La grande bufala di Wikipedia sul campo di sterminio a Varsavia
È sostenuta o citata in decine di pagine e viene diffusa da gruppi di estrema destra polacchi per minimizzare l'Olocausto
Il giornale israeliano Haaretz ha raccontato in un lungo e dettagliato articolo la storia di quella che ha definito “la più grande bufala di Wikipedia”: e cioè l’esistenza all’interno del campo di concentramento di Varsavia (il Konzentrationslager Warschau) di un campo di sterminio dove sarebbero stati assassinati migliaia di polacchi (200 mila, si dice). Il luogo di questo campo, vicino alla stazione ferroviaria di Warszawa Zachodnia, è meta di pellegrinaggio e vi si tengono periodiche cerimonie di commemorazione. Il problema, scrive Haaretz, è che lì non è mai esistito alcun campo di sterminio e che non ci sono prove storiche dell’esistenza di camere a gas a Varsavia. E dunque? La complessa operazione che ha portato alla diffusione di queste false notizie, si dice nell’articolo, ha a che fare con la propaganda dell’estrema destra polacca, con la volontà di minimizzare l’Olocausto e di dare rilevanza al cosiddetto Polocausto. Al fatto cioè che anche i polacchi furono vittime del nazismo: tanto quanto gli ebrei.
L’esistenza di una camera a gas a Varsavia e il numero delle persone che vi sarebbero morte sono informazioni che sono circolate per circa quindici anni nella pagina di Wikipedia in lingua inglese sul “campo di concentramento di Varsavia”. La pagina è stata poi tradotta in varie lingue, e frammenti di quelle informazioni sono finite in altre voci di Wikipedia su argomenti correlati, addirittura negli articoli principali dell’enciclopedia dedicati all’Olocausto dove, per anni, il Konzentrationslager Warschau è stato accostato a campi come Auschwitz.
La prima fonte di tutte queste false notizie sembra essere stata la giudice Maria Trzcińska, che negli anni Settanta lavorò per la Commissione del governo comunista che indagava i crimini nazisti in Polonia. Secondo Trzcińska il tunnel della strada Józef Bem, vicino alla stazione ferroviaria di Warszawa Zachodnia, a Varsavia, era stato utilizzato come una gigantesca camera a gas. La tesi, a seguito di una serie di indagini fatte dall’Istituto nazionale per la memoria (l’IPN, creato nel paese dopo la caduta del regime comunista) è stata completamente smontata e si è scoperto ad esempio che i pozzi di ventilazione (una delle presunte e fondamentali prove per sostenere la storia della camera a gas) erano stati installati solo negli anni Settanta.
La persona che per prima ha scoperto l’operazione di revisionismo storico in atto è un editore israeliano soprannominato Icewhiz, che si è rifiutato di essere identificato con il suo vero nome, ma che ha accettato di parlare con Haaretz. Icewhiz ha già riscritto la pagina in lingua inglese dedicata al “Warsaw concentration camp” ma ha anche spiegato che questo non è sufficiente, poiché la voce principale «è solo la punta di un iceberg» (la stessa pagina italiana sulla questione è piuttosto cauta e ambigua). Icewhiz pensa che un gruppo di redattori di Wikipedia stiano portando avanti uno sforzo sistematico per manipolare centinaia di articoli relativi alla Polonia e all’Olocausto. Questo gruppo, dice, è composto da espatriati polacchi che fanno riferimento al nazionalismo e all’estrema destra del paese.
Haaretz si chiede innanzitutto come sia stato possibile che su Wikipedia sia potuta essere pubblicata, per anni e fino alla revisione fatta all’inizio di quest’anno, la notizia falsa sull’esistenza di un campo di sterminio a Varsavia. E dice che per le versioni locali dell’enciclopedia, in particolare quelle legate a lingue parlate solo in un paese (come l’ebraico o il polacco), è attivo un gruppo di editor ristretto: e quindi è maggiore la possibilità che vengano commessi degli errori, intenzionali o no, o che comunque le pagine riflettano la narrazione predominante di quegli stessi paesi. Nella storia conta poi il fatto che sebbene a Varsavia non ci fosse un campo di sterminio, c’era sicuramente un campo di concentramento. La bufala sulla camera a gas e sul bilancio delle vittime «sono riusciti a sopravvivere a Wikipedia perché erano indissolubilmente intrecciati con fatti storici reali riguardanti il campo di concentramento di Varsavia».
Diversi studiosi hanno spiegato che il rilancio dell’esistenza di un campo di sterminio a Varsavia è avvenuto all’interno degli ambienti nazionalisti, all’inizio degli anni Novanta. Il numero delle 200mila persone morte è poi significativo per individuare le motivazioni finali di questo rilancio: circa 200mila polacchi furono effettivamente uccisi durante la rivolta del 1944. L’aggiunta di altri 200 mila morti avrebbe portato il bilancio delle vittime a 400 mila, un numero quasi identico a quello degli ebrei che furono assassinati nel ghetto. «Tirando fuori dal nulla altre 200 mila vittime», ha spiegato Havi Dreifuss, docente all’università di Tel Aviv ed esperta di storia dell’Olocausto, «stanno cercando di equiparare quello che è successo agli ebrei durante l’Olocausto a quello che è successo ai polacchi durante l’Olocausto». Con l’obiettivo di minimizzare l’Olocausto stesso ed esagerare il cosiddetto Polocausto, termine usato per descrivere l’omicidio di massa di polacchi non ebrei da parte dei nazisti.
La narrazione revisionista sostiene che la popolazione polacca in generale – e non solo la popolazione ebraica del paese – fu tra le principali vittime dell’occupazione nazista. Fanno parte del tentativo anche gli sforzi per aumentare la stima del numero di polacchi morti durante il cosiddetto Polocausto, per ridurre al minimo il numero di ebrei morti durante l’Olocausto e per alterare, in generale, diversi eventi storici. Nell’articolo su Wikipedia in inglese dedicato alla rivolta del ghetto di Varsavia, del 1943, si dice ad esempio che le forze che si opposero ai tedeschi furono quattro e che lo fecero alla pari (due gruppi di resistenza polacca e due gruppi di resistenza ebraica). Ma non è vero, ha spiegato ad Haaretz Dreifuss: «Le organizzazioni ebraiche hanno guidato i combattimenti, mentre i gruppi polacchi hanno svolto un ruolo estremamente marginale». Per anni, poi, su Wikipedia, diversi episodi storicamente dimostrati sull’uccisione di ebrei polacchi da parte di polacchi non ebrei (come il pogrom di Radzilow o quello di Jedwabne del luglio 1941) sono stati raccontati in modo distorto per negare la complicità polacca nei massacri (si affermavap ad esempio che quegli ebrei erano sì stati uccisi, ma dalle forze paramilitari naziste). Altre pagine sono state modificate nel tempo per enfatizzare il salvataggio eroico degli ebrei da parte dei polacchi e per offuscare, ancora una volta, qualsiasi altro aspetto negativo.
Sulla scia di un crescente nazionalismo che condiziona ormai da diverso tempo la politica della Polonia, anche il governo del paese ha cercato di ridimensionare il collaborazionismo con i nazisti e le responsabilità dei crimini compiuti dai polacchi durante la guerra, per esempio ad Auschwitz. Lo scorso febbraio, il parlamento ha approvato una legge che vieta di accusare la Polonia di complicità nell’Olocausto e di riferirsi ai campi di concentramento nazisti in Polonia come “polacchi”. La legge ha anche cambiato il ruolo dell’IPN, includendo nei suoi obiettivi la protezione del buon nome della nazione polacca. E mentre tutta questa nuova narrativa revisionista non è riuscita a trovare spazio nel mondo accademico o nei media fuori dal paese, su Wikipedia ha prosperato e per Dreifuss meriterebbe «di essere studiata».
L’articolo di Haaretz è stato messo insieme grazie ai racconti fatti da Icewhiz che da tempo è in aperto contrasto con quel gruppo di autori che accusa di revisionismo all’interno di Wikipedia. «Sebbene Icewhiz si sia guadagnato una cattiva reputazione su Wikipedia» (a causa di una sua posizione pro-Israele piuttosto aggressiva) le sue denunce «non sono infondate: nel 2009 WikiLeaks (che non è collegato a Wikipedia) ha pubblicato una serie di email rivelando l’esistenza di un gruppo di redattori di Wikipedia provenienti da nazioni dell’Europa orientale che stavano coordinando le loro azioni e lavorando insieme per piegare i contenuti e portare avanti una linea nazionalista». Un membro di questo gruppo ha anche fatto riferimento alla necessità di sviluppare un “piano” per creare utenti falsi, ottenere voti e manipolare le elezioni interne per farsi eleggere in posizioni chiave all’interno dei meccanismi di supervisione di Wikipedia. Molti di questi autori sono comunque tuttora attivi su Wikipedia, mentre Icewhiz è stato isolato e gli è stato vietato di modificare qualsiasi articolo relativo alla Polonia e all’Olocausto. Al di là della vicenda personale di Icewhiz, conclude Haaretz, ora la comunità di Wikipedia dovrà decidere se riconoscere oppure no la storia sul campo di concentramento di Varsavia come la bufala più antica della storia dell’enciclopedia.