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  • Lunedì 30 dicembre 2019

Un’altra aggressione antisemita a New York

Cosa sappiamo dell'accoltellamento di 5 persone nella casa di un rabbino avvenuto sabato, «la 13esima manifestazione di antisemitismo» nello stato nelle ultime tre settimane

Una manifestazione di solidarietà nei confronti della comunità di origine ebraica di Monsey, nello stato di New York, da parte di alcuni vicini, il 29 dicembre 2019 (AP Photo/Craig Ruttle)
Una manifestazione di solidarietà nei confronti della comunità di origine ebraica di Monsey, nello stato di New York, da parte di alcuni vicini, il 29 dicembre 2019 (AP Photo/Craig Ruttle)

Domenica un uomo ha accoltellato cinque persone nella casa di un rabbino ultraortodosso a Monsey, nello stato di New York, in quello che il governatore Andrew Cuomo ha definito un «atto di terrorismo domestico» e «la tredicesima manifestazione di antisemitismo» nello stato nelle ultime tre settimane.

Al momento non si conosce il movente di Grafton E. Thomas, l’autore delle aggressioni nella casa del rabbino, avvenute durante una celebrazione della Hanukkah, una delle più importanti festività ebraiche. Thomas era armato con un lungo machete, ed è stato notato dai partecipanti alla cerimonia religiosa poco prima che cominciasse ad accoltellare i presenti. In quel momento la funzione stava finendo, e la casa era molto più vuota rispetto a una decina di minuti prima: i presenti sono riusciti a fermare l’aggressore lanciandogli contro pezzi di mobilio, dopo che era riuscito ad accoltellare cinque persone, due delle quali sono state ferite gravemente. Thomas è scappato in auto, ed è stato arrestato più tardi ad Harlem, a Manhattan.

Oltre a Cuomo anche la comunità ebraica locale ritiene che si tratti di un caso di antisemitismo. Molti lo hanno collegato alla sparatoria del 10 dicembre in un supermercato kosher di Jersey City, nel vicino stato del New Jersey, in cui tre persone sono morte, e alle due sparatorie avvenute in meno di un anno in una sinagoga di Pittsburgh, in Pennsylvania, e in una vicino a San Diego, in California.

Secondo i dati dell’FBI, in tutti gli Stati Uniti il numero di denunce di crimini d’odio – quelli con un movente razzista o discriminatorio nei confronti di un particolare gruppo di persone – è cresciuto del 29 per cento dal 2015 al 2018. Anche il presidente Donald Trump ha parlato di antisemitismo in un tweet in cui ha condannato l’attacco di domenica.

Nella conferenza stampa sull’attacco di Monsey, Cuomo ha detto che la divisione della polizia statale di New York che si occupa di crimini d’odio indagherà su tutti i recenti attacchi. Alcuni sono molto meno gravi rispetto agli accoltellamenti di domenica e alla sparatoria di Jersey City: venerdì una donna ha schiaffeggiato altre tre donne a Brooklyn (ed è stata arrestata per questo con un’accusa di aggressione motivata dall’odio) e sempre la scorsa settimana un uomo di Miami ha pronunciato una frase antisemita aggredendo un uomo che indossava una kippah a Manhattan (anche lui è stato arrestato con un’accusa di crimine d’odio).

Domenica il sindaco di New York Bill de Blasio ha annunciato una iniziativa di prevenzione del crimine per combattere l’odio e l’antisemitismo in città dicendo: «Dobbiamo dare alle persone la sensazione di essere al sicuro». Ha però anche detto che non c’è la necessità di dichiarare lo stato di emergenza come richiesto da un gruppo di politici ebrei ortodossi.

Grafton E. Thomas, che ha 37 anni ed è residente a Greenwood Lake, a 37 chilometri da Monsey, è stato arrestato con l’accusa di cinque tentati omicidi, per cui si è dichiarato non colpevole. Come David N. Anderson e Francine Graham, i due responsabili della sparatoria di Jersey City, è afroamericano. Il suo avvocato Michael Sussman ha diffuso ai giornali una dichiarazione della sua famiglia che dice che Thomas ha avuto problemi di salute mentale, per cui è stato più volte ricoverato, ma non sarebbe membro di nessun «gruppo d’odio» e non ha convinzioni antisemite di cui la famiglia sia al corrente.

I due sparatori di Jersey City invece erano legati al movimento degli ebrei neri israeliti, una religione a metà tra ebraismo e cristianesimo i cui seguaci – in larga parte afroamericani – si ritengono i veri discendenti dei patriarchi di Israele. Sono noti per le loro posizioni estremiste e sono spesso accusati di antisemitismo.