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  • Lunedì 14 ottobre 2019

Le scarpe più veloci del mondo

Le Nike Vaporfly sono state usate per fare i più recenti record nella maratona: sono migliori di tutte le altre e per ora è consentito usarle, ma non tutti sono d'accordo

 (Jed Leicester/The INEOS 1:59 Challenge via AP)
(Jed Leicester/The INEOS 1:59 Challenge via AP)

È stato un grande fine settimana per le maratone: domenica a Chicago la keniana Brigid Kosgei ha fatto il nuovo record del mondo femminile, dopo che il precedente aveva resistito per 16 anni; e sabato a Vienna il keniano Eliud Kipchoge è stato il primo uomo a correre una maratona in meno di due ore (in condizioni che però non permettono di registrare il tempo come record del mondo ufficiale). Sono due notevolissimi risultati sportivi e, nel caso di Kipchoge, del superamento di un limite (correre 42 chilometri e 195 metri in meno di due ore) che solo fino a dieci anni fa si riteneva impossibile. Kipchoge ci è riuscito perché è un atleta fortissimo, ma anche grazie a un’attenta pianificazione di ogni dettaglio della sua prova. Secondo molti, un fattore determinante nel suo straordinario risultato sono state una cosa molto importante quando si corre: le scarpe.

Kipchoge, così come Kosgei, e così come tutti gli atleti che negli ultimi mesi hanno fatto i migliori tempi mondiali sulla maratona, usava infatti delle particolari scarpe Nike: le Vaporfly. Come scrive il Wall Street Journal, negli ultimi 13 mesi con diversi modelli di Vaporfly sono stati fatti segnare «i cinque migliori tempi di sempre» (compreso il record mondiale ufficialmente riconosciuto della maratona maschile, che è sempre di Kipchoge: due ore, un minuto e 39 secondi).

Il nome completo delle scarpe usate da Kipchoge è Nike ZoomX Vaporfly Next%, un’evoluzione delle Vaporfly 4% che ancora non è sul mercato (le scarpe usate da Kipchoge a Vienna sono state fatte su misura, con tecnologie e materiali ancora non del tutto noti, le Vaporfly più care al momento in vendita sul sito della Nike sono comunque simili, e costano 277 euro). Senza entrare troppo nei dettagli dei singoli modelli le Vaporfly 4% e le loro successive evoluzioni hanno una lamina di fibra di carbonio inserita nell’intersuola, che accumula e poi rilascia energia a ogni passo; Nike ne parla come di «un’arma segreta» e funziona come una sorta di molla che dà una spinta in avanti ai corridori, facendo risparmiare energia. Il “4%” del nome fa riferimento al fatto che diversi studi hanno mostrato che, in effetti, le Vaporfly fanno aumentare del 4 per cento l’efficacia della corsa: non vuol dire che tutti, usandole, corrono il 4 per cento più veloce, ma che, comunque, sono scarpe che ottimizzano lo sforzo migliorando la prestazione. Come spiega il sito Trackademic, oltre alla lamina in fibra di carbonio, le Vaporfly hanno anche altri componenti innovativi, «non tutti completamente unici».

Insomma, le Vaporfly sono scarpe che hanno preso il meglio di quanto fatto finora in quel campo: in certi casi migliorando cose già note, in altri sperimentando qualcosa di completamente nuovo. Migliorano l’efficacia della corsa e la meccanica dei movimenti, riducendo la dispersione di energia (che si verifica ogni volta che un piede tocca terra). Il giornalista esperto di corsa Nick Harris-Fry ha scritto: «Ho recensito molte scarpe e, tra tutte, le Vaporfly sono le uniche a essere chiaramente differenti – e migliori». Già nel 2018, il giornalista del New York Times Kevin Quealy mise alla prova le Vaporfly con uno studio indipendente rispetto alla Nike e scrisse: «Le Vaporfly fanno davvero correre più veloci? La risposta è sì».

Dato quindi per accertato che le Vaporfly (in ogni loro declinazione e modello) siano più performanti di ogni scarpa della concorrenza, le domande sono due. La prima è: perché non le usano tutti? La seconda, più complicata, è: usarle è un po’ come barare? La risposta alla prima è veloce, quella alla seconda un po’ più complicata.

Non tutti i maratoneti professionisti usano le Vaporfly perché alcuni di loro hanno accordi di sponsorizzazione con altre marche, delle quali devono quindi usare le scarpe. Non possono – dopo averne letto, dopo averle viste usare dagli avversari, e magari persino dopo averle provate in allenamento – usarle in gara. E quindi usano altre scarpe, nonostante ci sia ormai un certo consenso sul fatto che siano meno efficaci. Tra l’altro, c’è stato almeno un caso di un atleta sponsorizzato da Adidas che ha corso una maratona con un paio di Vaporfly, coprendo però il logo Nike.

Per quanto riguarda la domanda sul “barare”, al momento la risposta è: no, usare le Vaporfly è consentito, perché la IAAF, l’organizzazione internazionale di atletica leggera, ha deciso così. Secondo le sue regole le scarpe «non devono essere costruite per dare agli atleti nessun aiuto o vantaggio ingiusto» e «devono essere ragionevolmente accessibili a tutti». Le Vaporfly sono care, ma accessibili, e evidentemente la IAAF non ritene che il vantaggio che danno a chi le usa possa essere considerato “ingiusto” (un aggettivo comunque molto vago, per niente tecnico o scientifico).

Ma c’è comunque qualcuno che ritiene che le Vaporfly andrebbero bandite, un po’ come si decise di fare poco più di dieci anni fa con i cosiddetti “costumi gommati“: dei particolari costumi che, permettendo un maggior galleggiamento e un miglior movimento in acqua, fecero sì che molti atleti in poco tempo battessero, spesso di molto, dei precedenti record mondiali. Il più attivo critico delle Vaporfly è lo scienziato sportivo Ross Ticker, che già nel 2017 (un anno dopo che si era iniziato a parlare dei primi modelli) sosteneva, argomentando con diversi dati, che le scarpe fossero da vietare «per garantire la credibilità delle prestazioni future».

Non tutti sono d’accordo, quindi, ma per ora usare le Vaporfly è lecito. E chi è a favore del loro uso spiega che è da tempo che, in praticamente ogni sport, i progressi tecnici e scientifici (nei materiali, nella preparazione, nell’alimentazione, persino nella psicologia) permettono – insieme al miglioramento degli atleti – di battere record.