è la prima grande azienda a fare una promessa di questo genere: a settembre Amazon aveva annunciato di voler avere un bilancio di emissioni nette pari a zero entro il 2040. Smith ha detto che misure di questo genere non sono abbastanza quando si parla di emissioni di CO2.

Per fare in modo di avere un bilancio di emissioni nette pari a zero, un’azienda può scegliere tre diverse strategie: la più comune è controbilanciare le proprie emissioni investendo in progetti che riducono le emissioni di anidride carbonica altrove nel mondo. Per esempio finanziando la costruzione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in paesi in via di sviluppo, oppure convincendo chi abita in alcuni di questi paesi a non usare più le stufe a legna per cucinare. Già dal 2012 Microsoft compensa completamente le proprie emissioni dirette (quelle derivanti dalla semplice produzione senza considerare quelle causate dalla produzione di elettricità necessaria ad alimentarla) con sistemi di questo tipo.

In alternativa, sempre per raggiungere un bilancio di emissioni nette pari a zero, un’azienda può usare solo fonti di energia rinnovabile per alimentare la propria produzione, ma è difficile che una misura di questo genere – che Microsoft si propone di adottare entro il 2025 – porti da sola a un bilancio di emissioni nette pari a zero. Nel conteggio delle emissioni bisogna ad esempio considerare anche i mezzi di trasporto usati per trasportare i prodotti nei punti vendita.

La terza cosa che un’azienda può fare per azzerare il proprio bilancio di emissioni nette è rimuovere attivamente l’anidride carbonica dall’atmosfera. Un modo semplice per farlo è far crescere nuove foreste, ma è difficile che sia sufficiente per azzerare il bilancio di emissioni nette di una grande azienda e ancora di più per renderlo negativo. Per questo il piano di Microsoft prevede, oltre al piantare alberi per creare nuove foreste o far crescere quelle esistenti, lo sviluppo di tecnologie che consentano di prelevare l’anidride carbonica dall’atmosfera e trattenerla, oppure di sistemi per intrappolarla nel suolo, per esempio arricchendolo con colture di microbi che consumano CO2.

È un piano molto ambizioso, dato che attualmente le tecnologie disponibili per fare cose di questo tipo sono molto costose. Microsoft ha in programma di spendere un miliardo di dollari nei prossimi quattro anni per fare ricerca e sviluppo in questo settore. Un investimento di questo tipo da parte di un’azienda come Microsoft potrebbe rendere più economiche le tecnologie per la rimozione della CO2 dall’atmosfera. Molti ambientalisti sono critici nello sviluppo di queste tecnologie, però, dato che non incentiverebbero la riduzione del consumo di combustibili fossili (dal cui uso derivano le emissioni di CO2); non a caso le aziende che si occupano dell’estrazione di petrolio e gas naturale finanziano la ricerca in questo settore.

Gruppi di ambientalisti hanno elogiato il piano di Microsoft, ma hanno anche ricordato come l’azienda faccia tuttora affari con grandi società del settore dei combustibili fossili.