Il nuovo capo di Alphabet

Si chiama Sundar Pichai, ha 47 anni, è un tipo mite, su Instagram mette foto del suo cane e dopo una notevole carriera è a capo di una delle aziende più potenti del mondo

(AP Photo/J. Scott Applewhite)
(AP Photo/J. Scott Applewhite)

Dal 3 dicembre Larry Page e Sergey Brin, i fondatori di Google, hanno smesso di essere a capo di Alphabet, società di cui dal 2015 fanno parte Google, tutti i suoi prodotti e tutti i suoi progetti. Dal 3 dicembre il nuovo amministratore delegato di Alphabet è Sundar Pichai, che è nato in India 47 anni fa e che negli ultimi 15 ha fatto una carriera notevole proprio dentro Google. Pichai, che già era amministratore delegato di Google e che continuerà a mantenere anche questo ruolo, è quindi ora a capo di una delle più potenti e influenti aziende al mondo, seppur il suo nome non dica granché a molti.

Come ha scritto il sito di tecnologia CNET, nonostante il suo nome sia certo meno noto di quelli di Marc Zuckerberg o Jeff Bezos, «Pichai è tranquillamente diventato una delle persone più potenti al mondo». Pichai era a capo di Google, la parte di Alphabet che si occupa del titanico motore di ricerca, delle mappe e di YouTube, ma «da ora sarà anche capo delle auto a guida autonoma, dei tentativi di espandere la durata della vita umana e di tutto quello che sta nel vasto universo di cose di cui si occupa Alphabet».

Pichai è nato a Chennai, nel sud-est dell’India, nel 1972, figlio di una stenografa e di un ingegnere elettronico. Il suo nome intero, che però non usa mai, è Pichai Sundararajan. Studiò tecnologia in una delle migliori scuole del paese per poi andare negli Stati Uniti, prima a Stanford e poi alla Wharton School della Pennsylvania. Lavorò per alcuni anni alla società di consulenza McKinsey & Co. e l’1 aprile 2004 entrò in Google, il giorno in cui fu lanciato Gmail.

Per i primi anni lavorò al motore di ricerca e poi si occupò dello sviluppo di Chrome, il browser di Google. Da quando è in Google, non è mai passata più di una manciata di anni senza che ottenesse qualche importante promozione: nel 2013 fu messo a capo di Android, il sistema operativo per dispositivi mobili (e già allora Bloomberg parlò di lui come della «persona più importante del settore mobile»); nel 2014 fu messo a capo di alcune importanti aree di Google (la ricerca, le mappe, le pubblicità e Google Plus, che ora non esiste più) e nel 2015, quando fu creata Alphabet e Page e Brin ne presero il comando, lasciarono la guida di tutta Google a Pichai, che era entrato nell’azienda sei anni dopo la sua creazione. Pichai raccontò in seguito di non ricordare il momento esatto in cui gli «lasciarono le chiavi» di Google, lasciando intendere che fu un processo graduale e pianificato. Nella lettera in cui hanno comunicato di avergli lasciato il comando di Alphabet, Page e Brin hanno scritto che unisce «l’umiltà a una grande passione per la tecnologia».

Una delle cose per cui Pichai è più noto è una memoria fuori dal comune, cosa di cui secondo Mashable si accorse nel 1984, quando la sua famiglia prese il suo primo telefono (uno di quelli a disco combinatore) e lui scoprì di poter memorizzare un numero con grande facilità. Un’altra curiosità è che da ragazzo era capitano di una forte squadra di cricket. Su Twitter ha 2,6 milioni di follower; su Instagram, dove si dice tifoso del Barcellona e pubblica diverse foto del suo cane, ne ha meno di 800mila.

https://www.instagram.com/p/BUABZFvFosu/

Un paio di anni fa il Guardian scrisse che Pichai era un avido lettore di giornali e che era solito iniziare le giornate con una omelette, una tazza di te e una copia cartacea del Wall Street Journal. Pichai è spostato con Anjali, conosciuta al college, ha due figli e poco più di un anno fa parlò al New York Times del rapporto della sua famiglia con la tecnologia:

«Quando rincaso i venerdì sera, cerco di lasciar perdere per un paio di giorni i dispositivi digitali, ma non ci riesco molto. La nostra TV a casa non è così accessibile, così che per accenderla serva un qualche impegno. Ma sono combattuto, perché vedo anche che i miei figli possono impararne molto. Mio figlio di 11 anni sta estraendo Ethereum (una criptovaluta) e guadagnando soldi. Sta iniziando a capire come va il mondo».

A CNET Pichai disse anche che la sua emoji preferita era quella semplice, con la faccina sorridente, che pronuncia GIF con la “G” dura, che il progetto in cui credeva di più era quello delle auto a guida autonoma, che la fusione nucleare era la cosa più affascinante tra quelle a cui Google non stava lavorando e che non sa più i numeri a memoria perché quei numeri sono in giro per i molti, non sapeva dire quanti, cellulari che usava.

La maggior parte degli articoli su Pichai parla di lui come di una persona mite, educata e riservata, senza particolari vezzi o tratti peculiari. Come mostra la sua rapida carriera, è sempre piaciuto molto ai fondatori di Google e non c’erano in realtà molti dubbi sul fatto che sarebbe stato lui, prima o poi, a diventare amministratore delegato di Alphabet: già nel 2015, CNET parlava di lui come di un «fidato luogotenente di Page».

Già da qualche anno, ancor prima di diventare capo di Alphabet, Pichai era diventato sempre più importante nell’azienda perché Page e Brin erano poco presenti nelle attività quotidiane e descritti come poco interessati anche a mettere la faccia in molte questioni dell’azienda, preferendo dedicarsi a progetti di lungo termine. Fu per esempio Pichai a incontrare il presidente Donald Trump, a testimoniare al Congresso a nome di Google, a difenderla pubblicamente da accuse di diverso tipo e a gestire le questioni legate alle molestie sessuali all’interno dell’azienda. Per capirci, già nel 2017, Bloomberg titolò “Ce l’hanno tutti con Google e Sundar Pichai deve risolvere i problemi“.

Nei prossimi mesi e anni Pichai dovrà continuare a difendere Google dalle questioni in cui è implicata in giro per il mondo, in particolare per quanto riguarda la tassazione, i problemi di privacy e le scelte aziendali con implicazioni politiche, per esempio tutte quelle che riguardano la Cina o possibili collaborazioni con il Pentagono. Ci sono poi le questioni più prettamente aziendali, come quelle che riguardano le prospettive di crescita e sfruttamento delle intelligenze artificiali, in cui Pichai crede molto ma di cui ha detto che i timori su eventuali applicazioni future sono «molto legittimi».

Nonostante Page e Brin continueranno a restare nel consiglio di amministrazione di Alphabet, con notevoli poteri decisionali, The Verge ha scritto che la nomina di Pichai dà ufficialmente inizio a una «nuova era di Alphabet»: la terza, dopo che la seconda, iniziata intorno al 2007, dopo la quotazione in borsa e l’acquisizione di YouTube, era stata segnata dalla crescita nel settore mobile. Questa terza era secondo The Verge aveva comunque già avuto in parte inizio quando Pichai fu messo a capo di Google. Sempre The Verge ha scritto: «La prima era era quella dello sviluppo della tecnologia, la seconda è stata quella della crescita su scala immensa, la terza è quella in cui bisognerà fare i conti con gli effetti della propria grandezza». Tutto questo in un contesto strano perché «Pichai è il capo, ma non ha il potere completo; e Page e Brin non sono più i capi, ma controllano comunque l’azienda».