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  • Giovedì 12 dicembre 2019

Cosa sappiamo della sparatoria a Jersey City

Uno dei due aggressori – che hanno ucciso almeno 4 persone – aveva pubblicato materiale antisemita ed era collegato a un movimento religioso estremista

L'esterno del supermercato kosher. (AP Photo/Seth Wenig)
L'esterno del supermercato kosher. (AP Photo/Seth Wenig)

La strage avvenuta martedì in un supermercato kosher di Jersey City, in New Jersey, è stata probabilmente motivata dall’odio razziale, ha detto il sindaco della città Steven Fulop, che ha spiegato che le informazioni attualmente disponibili fanno pensare all’antisemitismo. Anche il sindaco di New York Bill de Blasio ha fornito una ricostruzione simile, parlando di «atto di terrorismo».

Il funerale di una delle persone morte nella strage. (AP Photo/Mark Lennihan)

Quattro persone sono morte nella strage, più i due sospetti sparatori, in due diversi punti di Jersey City nell’arco di poche ore. La prima vittima è stata Joseph Seals, detective della polizia di 40 anni che si occupava della riduzione della violenza legata alle armi da fuoco e che è stato ucciso in circostanze ancora poco chiare in un cimitero. Secondo la polizia, Seals si era avvicinato al furgone su cui viaggiavano i due sospettati – compagno e compagna – perché era stato denunciato come rubato, ed era stato collegato a un omicidio di un autista scoperto nel weekend. Stava quindi cercando di fermare i due sospettati, che gli hanno sparato.

Da lì i due hanno guidato per diversi minuti raggiungendo Martin Luther King Jr. Drive, che si trova in un quartiere da alcuni anni abitato da una piccola comunità di ebrei chassidici che si sono trasferiti negli ultimi anni da Brooklyn, dall’altra parte del fiume Hudson. Sono quindi entrati in un supermercato kosher dall’altro lato della strada rispetto a una sinagoga: dentro c’erano la co-proprietaria 31enne, un dipendente 24enne e due clienti. Appena entrati con le armi spianate, i due aggressori hanno sparato a tutte e quattro le persone all’interno: tre sono morti, mentre uno dei due clienti è rimasto soltanto ferito ed è riuscito a scappare. L’altro proprietario del supermercato, marito della donna, era andato pochi minuti prima nella sinagoga, dove è rimasto isolato tutta la sera senza poter sapere nulla delle condizioni della moglie.

È poi cominciata una lunga sparatoria tra i due aggressori e i molti agenti di polizia che nel frattempo erano arrivati sul posto. Per tre ore ci sono stati tanti spari, hanno raccontato i testimoni, mentre la zona era sorvolata da elicotteri e gli agenti passavano negli edifici circostanti intimando ai residenti di non uscire di casa. Due poliziotti sono rimasti feriti, prima che gli agenti facessero irruzione nel negozio con un veicolo corazzato. Nel giro di venti minuti la sparatoria è quindi finita con i due sospettati morti. Nel loro furgone è stato trovato un ordigno esplosivo artigianale.

Il cimitero dove è stato ucciso il poliziotto. (AP Photo/Seth Wenig)

Inizialmente le autorità avevano escluso l’ipotesi del terrorismo, ma mercoledì hanno cambiato posizione dopo che i filmati di sicurezza hanno mostrato che i due sospettati avevano fatto irruzione nel supermercato kosher di proposito, scegliendolo appositamente in mezzo a una serie di altri negozi. Ed è anche emerso che uno dei due aggressori aveva pubblicato online contenuti antisemiti e contro la polizia. Faceva parte di un movimento di ebrei neri israeliti, una religione a metà tra ebraismo e cristianesimo i cui seguaci – in larga parte afroamericani – si ritengono i veri discendenti dei patriarchi di Israele. Sono noti per le loro posizioni estremiste e sono spesso accusati di antisemitismo. Non è un movimento che di per sé predica la violenza o il razzismo, ma ci sono organizzazioni che lo considerano un “gruppo d’odio”.

Si chiamavano David N. Anderson, 47 anni, e Francine Graham, 50 anni: lui era un reduce dell’esercito con precedenti penali per possesso di armi, lei lavorava come infermiera a domicilio. Nel loro furgone è stato ritrovato una specie di manifesto, anche se difficilmente comprensibile e senza le espliciti motivazioni della strage. In un passaggio, però, sembra che si attribuisse l’attacco al «volere di Dio», scrive il New York Times.

Oltre alla strage, i due erano indagati per il loro coinvolgimento nell’omicidio di un autista 34enne trovato morto nel bagagliaio di un’auto lo scorso sabato a Bayonne, New Jersey. Non si conoscono per ora ulteriori dettagli al riguardo.