I 25 anni di “Clerks”

Fu girato con due soldi durante le chiusure notturne di un minimarket del New Jersey: incassò cento volte il suo budget iniziale diventando un film di culto

Il 19 ottobre 1994, venticinque anni fa, uscì in una manciata di cinema americani Clerks, una commedia in bianco e nero girata in poche settimane in un minimarket del New Jersey. Era costato meno di 30mila dollari, ma ne avrebbe guadagnati tre milioni, e soprattutto sarebbe diventato uno dei film che ha sostanzialmente definito l’espressione “di culto”. La versione in home video di Clerks ebbe una circolazione tale che diventò uno dei più conosciuti film indipendenti del decennio, anche se la sua fama è sempre rimasta piuttosto limitata alla generazione di chi è stato adolescente negli anni Novanta.

A produrre, scrivere e dirigere Clerks fu Kevin Smith, che allora era un 24enne del New Jersey che aveva deciso di iscriversi a un corso di cinema dopo aver visto Slacker di Richard Linklater, una commedia girata interamente nella città natale del regista, Austin. Smith aveva però lasciato il corso dopo pochi mesi, era tornato a Leonardo, la città del New Jersey dove viveva, deciso a girare un film ambientandolo sul suo posto di lavoro: un anonimo minimarket dove faceva il commesso. Come ha spiegato lo stesso Smith sul Guardian:

Vedere Slacker di Richard Linklater il giorno del mio 21esimo compleanno mi fece capire che nei film non bisognava per forza fare esplodere la Morte Nera: potevano essere un’istantanea di dov’eri nella vita. Clerks è nato da un’esigenza di rappresentazione: c’era un tempo in cui il mondo dei lavori senza possibilità di carriera non esisteva nei film, in cui la cultura pop non era la cultura, in cui non vedevi persone che parlavano con le citazioni dei film.

Ispirandosi a Fa’ la cosa giusta di Spike Lee, Smith decise di girare un film strutturato nell’arco di una giornata, raccontando una giornata qualsiasi – almeno nelle premesse – di un personaggio basato su se stesso. Vendette la sua preziosa collezione di fumetti per finanziare il film, e ottenne dal suo datore di lavoro di poter usare il minimarket come set, anche se soltanto di notte. Smith dovette quindi passare una ventina di giorni dormendo poco o niente, lavorando di giorno e girando di notte.

Clerks racconta di Dante Hicks, un giovane commesso costretto a lavorare una mattina in cui era di riposo per coprire il turno di un collega assente. Passa la giornata più o meno come tutte le altre: a chiacchierare con Randal Graves, suo amico e commesso fancazzista del videonoleggio adiacente al minimarket, con il quale parla di questioni filosofiche, di donne, di film, e con il quale si lamenta del lavoro. Davanti a loro passa una serie di clienti strani, altri antipatici, altri normali. Dante ha una fidanzata, Veronica, e un’ex fidanzata, Caitlin, e nel corso della giornata passano per il negozio entrambe: alla seconda però succede una cosa terribile e assurda, nel primo (e unico, in realtà) vero avvenimento della trama del film.

Tra i personaggi compaiono anche i due spacciatori Jay e Silent Bob, il secondo dei quali era interpretato da Smith stesso e che negli anni successivi sarebbero tornati in altri film. Alla fine di Clerks non succede niente di speciale, ma non erano queste le intenzioni originali di Smith: nella prima versione, che fu anche proiettata a un festival di film indipendenti, un ladro entrava nel minimarket e sparava a Dante, prima che i titoli di coda scorressero sull’immagine del suo cadavere insanguinato. Ma alcuni commenti negativi lo convinsero a tagliare la scena, lasciando un finale meno traumatico e più sospeso.

Quando lo mostrammo all’American Film Market non c’era quasi nessuno, e io guardai i miei 27.575 dollari scorrere sullo schermo. Quei primi 15 minuti furono gli unici in cui fui preoccupato e triste. Pensavo: “Cosa ho fatto?”. Poi mi sono calmato e ho pensato: “Hai visto Slacker nello stesso cinema. In poco più di due anni, sei passato dal vedere il film di qualcun altro a vedere il tuo”.

A quella proiezione c’era uno che lavorava alla selezione dei film per il Sundance Film Festival, che fu entusiasta e invitò Smith a candidarlo. Il film fu notato e venne distribuito da Miramax, la casa di produzione di Harvey Weinstein. Venne recensito molto bene, tra gli altri dal grande critico Roger Ebert, e anche se non fu proiettato in molti cinema il passaparola gli fece ottenere un grande successo. I dialoghi brillanti, le situazioni grottesche, il montaggio rudimentale ma originale, e soprattutto il tema e i personaggi raccontati lo resero un film diverso da quasi tutto quello che era venuto prima, e gli diedero da subito un forte connotato generazionale.

Smith divenne molto famoso e iniziò una lunga carriera da regista e attore – facendo anche un sacco di altre cose, tra cui l’autore di fumetti – dedicandosi a lungo alle commedie, riprendendo in diversi film i personaggi di Jay e Silent Bob. Nel 2006 girò Clerks II, il sequel di Clerks, che piacque abbastanza e andò bene negli incassi. Negli ultimi anni Smith si è dedicato principalmente agli horror, senza ottenere gli stessi successi, e ha annunciato che arriverà un terzo capitolo di Clerks.