I migliori film del 2019, secondo il New York Times

Due classifiche per due critici: "The Irishman", "Parasite", "Piccole donne" e "C'era una volta…a Hollywood" sono in entrambe, ma non al primo posto

A.O. Scott e Manohla Dargis, i due capo-critici cinematografici del New York Times, hanno scelto i loro film preferiti tra quelli usciti nel 2019 negli Stati Uniti. Entrambi ne hanno scelti 10 e nelle classifiche di entrambi ci sono The Irishman, Parasite, C’era una volta…a Hollywood Piccole donne, che ancora deve uscire in Italia. Ma né per Scott né per Dargis uno di questi è stato il miglior film dell’anno. Entrambi, come ormai è abitudine, hanno colto l’occasione per fare anche un punto su quello che secondo loro è lo stato dell’arte del cinema.

La classifica di A.O. Scott

Scott ha 53 anni, è al New York Times da quasi 20 è l’anno scorso al primo posto della sua lista mise quattro documentari (Monrovia, Indiana; Bisbee ’17; Hale County This Morning, This Evening; e Minding the Gap) e due anni fa The Florida Project. Nel presentare la sua lista per il 2019 ha scelto di spiegare perché anche lui stia dalla parte di Martin Scorsese nel dibattito su cosa debba essere il cinema: ha scritto di preferire «film che ti trattano come qualcosa di diverso da uno spettatore passivo e obbediente o un fan preconfezionato», cioè «film per cui valga davvero la pena discutere e riflettere».

10. Atlantique
È il primo lungometraggio della francese Mati Diop e parla di un gruppo di operai della periferia di Dakar, in Senegal, e di un viaggio che tentano di fare. È su Netflix.

9. C’era una volta…a Hollywood
Il film di Quentin Tarantino che in genere è piaciuto ai critici – soprattutto stranieri – e che ha diviso gli spettatori tra quelli che “è lento e noioso” e quelli che “che bello quando Tarantino fa i film”. Secondo Scott è «un’efficace risposta alla domanda “cos’è il cinema?”, con speciale attenzione alla mascella di Brad Pitt e ai piedi di Margot Robbie».

8. Democrazia al limite
Uno «straziante documentario» sugli eventi che in Brasile hanno portato all’elezione del presidente Jair Bolsonaro, populista di estrema destra. La regista è Petra Costa, e anche questo è su Netflix.

7. Peterloo
Un film storico diretto dal britannico Mike Leigh, che parla del Massacro di Peterloo che avvenne nel 1819, quando la cavalleria britannica represse con la forza una folla di 60mila persone che chiedeva pacificamente delle riforme. In Italia è passato per i cinema a marzo.

6. Piccole donne
Un nuovo film tratto dal libro di Louisa May Alcott, diretto da Greta Gerwig – la regista di Lady Bird – e con Saoirse Ronan, Emma Watson, Timothée Chalamet, Laura Dern e Meryl Streep. In Italia uscirà a gennaio.

5. Storia di un matrimonio
È su Netflix dal 6 dicembre, dopo un veloce passaggio nei cinema, ed è il nuovo film di Noah Baumbach, regista di Frances Ha e The Meyerowitz Stories, in cui Adam Driver e Scarlett Johansson interpretano marito e moglie mentre il loro matrimonio sta per finire.

4. The Irishman
Un altro film di Netflix e un’altra ottima risposta, scrive Scott, alla domanda «cos’è il cinema?». Per il resto del film si è parlato molto, di recente: anche qui e qui.

3. Parasite
Un film d’autore coreano che ha avuto incassi davvero buoni, di cui si fa fatica a dire il genere e di cui è meglio dire meno cose possibile sulla trama. Scott ha scritto: «Non riesco a pensare a un altro film che mi abbia reso così triste su come sta messo il mondo e allo stesso tempo così felice su come sta messo il cinema».

2. The Souvenir
Film drammatico e sentimentale della regista Joanna Hogg in cui l’attrice Honor Swinton Byrne (figlia di Tilda Swinton, anche lei nel film) «interpreta una versione diffidente della regista da giovane in un elusivo film autobiografico». Il titolo è un riferimento a un quadro di Jean-Honoré Fragonard.

1. Honeyland
Anche quest’anno, al primo posto un documentario. In questo caso un documentario su un’apicoltrice macedone, «concepito come video sponsorizzato dal governo» che però diventa «epica, allegoria ambientale e commedia su sempre attuali problemi di vicinato».

La classifica di Manohla Dargis
Dargis ha 58 anni, lavora al New York Times dal 2004 e scrive di cinema dagli anni Ottanta. Il suo film preferito dell’anno scorso fu Roma, quello di due anni fa Dunkirk, e quest’anno il suo film preferito non è una località geografica. Anche lei ha parlato di Scorsese e Marvel – è una questione sentita, tra chi si occupa di cinema, e per di più quell’articolo di Scorsese fu scritto proprio per il New York Times – e ha scritto: «In futuro ci ricorderemo questo periodo per i muscoli monopolistici della Disney, ma anche per i film di Scorsese. Sembra improbabile, però, che ci ricorderemo dei film che la Disney sta facendo».

10. The Last Black Man in San Francisco
Diretto da Joe Talbot e descritto da Dargis come un film «sentito e spesso superbamente dolce». Parla, a voler essere sintetici, di un ragazzo che cerca di rientrare in possesso di una vecchia casa in passato appartenuta alla sua famiglia.

9. Born in China
Un documentario, anche noto con il titolo One Child Nation, sulla politica del figlio unico in Cina. Secondo Dargis è «devastante» nel mostrare come la propaganda controlli «sia i corpi che le menti». È su Amazon Prime Video.

8. American Factory
Altro documentario, prodotto dalla casa di produzione di Barack e Michelle Obama, che mostra quel che succede quando un’azienda cinese inizia ad operare in Ohio, negli Stati Uniti. È su Netflix.

7. Transit
«Una brillante allegoria che si immagina un mondo nella morsa del fascismo che quando sempre più persone disperate cercano asilo diventa una spaventosa e fin troppo reale visione del nostro futuro». È diretto dal regista tedesco Christian Petzold.

6. Synonyms 
È un film franco-israeliano diretto da Nadav Lapid e premiato con l’Orso d’oro al Festival di Berlino. Dargis ne ha parlato come di un film «aggressivo, divertente e a volte sconvolgente». Parla di un ex soldato israeliano che finge di essere francese.

5. C’era una volta…a Hollywood
Nono per Scott e quinto per Dargis, che ha scritto: «Potrei passare ore a guardare il personaggio di Margot Robbie che si guarda in un film e Brad Pitt vagare per la città nella sua Cadillac gialla».

4. Piccole donne
«La storia di una donna che trova la sua voce, diretta da una che l’ha trovata da tempo». Nella classifica di Scott era al sesto posto.

3. Parasite
Il film che ha vinto la Palma d’oro a Cannes è per Dargis ottimamente diretto da «uno dei più grandi registi in attività». Da guardare «per capire cos’è il cinema».

2. The Irishman
«Tra i migliori di Scorsese».

1. Dolor y Gloria
Diretto da Pedro Almodóvar, con alcuni suoi attori storici, come Antonio Banderas, Penélope Cruz e Julieta Serrano. Parla di un regista gay di mezza età e in declino, il cui nome contiene tutte le lettere di Almodóvar, alle prese con i ricordi della vita. «Trasforma la vita in arte», ha scritto Dargis.