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  • Domenica 1 dicembre 2019

Venezia e Mestre votano per dividersi

Per la quinta volta negli ultimi quarant'anni, i veneziani di acqua e di terraferma decidono se restare come sono o se fare di Mestre un comune a sé

di Pietro Cabrio

Venezia, la laguna e la terraferma (Getty Images)
Venezia, la laguna e la terraferma (Getty Images)

Oggi, domenica 1 dicembre, oltre 206 mila residenti nel comune di Venezia votano al referendum regionale consultivo per la divisione dell’attuale comune di Venezia nei due comuni autonomi di Venezia e Mestre: in pratica una divisione amministrativa netta tra le isole della laguna e la terraferma. Perché il referendum risulti valido dovranno votare circa 103 mila elettori fra i 72 mila residenti nelle isole della laguna e i 134 mila nel territorio di Mestre e delle altre frazioni di terraferma.

È la quinta volta in quarant’anni che viene proposto un referendum sulla separazione tra Venezia e Mestre. Si votò nel 1979, nel 1989, nel 1994 e nel 2003. Tutti furono sfavorevoli ai promotori della separazione: i primi tre per la vittoria del “No”, l’ultimo invece per il mancato raggiungimento del quorum. Nel 2003 l’affluenza fu di poco superiore al 39 per cento, mentre negli anni precedenti arrivò a superare il 70.

Sedici anni fa la scarsa affluenza per il quarto e ultimo referendum era sembrata chiudere definitivamente la questione, che invece è tornata a proporsi, probabilmente perché le ragioni a favore della separazione sono effettivamente temi sui quali le due città — in special modo Mestre — si trovano spesso a discutere.

Le città di Venezia e Mestre vennero unite nel 1926 nell’ambito di una più ampia riorganizzazione delle istituzioni comunali avvenuta in epoca fascista. L’unione di Venezia e Mestre, in particolare, fu giustificata dalla quasi contemporanea nascita del polo Petrolchimico di Porto Marghera, costruito un secolo fa tra la terraferma e la laguna e considerato una garanzia di ricchezza e sviluppo economico per il territorio veneziano. All’epoca della divisione, tuttavia, il “peso” delle due città era completamente opposto a quello attuale: Mestre contava poco più di 30 mila abitanti mentre a Venezia risiedevano circa 175 mila persone.

Venezia (Getty Images)

Il rapporto tra le due città fu rovesciato nel corso degli anni dalle decine di migliaia di nuovi posti di lavoro creati dal Petrolchimico e dalle condizioni di vita sempre più complicate dei veneziani, i quali, indicativamente a partire dalla disastrosa alluvione del 1966, iniziarono a lasciare l’isola per trasferirsi sulla terraferma.

Oggi gli abitanti di Venezia sono meno di un terzo di quelli di settant’anni fa, mentre Mestre e le frazioni limitrofe ne contano oltre 180 mila. Da questi cambiamenti nasce la ragione principale di chi sostiene la separazione, ovvero l’inadeguatezza di un’unica amministrazione comunale che ha competenza su due centri urbani ormai ben distinti fra loro ed estremamente diversi.

Negli anni passati la maggioranza dei voti favorevoli alla divisione era arrivata da Mestre e frazioni. Oggi i residenti in terraferma a favore del “Sì” sostengono che una nuova amministrazione comunale potrebbe gestire meglio le nuove esigenze della città, come la crisi delle attività commerciali, gli scarsi incentivi economici per l’apertura di nuovi spazi e la necessità di adeguare il trasporto pubblico ai nuovi flussi turistici indirizzati verso Venezia, ma deviati verso le nuove strutture costruite in terraferma, in special modo a Mestre.

Il Lido di Venezia (Getty Images)

Chi invece non ritiene che la divisione sia una soluzione, sostiene che i problemi di Mestre siano di scala più ampia rispetto alle competenze di un’amministrazione comunale, e che quindi la creazione dal nulla di un nuovo comune andrebbe inutilmente contro le esigenze di praticità e controllo dei costi della spesa pubblica. Se inoltre Venezia diventasse un comune a sé, potrebbe diventare più difficile trovare soluzioni alla gestione del già enorme flusso turistico che complica le condizioni di vita dei veneziani e che mette costantemente sotto pressione una città antica e fragile, come si è visto nei giorni di acqua alta eccezionale.

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro — originario di Mirano, proprietario dell’agenzia per il lavoro Umana, con sede a Marghera, e della squadra di basket Reyer Venezia Mestre — non ha partecipato alla campagna elettorale in quanto apertamente a favore del “No”. Il presidente della Municipalità di Mestre, Vincenzo Conte, è invece a favore della separazione, a differenza di Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, che tra le altre cose ritiene l’esistenza di un unico comune il sistema più semplice ed efficace per gestire al meglio le diversità del territorio.