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  • Giovedì 3 ottobre 2019

Nel frattempo, in Ucraina

Mentre il paese è tornato sui giornali di tutto il mondo per via del caso Trump, il nuovo presidente ha trovato un contestato accordo per provare a chiudere la guerra con i filorussi

Un soldato ucraino vicino a Donetsk (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
Un soldato ucraino vicino a Donetsk (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

Martedì il governo dell’Ucraina – tornato sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo per via della famosa telefonata di Trump – ha trovato un accordo con i separatisti filorussi, la Russia e l’OSCE, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, per organizzare delle elezioni in Ucraina orientale, nei territori occupati dai separatisti filorussi in cui da cinque anni si combatte una guerra a intensità variabile con il coinvolgimento politico, economico e militare della Russia. L’accordo, raggiunto a Minsk, in Bielorussia, è stato voluto dal nuovo presidente ucraino Volodymyr Zelensky, eletto a larghissima maggioranza lo scorso aprile: Zelensky aveva promesso di risolvere la crisi in Ucraina orientale e di mettere fine alle violenze.

Il piano per le elezioni, che si terranno nelle due regioni di Donetsk e Luhansk, è piuttosto complicato e non è ancora definitivo. È basato sulla cosiddetta “formula Steinmeier”, che prende il nome da Frank-Walter Steinmeier, ex ministro degli Esteri tedesco che nel 2016 fece una proposta precisa per riportare la pace in Ucraina orientale: tenere elezioni libere e democratiche seguendo le regole stabilite dalla legge ucraina, con la supervisione dell’OSCE, e in cambio concedere ai separatisti un qualche tipo di autogoverno.

Zelensky ha detto che le elezioni potranno tenersi però solo dopo che saranno soddisfatte due condizioni: che tutte le «truppe» avranno lasciato le regioni di Donetsk e Luhansk, e che l’Ucraina avrà riacquistato la sovranità sul confine tra le due regioni e la Russia, che oggi è sotto il controllo dei separatisti filorussi. Le due condizioni rivendicate da Zelensky sembrano far pensare che l’intesa non includa ancora diversi dettagli su cui potrebbero esserci disaccordi tra le parti.

Nonostante fosse stata proposta per la prima volta nel 2016, la “formula Steinmeier” non era mai stata accettata dal precedente presidente ucraino, Petro Poroshenko, che la considerava una sostanziale sconfitta dell’Ucraina. La concessione dell’autogoverno alle regioni di Donetsk e Luhansk sarebbe infatti una legittimazione importante per i separatisti filorussi che combattono per staccarsi dall’Ucraina, e darebbe loro molti più strumenti per poter decidere del proprio destino. Un ex negoziatore ucraino rimasto anonimo e citato da BBC ha detto che l’accordo è «un passo verso la guerra, non verso la pace», e altrettanto critici sono diversi partiti di opposizione, che vedono le elezioni come una concessione troppo grande ai separatisti.

Al di là di tutto, l’accordo raggiunto martedì a Minsk, ha scritto il Financial Times, ha aperto la strada per il primo colloquio diretto tra Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin. I due si dovrebbero incontrare presto insieme al presidente francese Emmanuel Macron e alla cancelliera tedesca Angela Merkel, due leader che fin dai primi colloqui di pace sull’Ucraina avevano cercato di mediare tra le parti. Tra le cose che dovranno essere definite in successivi incontri non ci sono solo le questioni ancora aperte sul ritiro di tutte le truppe e sul controllo del confine tra Ucraina orientale e Russia – entrambi punti sollevati martedì da Zelensky – ma anche un’eventuale fine delle violenze.

Come ha detto Thomas Greminger, segretario generale dell’OSCE, l’accordo «è politicamente molto importante», ma è solo un primo passo: «Non significa pace, per quella abbiamo bisogno di un cessate il fuoco», quindi di un accordo separato.

Grandi parti delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk finirono sotto il controllo dei separatisti filorussi nel 2014, dopo che la Russia aveva invaso, occupato e poi annesso la Crimea, sottraendola al controllo ucraino. Da allora si cominciò a combattere una guerra tra separatisti ed esercito ucraino che finora ha provocato 13 mila morti, 40mila feriti e circa 1,5 milioni di profughi. Da diverso tempo l’intensità degli scontri si è ridotta di parecchio, e il presidente Zelensky sembra intenzionato a provare a mettere fine alla guerra, invece che alzare nuovamente la tensione.